<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Arrivata a Verona da Trieste

È nata Maria, figlia della donna incinta malata di covid: «Situazione critica, ma speriamo»

di Camilla Ferro

E’ nata nella notte tra sabato e domenica. Maria, per ora, è salva. Respira da sola, «non è intubata» confermano dall’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento dove in fretta e furia, tre giorni fa, hanno deciso di farla venire al mondo per «un’emergenza ostetrica». 
«Attendiamo fiduciosi», mantengono il riserbo dalla Terapia intensiva neonatale, «consapevoli che la situazione è critica. Fin qui è stato fatto un ottimo lavoro d’equipe. Abbiamo investito le migliori professionalità per arrivare a questo risultato, che non era per niente scontato. Adesso non resta che aspettare». 
Maria è la figlia della mamma che lo scorso 20 novembre è stata trasferita da Trieste all’Azienda ospedaliera di Verona in gravi condizioni: era a rischio di morire, incinta, 45 anni, non vaccinata per scelta; aveva contratto il Covid e, dopo il ricovero al Cattinara, la situazione è velocemente precipitata tanto da «tentare l’impossibile» con il viaggio fino a Borgo Trento. E’ stato deciso di portarla qui perché si profilava la necessità - nel tentativo disperato di salvare lei e la creatura che aveva in grembo da sole 23 settimane - di attaccarla all’Ecmo, la macchina che tiene in vita, con la circolazione extracorporea, i pazienti a rischio vita. Non è stato necessario, sebbene le funzioni vitali della donna fossero al limite. 
La sfida dei medici dell’Aoui, un mese fa, era duplice: fermare l’infezione da Sars Cov-2 che aveva mangiato i polmoni della donna, cercando di strapparla all’esito infausto a cui vanno incontro tanti contagiati intubati, monitorando nel contempo le condizioni della piccola; tentare di prolungare «meccanicamente» la gravidanza, trattenendo il più possibile la bimba nel grembo materno: un mese, serviva almeno un altro mese, per poter pianificare un parto comunque prematuro, in quelle condizioni comunque drammatiche, per poter dare una chance di sopravvivenza alla bimba. «Il nostro obiettivo è salvare la signora», aveva dichiarato quel sabato notte il professor Enrico Polati, direttore della Rianimazione dell’Aoui, accogliendo la mamma no vax, «per poi, una volta stabilizzata, concentrarci sulla sua creatura: la situazione è critica, impossibile fare ogni tipo di previsioni».
Maria, fino a sabato sera, è stata più forte del virus. Il professor Massimo Franchi, direttore del Dipartimento Materno-Intantile dell’Azienda ospedaliera, insieme al direttore della Terapia Intensiva Neonatale Renzo Beghini e al professor Polati, tutti con le loro equipe, hanno fatto nascere Maria. Sono riusciti a portare la gestazione a 27 settimane, un periodo compatibile con la sopravvivenza della bimba, fino al parto con cesareo di sabato notte. Maria pesa un chilo, è stato necessario farle una trasfusione «ma ora è stazionaria, senza complicazioni grazie alla tempestività dell’intervento», spiegano da Borgo Trento, «e all’ottimo lavoro di monitoraggio e d’equipe tra anestesisti di area Covid ed ostetrico-ginecologi dell’azienda».
Da un quadro iniziale drammatico, con le speranze ridotte al lumicino, per Maria ora inizia una fase migliore, per quanto sia altrettanto delicata. 
«Rimane infatti il rischio legato alla sua prematurità», ribadisce il professor Franchi, «la piccola è nata a 27 settimane, già di per sè condizione importante di rischio, per di più qui vanno considerate le condizioni materne. Ciò che noi valutiamo positivamente è il fatto che la piccola, pur assistita in Tin, non sia intubata e le sue condizioni di salute siano stazionarie. E’ stato fatto, davvero, sia sabato notte con il cesareo sia in tutto questo mese di monitoraggio e di assistenza intensiva alla mamma intubata, un ottimo lavoro multidisciplinare, che ha permesso di far vedere la luce a Maria».
La battaglia continua, sia per lei che per la sua mamma che rimane in Terapia Intensiva in prognosi riservata. La nonna, anche lei no vax come tutta la famiglia, ricoverata a Trieste con la polmonite bilaterale da Covid, è morta l’8 dicembre

Suggerimenti