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Due semplici agricoltori alla corte della regina

L’Arena narra il viaggio a Londra
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Il salvataggio dei tre inglesi da parte di Luigi Cordioli e Mario Tabarelli fu scelto dalla Royal air force excaping society per rappresentare tutti coloro che in Italia aiutarono durante la guerra gli aviatori alleati. Cordioli e Tabarelli con Gianfranco Ferrari costituirono la delegazione italiana e, con quelle francese, belga, olandese, greca e norvegese, nel luglio del 1960 furono invitati a Buckingham Palace, dove incontrarono la regina Elisabetta. «La mattina si svegliarono e non trovarono i vestiti in camera», racconta Osanna Cordioli, «e presi dalla paura cominciarono a chiedersi come avrebbero fatto. Invece glieli riportarono lavati, stirati e profumati. Poi andarono al palazzo reale. Passarono tante stanze prima di arrivare dalla regina. Fu spiegato loro, impiegando molto tempo, anche come la dovevano salutare. Al ritorno quando chiedemmo a mio padre com’era la regina, lui, che aveva la mano grossa e indurita dal lavoro, disse solo La g’avea la man molesina!». Cordioli morì nel 1972. Tabarelli più tardi, nel 1996, e riuscì a rivedere Herbert Mann sia nel giugno del 1985, quando l’inglese tornò per salutare Noemi Caliari, vedova di Luigi, allora alla casa Morelli Bugna di Villafranca, sia l’anno dopo in occasione della consegna a Tabarelli della ricompensa per quel gesto: 100 sterline (allora erano 200mila lire). Furono premiati anche il fratello Angelo Tabarelli e la moglie di Angelo Baldi, Emma. M.V.A.

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