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LE MAESTRANZE

Dietro le quinte, tra emozioni e orgoglio: «Un anfiteatro che sforna meraviglie»

Ritmo frenetico ma perfettamente organizzato, poi il silenzio e magicamente lo spettacolo comincia
Carri, asini e cavalli La grandiosità ritorna in Arena
Carri, asini e cavalli La grandiosità ritorna in Arena
CARMEN, DIETRO LE QUINTE

Il ritmo è frenetico ma perfettamente organizzato. A pochi minuti dal debutto di «Carmen» negli arcovoli dietro il palcoscenico dell'Arena è tutto un viavai di gente, oggetti, costumi, vocalizzi, auguri scaramantici. Del resto, oltre che è un debutto, è venerdì 17... La trepidazione si sente, palpabile, come la gioia di essere di nuovo tutti insieme, artisti, tecnici e pubblico per uno spettacolo completo nel teatro finalmente a capienza piena dopo due anni.

«Finalmente siamo tornati alla normalità», dice con un sospiro Jacopo Squizzato, della direzione di scena, la squadra che si trova a «gestire sul palcoscenico 400 persone, contando le diverse maestranze. Un lavoro complesso che in queste dimensioni si trova solo qui in Arena. Ho iniziato da figurante nel 2008, l'Arena è una vera passione». Per il maestro Ulisse Trabacchin è invece un debutto come direttore del coro: «Devo gestire un gruppo decisamente più numeroso rispetto alle mie esperienze passate, ma qui ho trovato grande professionalità». Sì, perché l'Arena si muove su scala gigante, rispetto ad un teatro normale. D'estate l'Arena è come una città, per il festival estivo lavorano più di 1200 persone.

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Solo per «Carmen» sono stati realizzati 500 costumi: «Abbiamo lavorato oltre un mese nel laboratorio di via Gelmetto - spiega Loretta della sartoria che conta 24 sarte. Sono tutte alle macchine per cucire, occupate nelle ultime sistemazioni: «C'è sempre qualcosa dell'ultimo momento qui o nei camerini». Lo stesso per la calzoleria. Andrea Rizzi ci accoglie nel piccolo e ordinatissimo laboratorio dove è un continuo arrivo di richieste, per un tacco, un laccio o per avere una scarpa più comoda. «Milleduecento sono le paia di scarpe per Carmen», dice mentre prova nuove scarpette ad una “gitana”. Il basso Gabriele Sagona (interpreta Zunìga) è al trucco, sotto le mani esperte di Sofia Motta.

«È un momento di pausa – ammette il cantante – che serve anche per concentrarsi prima di andare in scena». Le comparse si stanno vestendo. «Sono 180 in Carmen, divise in quattro cameroni - spiega Antonio Luca Ferrara, in Arena dal 2019, sarto e responsabile della vestizione dei figuranti in uno dei cameroni, mentre controlla l'abito di una delle sei guardie civili, svelandoci un sistema di elastici che tiene la giacca perfettamente in linea con i pantaloni in qualsiasi movimento.

Incrociamo Yamala Irnici dell'ufficio regia: «L'Arena è come un forno delle meraviglie – dice illuminandosi con un sorriso - che sforna delizie che non trovi da nessun'altra parte. Ma quello dell'Arena è un palcoscenico difficile, perché è molto grande ed è senza graticcio». Anche la protagonista, il soprano Clémentine Margaine, è pronta al debutto. «Sono emozionata ma felice. Com'è la mia Carmen? Molto umana, una donna moderna che lotta per la sua libertà in un mondo che non glielo permette». Una voce ci intima di spostarci: entrano nell'arcovolo carri, asini e cavalli, i bambini del coro A.Li.Ve, appoggiati al muro li guardano estasiati. Tutto è pronto. Si fa silenzio. La musica può cominciare. •. 

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Daniela Bruna Adami

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