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Amministrative 2022

La candidatura di Tommasi scuote il mondo cattolico, fra entusiasti e scettici

Damiano Tommasi all'interno della sua scuola
Damiano Tommasi all'interno della sua scuola
Damiano Tommasi all'interno della sua scuola
Damiano Tommasi all'interno della sua scuola

AAA voti cattolici cercansi. A 360 gradi. Le elezioni, come quelli comunali previste in primavera, aprono sempre la corsa al voto del mondo cattolico. O, se si vuole, dei mondi di cattolici. Tutto al plurale. E secondo quel pluralismo - peraltro sempre di più anche religioso, a Verona come ovunque - che si manifesta anche in rapporto alla politica. E questa, e quei mondi, si dividono. Da sinistra a destra al centro. Si collocano e si orientano.
Il tema si ripropone tanto più alla luce della candidatura a sindaco dell’ex calciatore Damiano Tommasi, in campo per il centrosinistra, composto da partiti e liste civiche. Che ieri, nell’intervista a L’Arena, è un po’ uscito allo scoperto. Su temi come la cura delle persone, il sociale, l’inclusione. Che se non certo solo appannaggio dei cattolici né del centrosinistra, sono comunque un indirizzo, una rotta.
Tommasi, cresciuto e formatosi in parrocchia, fondatore della Don Milani Middle School, servizio civile alla Caritas, è entrato in campo per sfidare l’ex sindaco Flavio Tosi e quel centrodestra che oggi vede a Palazzo Barbieri Federico Sboarina. Ed è «al vedo» sulla sua ricandidatura. E si sfideranno anche sulla conquista di voti di cattolici. La corsa parte, dunque. Reazioni? Valutazioni, da questo multiforme mondo cattolico? «Degli 11 tavoli programmatici di Tommasi ho visto che ci sono periferie, sociale, cultura, integrazione: ecco, considerando che per il 12-13 per cento i veronesi sono immigrati, o figli di immigrati, auspico in generale che sul tema della Verona inclusiva ci sia particolare attenzione», dice don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro missionario diocesano e del Centro di pastorale immigrati.
Il vero nodo, però, trattandosi di elezioni amministrative, è il «come» attuare gli obiettivi. Serve concretezza, infatti. Tanto più sul sociale, sulla formazione dei giovani, sui servizi alle famiglie e agli anziani, alle persone fragili.

«Per questo serve anzitutto la capacità di dialogo con la società, da parte di chi amministra», dice Paola Sandrini, presidente dell’Azione cattolica diocesana. «Tommasi, che non conosco, parla di valorizzare lo sport e questo mi pare un aspetto centrale, per una città», dice padre Eliseo Tacchella, missionario comboniano. Un altro missionario come lo stimmatino padre Silvano Nicoletto, attivo al Monastero del Bene Comune, di Sezano, lancia anche una stilettata: «Mi pare che un colpo d’ala nella dimensione etica, nella politica veronese, non gusterebbe e penso che Tommasi, per storia, valori, attenzione al sociale ed equilibrio sia valido».
C’è un altro mondo...cattolico, però, dentro le mura di Verona. Tanto che Annamaria Leone, presidente provinciale del Movimento cristiano lavoratori, nata della Dc, poi deputata dell’Udc, assessore e consigliere regionale, già alla guida dell’Istituto assistenza anziani, non le manda a dire. «A titolo personale, senza coinvolgere il Mcl», spiega, «dico che è superato parlare di mondo cattolico, perché ormai i cattolici hanno posizioni diversificate, in politica. Comunque, ho letto l’intervista a Tommasi - persona peraltro dall’impegno sociale significativo - ma ho notato la mancanza di idee e programmi rispetto ai problemi di Verona». Su questo intervengono Vincenzo Corona, presidente, e Alberto Benetti, già assessore comunale, con lui tra i fondatori dell’associazione “Verona ci crede”. «Tommasi conferma che i capisaldi della sua candidatura sembrano essere le risposte a una serie di bisogni», dicono. «Il punto è che per fare il sindaco questo non basta, ma occorre avere una idea di città. La Dottrina sociale della Chiesa, a cui noi guardiamo come una bussola, offre una visione di città ben precisa, il cui fine è un bene non generico e indefinito, e richiama a un senso di responsabilità fondamentale che chi si vuole impegnare in politica con coscienza e competenza. Confermiamo comunque la nostra disponibilità a lui e agli altri candidati sindaci a un confronto», concludono, per realizzare il bene comune di Verona».
Una Verona, nota Italo Sandrini, dell’ufficio di presidenza nazionale delle Acli, che «grazie anche al Terzo settore, deve uscire da quella veronesità che troppe volte la ha bloccata». Anche per guardare ad ambiti, come la cooperazione internazionale e il dialogo, che Sergio Paronetto, di Pax Christi, considera «importante anche per una Amministrazione comunale. Mi pare, su questo, che il candidato Tommasi, con un buon metodo di partenza con gli 11 gruppi di lavoro tematici, sia operando nella direzione giusta. Per una ripartenza di Verona. Dal basso».

Enrico Giardini

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