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appello per terminare la ristrutturazione

Nuova sede del Soccorso Alpino, manca l'ultimo miglio: «Stavolta siamo noi a chiedere aiuto»

di Paolo Mozzo
La stazione di Verona ospite al Mountain Film Festival: «Dateci una mano per ultimare la nostra base operativa». Gli spazi sono quelli dell’ex scuola americana di Lungadige Attiraglio, a ridosso dell’eliporto del «118 verona Emergenza». Ma la ristrutturazione non è completa, soprattutto per la parte esterna, l’area di ricovero dei mezzi d’intervento
La rappresentanza del Cnsas-Cai in Gran Guardia (foto Mozzo) e, a destra, un intervento di soccorso in montagna
La rappresentanza del Cnsas-Cai in Gran Guardia (foto Mozzo) e, a destra, un intervento di soccorso in montagna
La rappresentanza del Cnsas-Cai in Gran Guardia (foto Mozzo) e, a destra, un intervento di soccorso in montagna
La rappresentanza del Cnsas-Cai in Gran Guardia (foto Mozzo) e, a destra, un intervento di soccorso in montagna

Settanta, cinquantadue, trenta. Settanta gli anni del Corpo nazionale di Soccorso alpino e speleologico del Cai, cinquantadue l’età della stazione veronese, trenta le donne e gli uomini, tutti volontari, pronti ad intervenire. Per tentare la quaterna va aggiunto il 13, inteso come le migliaia di euro raccolte dalle otto sezioni e dalle quattro sottosezioni del Club Alpino Italiano sparse sul territorio provinciale.

Sforzo necessario per scalare insieme gli ultimi metri (finanziari) che separano la squadra dall’avere una base pienamente funzionale. È servito l’impegno di due amministrazioni veronese, Sboarina e Tommasi, per conquistare gli spazi all’ex scuola americana di Lungadige Attiraglio, in città, a ridosso dell’eliporto del «118 verona Emergenza». Ma la ristrutturazione non è completa, soprattutto per la parte esterna, l’area di ricovero dei mezzi d’intervento.

Giubbe rosse

Ottava edizione del Verona Film Festival, la rassegna che attira gli amanti delle «terre alte». All’ingresso, una cassetta: «Contributo per la nuova base del Soccorso alpino di Verona». Tre sere per chiedere «per una volta noi, un aiuto». Ospiti sul palco del direttore della manifestazione, Roberto Gualdi, Alberto Corà, capo stazione, Roberto Morandi, vice delegato del Cnsas per l’«undicesima» (Prealpi venete) ripercorrono mezzo secolo di missioni in montagna «sempre da volontari ma, alla luce dell’aumentata frequentazione ed all’evoluzione delle tecniche, con un impegno che si può definire professionale». Masticando amaro quando tocca riportare giù qualcuno che non si poteva salvare.

«È bastata una telefonata per creare la rete, in tutta la provincia», spiega Antonio Guerreschi, presidente della sezione Cai di Verona. «Quanto raccolto non basta, ma ci arriveremo», promette.

Interventi salvavita, ma per fortuna la tendenza è in calo

Novantacinque interventi nel 2022, 80 nel 2023. «Quest’anno siamo, per ora, a sette: sappiamo che ve ne saranno altri ma speriamo anche che la tendenza ad un calo sia confermata», descrive il capo stazione Corà.

La quasi totalità delle persone portate in salvo non è associata al Cai. «E questo», aggiunge, «la dice lunga su ciò che il Club rappresenta quanto a formazione e prevenzione».

«Lo stemma sulle nostre giacche è per sempre, dal Soccorso non si esce mai...», ribadisce Roberto Morandi. Altri giovani, donne e uomini innamorati della montagna, si avvicineranno per «mettersi a servizio». Di una squadra che ormai integra specialisti sia per la parte «speleo» che alpina.

Guerreschi mette in campo l’ironia: «Loro, questi volontari, sono un investimento su noi stessi. Anche se il migliore augurio per tutti è non doverli allertare, sperare che abbiano tanti momenti di noia nei locali della base». Difficile dargli torto.

Per donazioni: Conto Banca Valsabbina - filiale Verona Viale del lavoro; Causale: Soccorso alpino e speleologico veneto Odv-Ets; Conto:000000004629; Iban: IT24M0511611700000000004629

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