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La testimonianza del figlio

Maestra uccisa
dall'ex convivente
Lunedì l'autopsia

di Barbara Bertasi
I carabinieri davanti alla palazzina dell'omicidio
I carabinieri davanti alla palazzina dell'omicidio
I carabinieri davanti alla palazzina dell'omicidio
I carabinieri davanti alla palazzina dell'omicidio

Sarà eseguita lunedì prossimo l’autopsia sul corpo di Alessandra Maffezzoli, la maestra elementare 46enne che l’altra sera è stata uccisa dall’ ex compagno, Jean Luca Falchetto, 53 anni, nella sua casa a Pastrengo. Il pubblico ministero, Valeria Ardito, ha conferito l’incarico per l’esame autoptico che sarà svolto all’ Istituto di Medicina legale del Policlinico di Verona. In particolare, i medici legali dovranno stabilire la sequenza precisa dell’aggressione, ovvero se la donna è stata prima tramortita con un vaso, che le ha fracassato la nuca, e successivamente massacrata con una decina di colpi inferti con un coltello di 30 centimetri.

In Tribunale è stata anche depositata la richiesta per la convalida del fermo, che si terrà nel carcere veronese di Montorio, dove Falchetto è rinchiuso da mercoledì notte. Dopo le prime dichiarazioni rese in stato confusionale ai carabinieri al momento dell’arresto, davanti al pm, l’uomo, assistito dal suo legale, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Intanto i militari della Compagnia di Peschiera hanno proseguito la raccolta delle testimonianze tra i familiari e i conoscenti di Alessandra Maffezzoli per avere un quadro più completo possibile dell’ ambiente in cui è maturato l’omicidio. Le indagini dovranno accertare anche se l’arma del delitto fosse a casa della vittima o se l’assassino l’avesse portata con sè, in quel caso la sua posizione si aggraverebbe con l’accusa di omicidio premeditato. 

 

IL RACCONTO DEL FIGLIO

Che dire... siamo senza parole... Sapevamo che la sua era una relazione difficile, ma una cosa del genere non ce la saremmo mai aspettata».

Sono parole di Alberto Di Pietro, 18 anni, il maggiore dei due figli di Alessandra Maffezzoli, la maestra uccisa dal compagno l’altra notte a Pastrengo. Ieri mattina, ancora incapace di realizzare il fatto, ha ricordato: «Sebbene si fossero allontanati, lui nelle scorse settimane continuava a girarle intorno e a darle fastidio. La mamma aveva trovato l’auto rigata, mi hanno riferito che lui le aveva anche preso e buttato il cellulare a terra».

Ieri Alberto, che lavora in un magazzino a Marciaga di Costermano, era col fratello minore, che ha 17 anni ed è studente, dallo zio Ivano Maffezzoli a Garda. Dove Alessandra era nata e da dove si era trasferita ancora giovane. La voce di Alberto è ferma: «Cerco di non pensare a quanto è accaduto, devo ancora realizzare questo fatto». Quando è avvenuto, era dalla nonna Maria Pia, che ha 65 anni e abita in via Abrile a Garda. «In questo momento abito con lei perché lavoro vicino al lago e ieri sera, quando mi hanno avvertito, sono subito andato a Pastrengo, dove ovviamente non ci hanno lasciato entrare... Da un po’ non vedevo mia madre, però in questi giorni era nervosa: un po’ per questa relazione un po’ per il lavoro. Faceva la maestra e questo per lei era un periodo intenso».

Tutti a Garda sono rimasti attoniti dalla tragedia. È sconvolto Ivano Maffezzoli, zio di Alessandra, da cui giovedì erano appunto i due ragazzi: «Era la figlia unica di mio fratello Alberto, che tutti conoscevano come “Bertino“, ed era nata 7-8 mesi dopo la sua morte in un incidente stradale. Era vissuta prima a Garda, poi aveva conosciuto una persona con cui era andata a stare a Verona. Poi si trasferirono a Costermano dove lui la lasciò nonostante i due figli, che lei ha allevato lavorando come maestra. In seguito ha incontrato questo uomo, di Pesina di Caprino, con cui però non ha mai convissuto. Alcuni mesi fa lo ha lasciato e, da quello che mi ha raccontato un figlio, una decina di giorni fa Alessandra aveva trovato l’auto rigata. Ci ha detto che si era rivolta alle forze dell’ordine. Non sappiamo se fosse poi andata davvero».

Ivano ha vissuto la tragedia da vicino: «Mercoledì sera ero a Bibbiena per una manifestazione fotografica. Mia moglie mi ha chiamato dicendomi di rientrare subito. Non mi ha specificato nulla, ma ho capito che era accaduto qualcosa di grave, drammatico, e che in quel momento c’era bisogno di essere insieme. A casa ho saputo della tragedia, intanto uno dei ragazzi, il minore, che è stato avvertito mentre era fuori, ed abitava un po’ con la mamma e un po’ con la nonna, ora è venuto con noi, dove potrebbe restare. È distrutto, non sa darsi pace. Stamattina (ieri, ndr) abbiamo avvertito la madre di Alessandra e chiamato il medico perché non sta bene». Che dire di questa tragedia? «Era prevista. Un figlio ci aveva messi in guardia perché aveva paura che quell’uomo potesse essere pericoloso anche per noi. Ma noi non temevamo nulla. Non avevamo nulla da spartire con lui. Siamo una famiglia a parte e pensavamo che avesse una protezione. Che tragedia. Siamo distrutti».

Ed è l’ennesimo episodio di femminicidio. A Garda Fiorella Marchiori, 52 anni, impiegata, ricorda: «Alessandra è stata insegnante di uno dei miei figli alle scuole elementari Floreste Malfer. La conoscevo in questa veste e in quella di mamma perché mia figlia era stata a scuola con Alberto. Si è subito ricordata di lei e stamattina mi ha inviato un messaggio di dolore. Del resto», aggiunge Fiorella, «Alessandra era una persona dolcissima, brava nel suo lavoro, disponibile anche come insegnante. Come si può fare del male a una persona così? E pensare», aggiunge, «che ieri sera (mercoledì, ndr), stavo guardando una trasmissione sul femminicidio. Ero rimasta sconvolta e stamattina, quando ho saputo, mi è parsa una terribile coincidenza».

Stefania Pasotti, 45 anni, anche lei segretaria: «Da un po’ non la vedevo, ma la ricordo solo con il sorriso. Era una persona generosa e di cuore, di sensibilità spiccata. Quello che le è successo è impensabile, inspiegabile». La conoscevano in molti a Garda: tanti hanno il suo cognome perché fa parte di quelli degli Antichi Originari.

Aggiunge Anna Maria Maffezzoli, 57 anni: «Non ero sua parente, ma la vedevo spesso qui perché è originaria di Garda. Ho avuto modo di conoscerla meglio nel 2013, quando ho lavorato a Bardolino dove sono stata per un periodo collaboratrice scolastica e lei era maestra. Ricordo un particolare: per Natale aveva scritto una bella poesia per bambini. Era davvero una persona sensibile e sempre allegra».

Il sindaco Davide Bendinelli è scosso: «La conoscevo poco, ma era una ragazza semplice che conduceva una vita riservata. A prescindere da questo, questa è una tragedia grave che spiace sia avvenuta così vicina a noi».

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