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DELITTO A PASTRENGO

Maestra uccisa
L’ex compagno:
«Cosa ho fatto?»

di Alessandra Vaccari
Jean Luca Falchetto: ha confessato l’omicidio della sua ex compagna, a destra, Alessandra Mafezzoli di 46 anni
Jean Luca Falchetto: ha confessato l’omicidio della sua ex compagna, a destra, Alessandra Mafezzoli di 46 anni
La casa del delitto (Diennefoto)

Assassinata in casa dal suo ex compagno. Un altro femminicidio, una media agghiacciante: viene uccisa una donna ogni tre giorni. Questa volta a Pastrengo. La vittima è una maestra di scuola elementare divorziata da una decina d’anni. Viveva con due figli di 17 e 18 anni. Il suo carnefice, come da copione, il suo ex, barista residente a Caprino. Lei si chiamava Alessandra Maffezzoli, 46 anni, insegnante alle elementari di Lazise. Abitava in una villetta a schiera immersa nel silenzio e nel verde in via maggiore Negri Sant Front a Pastrengo. Vi si era stabilita nel 2007, provenendo da Caprino. E là viveva Jean Luca Falchetto, 53 anni, barista al caffè Italia di Bardolino. Jean Luca «il meglio», come si definiva sul profilo Facebook.

ANTEFATTO. La storia tra i due, che non hanno mai abitato insieme, si era interrotta lo scorso anno dopo alcuni anni di frequentazione. Era stata Alessandra a voler troncare la relazione. Ma non era stato facile. Lui si faceva trovare davanti a casa sua, si presentava da lei, non voleva saperne di smettere di vedere quella donna. Le aveva rotto lo specchietto dell’auto. E lei si era rivolta a amici avvocati per cercare di farlo smettere. Ma non lo aveva denunciato.

IL FATTO. Mercoledì sera alle 21.20 al 112 dei carabinieri di Peschiera arriva una telefonata da uno dei residenti delle villette a schiera: «C’è una nostra vicina che invoca aiuto. Non vediamo nessuno, sentiamo le grida». I militari arrivano in meno di una decina di minuti. Si fanno aprire il cancello in ferro che porta a un viottolo interno che permette di arrivare a ogni casa. I vicini li attendono, li conducono. Suonano all’interno 30, ma non c’è risposta. Si vede soltanto una luce al piano rialzato. Un carabiniere, spiegheranno ieri mattina in conferenza stampa il maggiore Francesco Milardi comandante della compagnia di Peschiera e il suo collega maggiore Raffaele Federico del nucleo investigazioni scientifiche di Verona che hanno seguito le indagini, si arrampica da un balcone ai tetti e raggiunge la casa da cui arrivavano le grida. Da una finestra vede un corpo a terra, sangue attorno. Nessuno sa se la persona sia morta, se chi l’ha ferita sia ancora in zona. I militari riescono a entrare in casa. La porta d’ingresso è chiusa, ma senza mandate. Salgono al piano mansardato, dove il collega ha visto il corpo. Trovano Alessandra, la nuca fracassata da un colpo inferto da dietro con un grosso candelabro in terracotta che s’è perfino spaccato per la violenza usata. Con quel colpo alle spalle la donna cade a terra e lì, si ricostruirà più tardi, l’uomo sopra di lei a terra le sferra una decina di coltellate al petto, tra cui quelle mortali. E anche dei pugni considerato lo stato del volto della vittima. Nelle prossime ore si capirà de quel coltello l’uomo l’avesse portato da casa sua o l’abbia preso in cucina da Alessandra. Quando è arrivato il suo legale, Michele Zantedeschi, Falchetto su suo suggerimento si è avvalso della facoltà di non rispondere.

LA CASA. La villetta in cui abita la maestra ha un piccolo giardino di proprietà, lei abita al piano rialzato e poi c’è quello mansardato dove è stata trovata. I militari non hanno trovato grandi segni di colluttazione. Un disordine che potrebbe essere normale in una casa vissuta. I vicini alle prime urla non hanno fatto caso, lei urlava spesso con i ragazzi, adolescenti che qualche grattacapo glielo davano, come ogni adolescente. Ma questa volta è stata la richiesta d’aiuto a insospettirli. Ed è in quel giardino che verso le 21.30 arrivano i fratelli. Il maggiorenne resta spesso da una zia, mentre il minore vive con la madre. Ma entrambi hanno un ottimo rapporto con la donna. Quando vedono i carabinieri restano pietrificati intuendo la tragedia.

L’uomo dopo aver colpito Alessandra scappa, dirà ai carabinieri, calandosi da una grondaia nella parte posteriore della casa, che dà sui giardinetti.

AL CAMPEGGIO. Falchetto era arrivato sulla sua vecchia Lancia Delta che ha lasciato poco lontana dall’abitazione della ex. Sale in auto e si dirige a Castelnuovo, verso il campeggio La Gasparina. Lascia l’auto posteggiata assieme a quelle dei villeggianti. Si dirige verso il lago. L’acqua è bassa. Vi si immerge, forse vuole suicidarsi, ma ci ripensa, torna indietro e inizia a vagare nel giardino. E lì che lo ritrova il guardiano. Vede l’uomo in stato confusionale, bagnato, ferito a una mano. Gli chiede cosa è successo, lo avvolge in un asciugamano, cerca di tenerlo calmo perchè vede che è fuori di sè. Lui blatera frasi senza senso: «Non volevo, cosa ho fatto». E ancora, parla di soldi mai restituiti. E quando il guardiano dice che chiama un’ambulanza, lui replica: «No, chiama i carabinieri, chiama i carabinieri».

LE INDAGINI. In realtà i carabinieri sono già sulle sue tracce. Appena trovato il corpo di Alessandra, in caserma a Pastrengo verificano se la donna si sia mai rivolta a loro e quando trovano quella segnalazione dello specchietto rotto scattano i sospetti su Falchetto. Subito una pattuglia si dirige verso casa dell’uomo ma non c’è nessuno. Non è escluso che l’uomo sia andato verso casa e vedendo movimento abbia deciso di dirigersi verso il lago. Tra l’omicidio e l’arresto dell’uomo sono passate circa due ore.

LA CONFESSIONE. Quando i carabinieri arrivano, lui confessa subito. Sempre in maniera sconclusionata racconta che è stata lei a cominciare: «Mi ha dato una sberla, abbiamo litigato, poi non so cosa ho fatto, l’ho ammazzata». Falchetto dice che era seguito da un servizio psichiatrico, ma ultimamente neanche si presentava alle sedute e aveva sospeso la terapia. Ma forse questo Alessandra non lo sapeva. Il magistrato viene informato di quanto accaduto ed emette un fermo a carico dell’uomo per i gravi indizi di colpevolezza.

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