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Aggressione in pieno giorno

Giovane pestato e rapinato in Bra da una baby gang per un monopattino. Due ragazze arrestate

soccorso Carabinieri e operatori Suem confortano il ragazzo aggredito (Marchiori)
soccorso Carabinieri e operatori Suem confortano il ragazzo aggredito (Marchiori)
Testimone dell' aggressione (Marchiori)

AGGIORNAMENTO:

Due presunte responsabili dell'aggressione di ieri in via Roma sono state arrestate, hanno 15 anni.

 

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Camminava, all’imbocco di via Roma, spingendo a mano il suo monopattino. Senza rendersene conto, si è visto accerchiato da un gruppo di coetanei, tutti all’apparenza minorenni, che in un lampo sono entrati in azione nonostante alle 18.30 piazza Bra e quel tratto di strada pedonale davanti alla Gelateria Savoia fossero, anche ieri, piene di gente: tanti turisti, tanti veronesi all’uscita dal lavoro, tante mamme a passeggio con i bambini, tanti ragazzi in giro per l’aperitivo con gli amici.

L’agguato. La banda, composta da 5-6 elementi - una di quelle che negli ultimi tempi hanno commesso furti, rapine e aggressioni nel triangolo tra la Gran Guardia, McDonald’s e Volto San Luca? - ha affiancato il ragazzo e gli ha sfilato da sotto le mani il monopattino. Lui, straniero, ha cercato di opporre resistenza ed è iniziata la discussione a voce alta, sono arrivate le prime spinte, gli insulti, le urla e poi le botte. L’hanno colpito con sberle e pugni in testa. Quasi tutti della banda, poi, se la sono svignata con il «bottino» mentre sul posto, a chiudere la faccenda, è rimasta una giovane scatenata, veronese doc diranno poi i testimoni «perché imprecava in dialetto», aiutata da un amico, pure lui straniero, indifferenti al capannello di persone che nel frattempo si era formato attirato dalle grida e da tanta violenza.

Le botte. La vittima, oltre che essere stata rapinata, è stata infatti «sistemata per le feste», tanto che poi gli operatori del 118, chiamati dai carabinieri, hanno ritenuto opportuno trasferirla al Pronto Soccorso di Borgo Trento per «trauma facciale e addominale». Usciva sangue dalla bocca, era in evidente stato di choc, faticava a spiegare ai carabinieri «la cosa assurda che mi è successa». Naturalmente, la ragazza picchiatrice e l’amico, nel parapiglia generale, se la sono data a gambe, facendo perdere ogni traccia, dopo aver aggredito anche un coraggioso signore intervenuto a difendere il malcapitato. «Mi ha picchiato con la stessa scarpa che poco prima aveva usato sulla faccia della vittima», denuncia, «me l’ha data sulla testa, per fortuna sono grande e grosso e non mi ha ferito, ma io una roba così non l’ho mai vista, ho avuto paura, quella non è una ragazzina normale, quella aveva Satana dentro...».

I testimoni. Lui è Fiorenzo Prealta, stava camminando poco lontano da via Roma quando ha assistito alla fase finale di quella che i carabinieri, raccolte le prime informazioni, hanno catalogato come rapina. Ha spiegato di essersi ritrovato dentro ad «una scena da film, con tanta gente che si fermava e stava ferma a guardare, non interveniva, oppure addirittura tirava diritto, mentre quel povero cristo le prendeva di santa ragione», sbotta. «Sono anche cardiopatico», continua, «ma non ci ho pensato un attimo a buttarmi in mezzo per tirarlo via dalla furia di quella giovane scatenata. Quel ragazzino lì», e indica la vittima seduta per terra sul marciapiede sotto al porticato mentre i militari e gli operatori del Suem gli danno la prima assistenza, «mi ha raccontato che prima gli hanno rubato il monopattino e poi le ha prese di santa ragione dalla più violenta di tutta la banda che l’ha riempito di sberle, pugni e calci, dove prendeva prendeva: ecco, io sono arrivato in quel momento lì, quello del pestaggio finale, lei gridava cose blasfeme che neanche il peggiore degli indemoniati arriverebbe a dire, le dava supporto uno di colore, ma la più attiva era lei».

L’intervento. E continua: «Mi sono messo in mezzo per allontanarla, per spingerla via ma s’è girata anche contro di me, mi ha riempito di offese, di minacce, mi è arrivata, come dicevo, una scarpa in testa ma sono riuscito con il telefonino a fotografarla, eh sì, e vorrei tanto conoscere i suoi genitori, dove sono? Mamma e papà di questi bravi ragazzi sanno di avere in casa dei mostri?». Fiorenzo è arrabbiato: «Vorrei tanto che questa brutta storia finisse in tribunale perchè è ora di intervenire, di fare qualcosa contro questa gioventù sbandata che si permette, in pieno giorno, in pieno centro, in mezzo alla gente, di rubare o rapinare, di malmenare il primo che capita, con la faccia tosta di chi si sente invincibile e non si ferma davanti a niente. Ormai non c’è più limite».

E confessa: «Lunedì di Pasquetta sono sceso con l’autobus davanti alla Gran Guardia», sospira, «un gruppo di ragazze mi ha avvicinato, mi hanno sbeffeggiato, volevano di sicuro qualcosa, ho capito che si metteva male e ho chiamato i carabinieri. Le ho avvisate, “andate via perchè arrivano“, e mi hanno lasciato stare. Ma che cosa sta succedendo?».

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Camilla Ferro

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