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il racconto dei veronesi tra le lacrime

Il ritorno dei pellegrini dall’orrore: «È un massacro, il mondo deve sapere»

di Camilla Ferro
Atterrato al Catullo alle 20.35 con 183 italiani il volo partito 4 ore prima da Tel Aviv. «Fine di un incubo, dopo la nostra partenza chiuso l’aeroporto». Commozione e lacrime. «Massacro di innocenti, il mondo deve saperlo»
Un misto di gioia e commozione al rientro di pellegrini e viaggiatori da Israele, accolti ieri sera all’aeroporto Catullo da familiari e amici FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Un misto di gioia e commozione al rientro di pellegrini e viaggiatori da Israele, accolti ieri sera all’aeroporto Catullo da familiari e amici FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Italiani da Israele atterrati al Catullo (Marchiori)

Il volo Neos NO1383 è atterrato al Catullo alle 20.35 di ieri, 10 ottobre. Partito quattro ore prima da Tel Aviv, ha riportato a casa 183 italiani da giorni bloccati in Israele. Tra loro il gruppo di 38 veronesi adepti della Chiesa Apostolica della Restaurazione di Peschiera: sarebbero dovuti rientrare ancora sabato, il giorno in cui all’alba Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro le città israeliane e assaltato i kibbutz.

Un attacco via mare, via terra e via aria senza precedenti per estensione, per numero di vittime e per il modo in cui è stato compiuto, colpendo centinaia e centinaia di civili, anche stranieri e prendendone altrettanti in ostaggio. Ieri, la notizia della decapitazione di 40 bambini.

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Le prime testimonianze

«Terrorizzati, spaventati, esausti», le prime parole dei rimpatriati appena scesi dall’aereo. Pianti, abbracci che non finiscono più, baci, strette di mano, occhi pieni di tristezza. «È stata un’attesa carica di angoscia, paura e grande impotenza», racconta Hannah in lacrime, studentessa di un liceo di Tel Aviv ma con la famiglia che vive a Verona, «io sono riuscita a mettermi in salvo, ora sono via dalle bombe ma là si muore, là è una strage, ho lasciato i miei compagni di scuola e ho paura di non rivederli più. Stuprano le donne, sgozzano le creature», piange Hannah, «entrano nelle case e portano via la gente. Questo è terrorismo, non è più guerra: quelli di Hamas si travestono da soldati israeliani per ammazzare più ebrei possibile».

Lo dice subito a sua madre: «Io torno là, qui a Verona ho voi, i miei affetti più cari, ma la mia casa è in Israele, il mio cuore l’ho lasciato sotto le bombe».

E Sabrina Silvestre, una dei 38 fedeli di Peschiera: «Finalmente siamo in salvo, ma abbiamo laggiù la testa, gli occhi e le orecchie: il pensiero è rimasto in Terra Santa, a quello che abbiamo visto, al frastuono dei missili, ai telegiornali che mostravano l’inferno, la violenza e il terrore. Nessuno si salva là, neanche i neonati, non c’è pietà, non c’è umanità».

Pensieri ed immagini che anche Camilla, nuora dei pastori della Chiesa della Restaurazione con cui era in pellegrinaggio insieme a due figli gemelli, ripete d’un fiato chiedendo a politici, capi di Stato, autorità, organizzazioni e onlus «di intervenire per fermare questa carneficina: bisogna che il mondo sappia la verità, è un inferno, quello che arriva è solo una parte, è una massacro di innocenti, una catena di smontaggio di un popolo. Il resto del mondo non può più stare a guardare».

Atterraggio catullo

L’intervento della Farnesina

L’aereo è decollato ieri pomeriggio dallo scalo internazionale di Ben Gurion grazie alla Farnesina che ha organizzato il transfer su Verona accordandosi con la compagnia privata Neos. In mattinata, altri voli militari hanno riportato a Fiumicino e a Pratica di Mare mezzo migliaio di italiani.

«Il nostro diretto doveva partire ancora ieri all’alba, ma è stato cancellato», conferma Giovanni Apollinario che con la moglie Cristina regge la Chiesa apostolica di Peschiera, «siamo arrivati allo scalo di buon’ora, c’era una confusione indescrivibile, gente ammassata davanti ai banchi delle compagnie aeree in preda al panico. Il nostro Governo è riuscito a venirci a prendere, ringraziamo le autorità italiane che non ci hanno mai lasciato soli». I veronesi Pellegrini, semplici turisti, studenti, lavoratori. «Siamo sfiniti, ma non fisicamente, quello è il meno», hanno detto tutti appena usciti dal Catullo.

Ad aspettarli i parenti con i fiori in mano. Genny Senigaglia è la logopedista di Cavaion, 36 anni, che sabato aveva lanciato un video-appello sui social chiedendo al premier Meloni e ai ministri Tajani e Salvini di intervenire per «riportarci a casa: siamo 38 persone arrivate qui in pellegrinaggio, sabato eravamo al Muro del Pianto e abbiamo visto i missili sopra le nostre teste».

Ieri sera tra le lacrime ha raccontato che «è una guerra atroce che non risparmia nemmeno i piccoli: hanno decapitato 40 bambini. Ci sono i morti per strada. Siamo riusciti a salire su uno degli ultimi aerei poi hanno chiuso l’aeroporto. Siamo vivi, per fortuna, e possiamo raccontare l’inferno. Credeteci, ascoltateci per favore».

Il commento del governatore Zaia

"Una notizia finalmente positiva, ho seguito personalmente la vicenda, in contatto con le strutture della Farnesina. Ringrazio il ministro degli Esteri Tajani e mi stringo a queste persone finalmente in patria dopo giorni di paura e tensione". Lo dichiara il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia commentando il rientro a Verona da Israele di 183 italiani.

"Lavoriamo ora per cercare di riportare in Veneto tutti gli altri turisti e visitatori ancora bloccati in Israele. È necessario fare un sforzo - conclude - perché queste persone, che scappano dal dalla guerra possano tornare in Italia".

Particolare soddisfazione è stato espresso da Zaia per l'arrivo del gruppo di 38 persone che erano partite dal Veneto il 29 settembre e sarebbero dovute rientrare in Italia il 7 ottobre restando invece bloccate. "Si sono rivolte direttamente anche tramite i social alla Presidenza della Regione Veneto - sottolinea il governatore - e abbiamo avviato un dialogo, grazie anche al ministero degli esteri, che ha portato al risultato di oggi: sono atterrati tutti e sani salvi Verona, poco prima delle 21. Nel gruppo ci sono 2 neonati, 5 bambini, 6 adolescenti, 25 adulti".

 

10 ottobre 2023

Aggiornamento ore 20.45. Il volo Neos NO1383 è atterrato al Catullo alle 20.35. Partito quattro ore prima da Tel Aviv, ha riportato a casa 180 italiani da giorni bloccati in Israele.

Tra loro il gruppo di 38 veronesi adepti della Chiesa confessionale della Restaurazione di Peschiera: sarebbero dovuti rientrare ancora sabato, il giorno in cui all’alba Hamas (che governa la striscia di Gaza) ha lanciato migliaia di razzi contro diverse città israeliane e assaltato i kibbutz uccidendo intere famiglie. Un attacco via mare, via terra e via aria senza precedenti per estensione, per numero di vittime e per il modo in cui è stato compiuto, colpendo e rapendo centinaia e centinaia di civili, anche stranieri.

«Pensavamo di non farcela a tornare», le prime parole ai cronisti all'aeroporto Catullo

I parenti in attesa all'aeroporto Catullo
I parenti in attesa all'aeroporto Catullo

ORE 11. «All'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv c'è un desk della nostra ambasciata, stiamo facendo tutto il possibile per aiutare gli italiani in Israele» a rientrare.

Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Restart su Rai 3. "La compagnia di bandiera israeliana El Al vola regolarmente, anche oggi, 10 ottobre, ci saranno altri due voli per l'Italia, ci sono stati due voli militari, abbiamo organizzato dei voli con una compagnia privata. È previsto un atterraggio oggi pomeriggio a Verona», ha aggiunto Tajani.

«Non sappiamo esattamente quanti siano gli italiani» temporaneamente in Israele, «è importante per quanti non sono registrati che si mettano in contatto con l'ambasciata, consolato o l'unità di crisi perché faremo di tutto per aiutarli e farli partire».

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