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Il ricordo di Queen Elizabeth

Gli studenti e quelle lettere alla Regina. E quella volta che accolse due agricoltori veronesi

Negli anni Elisabetta ha risposto ad alcuni giovani veronesi che le avevano scritto. Nel 1960 accolse due agricoltori che avevano protetto dei soldati inglesi
La regione Elisabetta e Giulia con la lettera ricevuta dalla monarca
La regione Elisabetta e Giulia con la lettera ricevuta dalla monarca
La regione Elisabetta e Giulia con la lettera ricevuta dalla monarca
La regione Elisabetta e Giulia con la lettera ricevuta dalla monarca

Cerca di spiegarlo al fratellino di 4 anni: «È morta la regina», dice. Ma il piccolo non capisce quella che per lei è una notizia surreale e triste: «Sono rimasta scioccata, mi considero in lutto oggi». Giulia Pasqualini, 18 anni, conserva ancora quella lettera scritta su carta pregiata, spedita dal castello di Windsor e approdata nella sua cassetta della posta a Tombazosana, frazione di Ronco all’Adige, cinque anni fa.

La lettera, che l’aveva fatta palpitare di attesa ed esplodere di entusiasmo, era la risposta della regina Elisabetta II a una sua missiva con la quale, appena tredicenne, nell’aprile 2017, Giulia le aveva inviato gli auguri per il suo compleanno. Non pensava che la regina le avrebbe risposto, invece tre mesi dopo arrivò una busta, firmata dalla sua dama di compagnia, Lady in waiting. «La conservo ancora nella tesina della terza media, è il suo posto, lì dove tutto è iniziato. Ogni tanto la guardo e ancora mi sembra impossibile». Pasqualini aveva fatto una tesina sul suo paese per gli esami di terza e aveva raccontato la storia della lettera che aveva scritto in inglese alla regina confidandole le sue curiosità, la sua ammirazione e la speranza di incontrarla.
Queen Elizabeth le aveva fatto rispondere che le sue parole erano giunte gradite, che non avrebbe potuto incontrarla, visto i numerosi impegni, ma che aveva «enormemente apprezzato il gentile messaggio».
Ma giovedì è arrivata, invece, una notizia altrettanto «impossibile», quella della morte, a 96 anni, della regnante che pensavamo infinita. «So che è morta a una buona età, ma è stato uno choc. Avevo appena aperto Google e letto che non stava bene, e dopo cinque minuti ho saputo che era morta. Sono molto rattristata. La ammiro», usa ancora il presente Giulia, che nel frattempo si è diplomata all’alberghiero Medici di Legnago e lavora in pasticceria. «Ha sempre combattuto per tutto e portato a compimento ogni cosa che doveva fare. Mi chiedo come faremo senza di lei. Ne parlavo in famiglia». La giovane vive con i genitori e tre fratelli più piccoli di 4,5 e 12 anni, ai quali potrà spiegare chi era la regina grazie al ricordo su carta che custodisce nella tesina di scuola.

 

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La lettera ai ragazzi di Zevio

E la sua non è l’unica lettera firmata Windsor e giunta nel Veronese. Lo scorso anno gli alunni della terza F delle scuole medie Altichiero, di Zevio, avevano scritto alla regina per porgerle le condoglianze dopo la morte del marito, il principe consorte Filippo di Edimburgo, morto a un soffio dai cento anni nell’aprile 2021. Vestita di nero, sola tra le antiche sedute lignee nell’abbazia di Westminster, l’immagine di «Lilibeth» aveva commosso il mondo. Così i ragazzi le avevano scritto, parlandole anche parlato di Verona, della città di Romeo e Giulietta, e chiedendole se sarebbe venuta.
«Elizabeth R», così si era firmata, aveva risposto a settembre, ringraziando del messaggio e inviando una foto del principe Filippo. La busta era arrivata a scuola, nelle mani della professoressa di inglese, Paola Tonoli, che ha fotografato il cartoncino inviando lo scatto a tutti gli alunni che nel frattempo avevano iniziato le superiori.

 

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Due agricoltori veronesi a Buckingham Palace

Ma il filo dei rapporti tra Verona e la regina non è solo epistolare. Nel luglio 1960, Elizabeth aprì le porte di Buckingham Palace a due agricoltori di Villafranca e Valeggio, Luigi Cordioli e Mario Tabarelli. I due, durante la seconda guerra mondiale, avevano tenuto nascosto in campagna e salvato dai rastrellamenti di fascisti e tedeschi, tre ufficiali inglesi. I militari erano prigionieri ed erano fuggiti dal treno. Li trovò Cordioli con due sue figlie, Amneris e Osanna (quest'ultima coetanea della regina e ultima testimone di quelle vicende, scomparsa nel dicembre scorso), a pochi passi da casa sua a Dossi, vicino a Rosegaferro. Cordioli li portò in campagna, nascondendoli a turno con Tabarelli. Fu una decisione coraggiosa.
Per questo la Royal air force excaping society scelse quel salvataggio per rappresentare tutti coloro che in Italia, durante la guerra, avevano aiutato gli avieri inglesi. Cordioli e Tabarelli, con Gianfranco Ferrari, costituirono la delegazione italiana che, con quella belga, francese, olandese, greca e norvegese, fu accolta dalla regina. Fu insegnato loro il protocollo per l’incontro, il saluto e una regale stretta di mano.
Trascorsero una notte a palazzo e l'indomani strinsero la mano della regina, «una man molesìna», ricordò Cordioli alle figlie. Tornarono con una foto di Elizabeth e del principe consorte. E tuttora sulla tomba di Cordioli, morto nel 1972, e di Tabarelli, nel 1996, campeggia la targa «In memoriam» della Raf, riconoscente fino all’ultimo per quel gesto generoso. Uno dei tre ufficiali venne più volte in visita a Villafranca e Valeggio. 

 

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Maria Vittoria Adami

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