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Tra passato e futuro

Il tesoro della «Pompei di Verona». Tinè invoca lo Stato: «Intervenga»

Finita la prima fase di restauro degli scavi sotto l’ex cinema Astra
Tiné e Tommasi all'interno degli scavi
Tiné e Tommasi all'interno degli scavi
Sopralluogo del sindaco Tommasi agli scavi del cinema Astra

Un appello per non perdere un patrimonio incredibile. Con un valore storico e culturale enorme, da preservare e offrire a veronesi e turisti. Con l’intervento del governo ma chissà, forse anche del Comune. C’era anche il sindaco Damiano Tommasi ad ammirare le meraviglie della “piccola Pompei scaligera”, la casa romana rinvenuta sotto l’edificio che ospitava il cinema Astra in via Oberdan.

 

Scavi all'ex cinema Astra (Marchiori)

 

«Sarebbe meraviglioso per scolaresche e turisti, magari con tecnologia 3D ad illustrare com’era all’epoca», sembra sognare ad occhi aperti il primo cittadino, curiosissimo di sapere tutto di questi resti incredibili. A spiegarlo in dettaglio c’è Brunella Bruno, responsabile tutela archeologica Verona città della Soprintendenza: l’origine resta incerta, anche se tra le ipotesi più probabili c’è quella che fosse un albergo di lusso. «Allora c’è un precedente a prescindere dal piano Folin», scherza Tommasi con riferimento alla questione degli edifici di via Garibaldi dove dovrebbe sorgere un hotel Marriot a cinque stelle.

 

Rivedere il piano di riutilizzo dell'area

Di sicuro questi ritrovamenti di epoca romana hanno fatto scattare la soglia dell’attenzione sul futuro dell’area. Il rischio, però, è che il progetto di riutilizzo privato dell’Astra, a uso commerciale, passi per il getto di una soletta che separerà lo scavo dal resto dell’immobile. «L’area archeologica sarebbe comunque accessibile scendendo dal lato dell’edificio e non interferirebbe con la parte commerciale, ma con la soletta perderemmo la vista panoramica», aveva dichiarato già durante la visita aperta alla cittadinanza nei giorni scorsi il soprintendente Vincenzo Tinè.

«L’idea originale del proprietario era quella di un’area commerciale su tre piani, ovviamente ha diritto a farlo, in questo modo non ci sarebbe più questo impatto meraviglioso nel vedere tutta l’area. Se il ministero potesse acquisire il piano terra a livello della strada, con una scala si salirebbe sopra ai piani commerciali e così l’area archeologica avrebbe un impatto completamente diverso», continua Tinè specificando come la Soprintendenza ora uscirà temporaneamente di scena per restituire il cantiere alla proprietà privata, che deve avviare i lavori di consolidamento delle fondazioni.

 

Una soletta che annienterebbe la magnificenza dell'area

Il Cinema Astra è, infatti, uno dei tanti casi in cui i resti archeologici, che per loro natura giuridica sono pubblici e appartengono allo Stato, abitano in casa altrui. «La nuova soletta finirebbe per annientare quell’ampia percezione spaziale che è la chiave della straordinaria leggibilità dell’area archeologica. Coperta da un tetto a pochi centimetri dalle creste conservate dei muri, l’area archeologica dell’Astra tornerebbe a essere una delle tante, seppur eccezionale, aree archeologiche da visitare nel piano interrato di un palazzo, convivendo come spesso succede con vani tecnici e cabine impiantistiche e perdendo quella sensazione panoramica che adesso entusiasma», va avanti Tinè.

 

Un patrimonio unico

«Il Cinema Astra è uno straordinario luogo della cultura. La sua valorizzazione va progettata con attenzione strategica prima che il processo di riqualificazione commerciale dell’edificio sia irreversibile, rispettando ed esaltando lo straordinario connubio spaziale, stratigrafico e funzionale tra i resti archeologici e le strutture del vecchio cinematografo. Ancora una volta Verona stupisce per la straordinaria ricchezza del suo patrimonio storico e architettonico», prosegue Tinè.

L’intervento dei restauratori si ferma dopo un primo finanziamento, per arrivare a chiudere il cerchio ed usufruire dell’area archeologica nel modo migliore il costo totale potrebbe essere di circa due milioni di euro. I reperti - non una domus, non un edificio termale, forse una struttura per l’ospitalità, destinata ad accogliere dignitari e ricchi mercanti di passaggio a Verona - avrebbero vissuto lungo varie fasi dell’impero romano, da Augusto fino al IV secolo: si tratta di circa 400 metri quadrati, con ben venti locali, preziosi decori e mosaici.

 

L'incendio che devastò il palazzo

Anche sull’incendio che devastò l’edificio ci sono ipotesi: sull’epoca e sulla natura, quasi certamente comunque dolosa perchè nella stanze non è stato ritrovato nulla, solo una moneta. «C’era già il problema dei fuochi di artificio?», scherza ancora Tommasi prima di tornare serio e immaginare un futuro diverso da quello di area esclusivamente commerciale. «È molto didattico come luogo, adatto a bambini e scolaresche oltre che ai turisti. Quando sono entrato non capivo bene, ora dopo la spiegazione ricevuta sono qui che guardo i reperti immaginando come fossero all’epoca. Usando magari le nuove tecnologie 3D verrebbe fuori qualcosa di meraviglioso, ma un affitto lo possiamo fare?» scherza ancora il primo cittadino ma forse nemmeno troppo.

 

Tutte le forze in campo

«Bisogna intervenire al più presto prima di perdere l’occasione di farlo», riprende il filo del discorso Tinè, «parlando con il proprietario e capire se ci sono gli spazi per un intervento del ministero», già invocato tra l’altro dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi per la questione della vendita della Domus Mercatorum in piazza Erbe. «Ci sono intonaci, pavimenti, mosaici, sistemi di riscaldamento, siamo davanti a qualcosa di meraviglioso. Verona è ricchissima di resti e monumenti archeologici di valore, disseminati in ogni angolo del centro e del suburbio. Sono oltre 40 le aree archeologiche, molte delle quali valorizzate e aperte al pubblico ma l’area dell’Astra sembra avere una marcia in più. Chi un domani vedrà l’Arena poi potrà vedere anche come abitavano i romani, senza aspettare di andare a Pompei lo vedrà nella stessa visita a Verona», continua il Soprintendente scaligero mentre immagina una valorizzazione di un’area unica.

Magari con l’appoggio del sindaco Tommasi, pronto a cercare una soluzione coinvolgendo anche il Comune. La strada forse è tracciata. Non sarà facile, perchè il privato per forza di cose cerca un ritorno economico. Ma le vie forse ci sono. «L’intervento del ministero ma anche sponsorizzazioni, affitti e altre forme ancora, dobbiamo provare a fare di tutto, questa “piccola Pompei” va valorizzata al meglio».

Luca Mazzara

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