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Ospedale della Donna e del Bambino

Citrobacter, l'ospedale: «I bambini stanno tutti bene, un solo positivo ma non infetto. Niente allarmismi»

di Camilla Ferro
A borgo trento erano stati bloccati per precauzione i parti pretermine
Borgo Trento: nel 2020 fu chiusa la Maternità per 4 mesi per opere di bonifica da Citrobacter
Borgo Trento: nel 2020 fu chiusa la Maternità per 4 mesi per opere di bonifica da Citrobacter
Borgo Trento: nel 2020 fu chiusa la Maternità per 4 mesi per opere di bonifica da Citrobacter
Borgo Trento: nel 2020 fu chiusa la Maternità per 4 mesi per opere di bonifica da Citrobacter

Aggiornamento 7 maggio

«Tutti i nuovi screening effettuati sui bambini attualmente ricoverati in Terapia intensiva neonatale hanno confermato che non ci sono state altre colonizzazioni da Citrobacter koseri».

Così in un comunicato stampa l'Azienda Ospedaliera Integrata di Verona dopo i tre casi di citrobacter che rischiavano di far tornare l'incubo di quattro anni fa per il quale è in corso un processo.

«Dei nove neonati solo uno resta positivo», prosegue la nota, «ma non infetto quindi sta bene. Nessun bambino prematuro ricoverato in TIN è infetto. Proseguono le misure di sorveglianza e di isolamento, che hanno consentito da venerdì di isolare la colonizzazione (neonati postivi al tampone) e impedire l’infezione (l’insorgere della malattia)»

Il professor Massimo Piergiuseppe Franchi, direttore Dipartimento Materno infantile, specifica: «Qui nessun bambino è infetto ma solo un bambino colonizzato, nessuno è ammalato infatti abbiamo bambini sani, in ottime condizioni. Quindi, da questo punto di vista, i rischi seppur teorici sono estremamente limitati. Sono state adottate tutte le misure atte a evitare una situazione di rischio e in via prudenziale accettiamo le gestanti dalla 34° settimana perché i bambini che nascono non prematuri non corrono rischi. Come è noto, la trasmissione del batterio, che vive nell’intestino, può avvenire per via verticale, cioè dalla mamma al bambino al momento del parto, oppure per via orizzontale per contatto. Stiamo proseguendo tutte le indagini, compresa quella genomica per capire se è lo stesso ceppo di Citrobacter koseri di quattro anni fa»

E puntualizza: «Voglio mettere in guardia da certi allarmismi e invito a restare ai fatti, e cioè che non c’è epidemia e nemmeno infezione. Le facili soluzioni di chi non ha niente a che fare con l’ospedale e suggerisce di smantellare tutto o che il germe è sempre stato qui, vuol dire che non conosce la situazione ma soprattutto fa un danno alle signore gravide che sono ricoverate e procura inutili allarmi».

 

Aggiornamento 6 maggio

Dichiarazioni dr Brizzi

«I risultati delle indagini sui tre neonati prematuri risultati colonizzati il pomeriggio di venerdì 3 maggio dal batterio hanno ridimensionato l’allerta. Un neonato è stato già dimesso a casa in buone condizioni, un secondo si è negativizzato e solo uno risulta ancora positivo ma senza segni di infezione, quindi sta bene». Inizia così il comunicato ufficiale dell'Azienda Universitaria Ospedaliera Integrata sui recentissimi casi di citrobacter segnalati nell'unità intensiva neonatale.

L’allerta, spiega l'ospedale, era scattata venerdì quando il sistema di sorveglianza attivo con screening H24, per ingressi e degenti in Terapia intensiva neonatale, grazie al test avanzato utilizzato per la ricerca di Citrobacter koseri ha segnalato un risultato anomalo, per la prima volta dopo 4 anni.

Scattati i protocolli di isolamento

L'ospedale conferma l'avvio di rigidi protocolli e la sospensione  ricoveri delle gravide al di sotto della 33° settimana di gestazione, poiché i nati prematuri necessitano nella maggior parte dei casi di ricovero in TIN.

«Non è attualmente possibile stabilire se il batterio individuato sia dello stesso ceppo di 4 anni fa, in quanto l’indagine genomica predisposta richiede tempi più lunghi», precisa Aoui. «Inoltre, a completezza di informazione, si sottolinea che l’acqua distribuita nell’ospedale è sicura perché sottoposta a controlli sistematici e tutti i punti acqua a cui sono esposti i pazienti sono dotati di filtri anti-batteri».

Aoui precisa anche che le disposizioni attive per la TIN non interessano i parti a termine. Il Pronto soccorso ostetrico ginecologico infatti rimane attivo per le emergenze urgenze in gravidanza a qualsiasi epoca gestazionale e per tutte le gravidanze con epoca superiore alla 34° settimana. Inoltre è stato attivato il servizio di trasporto in ambulanza per le partorienti pretermine già ricoverate per le quali i clinici ritengano il trasferimento in altre strutture venete fattibile in sicurezza.

Dottor Luca Brizzi, direttore UOC Funzioni igienico sanitarie e Prevenzione dei rischi spiega: «Si tratta di un microrganismo ubiquitario, basti pensare che un organismo sano convive con almeno due milioni di batteri senza che questo crei problemi di salute. Ovviamente questo non vale per i soggetti fragili come, ad esempio, i neonati prematuri che hanno un sistema immunitario fragile – sottolinea il dottor Brizzi -. Per questo motivo, il governo del rischio infettivo nella nostra Terapia intensiva è quotidianamente altissimo, come ha dimostrato la tempestiva individuazione del primo caso anomalo. È quindi seguita l’immediata attivazione di un protocollo straordinario, e come prassi aziendale la Direzione generale ha prontamente attivato una task force dedicata attiva H24».   

 

 


Maternità di Borgo Trento, torna l'incubo citrobacter

5 maggio. La e-mail, strettamente riservata, è partita sabato sera (4 maggio) dalla direzione medica dell’Azienda Ospedaliera. E l’oggetto della comunicazione urgente, indirizzata ai vertici del Dipartimento Materno-Infantile dell’Aoui, non può non rievocare la tragedia del Citrobacter: «Terapia intensiva neonatale - temporanea interruzione degli accoglimenti».

Il terribile batterio stavolta non è mai nominato. Ma è questo il motivo? Un germe è stato trovato, e c’è chi afferma dalla Maternità di Borgo Trento che sarebbe lo stesso che tra il 2018 e il 2020 ha infettato 103 neonati prematuri, causando la morte di 4 e provocando disabilità in altri 6.

I risultati delle analisi, comunque, arriveranno domani, 6 maggio.

Tre piccoli positivi

Sarebbero tre i piccoli risultati positivi allo screening eseguito nei giorni scorsi: infettati ma senza aver sviluppato patologie potenzialmente mortali in soggetti col sistema immunitario indebolito, come appunto i prematuri.

Stop ai parti pretermine

«Preso atto dei dati comunicati dalla Microbiologia relativamente agli isolamenti batterici nei ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale», hanno comunicato sabato sera i direttori medici Giovanna Ghirlanda e Luca Brizzi, «alla luce della proposta della Commissione Infezioni Ospedaliere si rende necessario sospendere temporaneamente l’accoglimento di donne in gravidanza al di sotto della 33esima settimana essendo candidate a partorire un neonato prematuro/gravemente prematuro».

È stato quindi deciso (e questo è positivo rispetto al mancato tempismo con cui invece si intervenne anni fa, tanto che poi la Procura aprì un fascicolo avviando il procedimento penale oggi in fase di udienza preliminare, con sette tra dottori e manager imputati per colpa medica) di mandare a partorire in altri ospedali donne all’ottavo mese di gestazione e quelle ancora più anticipatarie.

«Il provvedimento», scrivono i due direttori, «ha l’obiettivo di assumere un atteggiamento conservativo in merito all’accoglimento dei pazienti in Tin e potrà essere rivalutato alla luce di ulteriori informazioni sui nuovi referti disponibili lunedì (oggi per chi legge)».

Un deja vu?

L’iter che la direzione ospedaliera ha adottato in queste ore è lo stesso che nel giugno del 2020 aveva spinto a chiudere la maternità. Solo che allora, per la bonifica del reparto durante la quale si scoprì che il Citrobacter si annidava nei rubinetti della Tin, ci vollero ben quattro mesi.

A parte il dolore di chi aveva perso i propri figli e di chi s’era ritrovato ad averli con gravi handicap, sembrava «tutto a posto».

Evidentemente, se anche oggi di Citrobacter si trattasse, non è così. L’Azienda ospedaliera, attraverso il professor Massimo Franchi, direttore del Materno Infantile, spiega che «è una sospensione temporanea perchè i neonati al di sotto delle 33 settimane di gestazione necessitano nella maggior parte dei casi di ricovero in Terapia Intensiva Neonatale. Il pronto soccorso ostetrico ginecologico rimane attivo per le emergenze urgenze a qualsiasi epoca gestazionale e per tutte le gravidanze con epoca superiore alla 34esima settimana. Nel corso dei normali controlli di screening eseguiti in tutti i neonati», continua il ginecologo, «è emersa la presenza di germi potenzialmente patologici in quelli ricoverati in Tin: siamo in attesa degli esiti degli ulteriori accertamenti per approfondire la natura delle anomalie. Da questo punto di vista», garantisce, «non ci sono evidenze di problemi clinici per i bimbi ricoverati».

Le reazioni

Per il professor Ercole Concia, già direttore dell’Unità di Malattie infettive dell’Aoui, «il quadro è molto preoccupante. Aver deciso di impedire alle donne sotto la 33esima settimana di mettere al mondo i propri bimbi a Borgo Trento», spiega, «è una buona cosa, perchè significa che ora gli screening funzionano. C’è però un’altra riflessione da fare», continua lo specialista, «e cioè che se oggi, con tre neonati colonizzati, l’azienda ha deciso di intervenire preventivamente, al tempo non lo fece: il grandissimo ritardo con cui mise in atto azioni di salvaguardia portarono a un bilancio drammatico tra decessi e danni irreversibili».

Concia non ha dubbi: «Se confermeranno che è Citrobacter, vuol dire che la vera sorgente non è stata mai identificata e allora bisogna smantellare il reparto, letteralmente, perchè non si può mettere a rischio la vita di altri neonati».

Dello stesso parere anche Anna Maria Bigon (Pd) consigliera regionale della Commissione sanità: «Mi auguro che l'intervento di sospensione sia il più tempestivo possibile. In caso di conferma del batterio killer, la Regione dovrà prendere immediati provvedimenti sulla struttura in quanto, anche se di nuova costruzione, non vale la messa a rischio di un solo bambino: se c'è da demolire si demolisca attivando un'altra Tin nel territorio dell’Ulss 9».

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La rabbia delle vittime

«Un dolore enorme e una rabbia senza fine», sbotta Francesca Frezza, la mamma della piccola Nina uccisa dal Citrobacter nel maggio del 2019. «Se oggi l’ospedale ha preso una simile decisione, significa forse che quel maledetto batterio non è mai stato debellato? Mi chiedo: la mia bimba e tutti gli altri neonati si sarebbero potuti salvare se, 5 anni fa, si fossero presi tempestivamente analoghi provvedimenti? Se l’ospedale fosse stato chiuso e bonificato per tempo si sarebbero potute salvare molte piccole vite. Adesso, una volta per tutte, chi di dovere decida di fare finalmente la cosa giusta, senza se e senza ma».

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