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Aggressioni a tutte le ore del giorno

Spaccio e violenza in stazione, l’ufficio Atv rischia la chiusura: «Un vigilante non basta, le autorità intervengano»

I dipendenti: «Ogni giorno furti, risse e aggressioni. Clima intollerabile». Zaninelli: «Prima viene l’incolumità di clienti e addetti»
L'ufficio di Atv e controlli della polizia in piazzale XXV Aprile
L'ufficio di Atv e controlli della polizia in piazzale XXV Aprile
L'ufficio di Atv e controlli della polizia in piazzale XXV Aprile
L'ufficio di Atv e controlli della polizia in piazzale XXV Aprile

«Marijuana, marijuana!». La voce nitida e chiara attraversa il corridoio della stazione. Il ragazzo offre i suoi «prodotti» ai passanti e ai clienti più o meno affezionati come fossero pomodori a un mercato di quartiere.

Casba di Porta Nuova, pardon, atrio della stazione di Porta Nuova: una scena frequente in un mattino qualsiasi. Lo spaccio è uno dei fili conduttori della giornata. Gli altri sono le risse, le violenze e i furti.

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Tutto si concentra in una manciata di metri quadrati proprio di fronte alla biglietteria dell’Atv dove lavorano una decina di addetti dell’azienda condannati a convivere con ansia, paura e scene nel migliore dei casi poco edificanti.

La lettera all’azienda

Dopo mesi di questa solfa sono talmente esasperati che hanno deciso di scrivere all’azienda chiedendo un intervento per «risolvere il problema e garantire la nostra incolumità». Una denuncia, ma ancor di più un appello disperato in cui si mescolano la rabbia, il timore, il disagio, ma anche la preoccupazione per i clienti, per i passanti, per le donne e le ragazze sole che finiscono ogni giorno per essere molestate.

Una relazione dettagliata arrivata sul tavolo dell’azienda che ha convinto il direttore generale, Stefano Zaninelli, a minacciare addirittura la chiusura dello sportello se non si trova una soluzione in tempi rapidi.

Quella terra di nessuno davanti alla biglietteria è, in realtà, di qualcuno. Dei soliti, dice chi frequenta la zona: una ventina di ragazzi di origini nordafricane che ne hanno fatto il loro «ufficio» dal mattino alla sera. «Spacciano, fumano , bevono alcolici e commettono un numero impressionante di atti illeciti, aggressioni e risse», scrivono i dipendenti Atv.

Numeri impressionanti

Le vittime sono decine. «Ogni giorno entrano almeno tre persone che lamentano di essere state derubate». Una delle ultime una signora a cui era appena stato rubato il cellulare che è entrata piangendo chiedendo aiuto. Il giorno prima in un acceso duello in stile far west due gruppi di nordafricani antagonisti si erano picchiati con calci e pugni. Stesso copione alcuni giorni prima, ma la rissa in quel caso era andata avanti per due ore. E alla fine i cocci, letteralmente parlando, li ha raccolti uno dei dipendenti mentre i ragazzi lo prendevano pure in giro.

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Ragazze spaventate soccorse e tranquillizzate, avventori che vogliono rinnovare l’abbonamento senza avere soldi abbastanza, spray al peperoncino lanciato come coriandoli fuori dalla porta dell’Atv con la conseguenza che metà dipendenti ha finito per intossicarsi.

Un’escalation senza limiti: il vigilante non basta

E oltre al danno c’è pure la beffa. Perché gli addetti si sentono anche apostrofare da alcuni clienti con frasi del tipo: «Ma non vedete che qui fuori spacciano? Non potete avvisare la polizia?».

La polizia fa quel che può. «Abbiamo meso anche un vigilante fisso», spiega Zaninelli, «ma da solo serve a poco e noi non possiamo permetterci di metterne dieci. Ma qualcosa bisogna fare».

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Chiusura e alternative: ipotesi presidio fisso delle forze dell'ordine

Il direttore è determinato e anche un bel po’ arrabbiato: «Se va avanti così chiudiamo. Dobbiamo garantire l’incolumità dei nostri operatori, ma anche dei clienti. Molti di loro arrivano con il denaro contante per pagare gli abbonamenti, non possiamo permettere che vengano aggrediti».

Cosa fare per scongiurare la chiusura? «Tocca alle autorità preposte decidere». L’ipotesi è il presidio fisso di forze dell’ordine. Ma agenti e militari andrebbero distolti da altri servizi e con i chiari di luna negli organici di questura e Arma è una soluzione difficile da ipotizzare.

Ma qualcosa, dicono all’Atv, andrà fatto. Che poi finisce che si corre ai ripari quando ormai è troppo tardi. 

Roberto Vacchini

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