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La pandemia

Covid, tornano a crescere i casi. «Ma numeri bassi negli ospedali, non siamo preoccupati»

di Luca Mazzara
L'area covid di un ospedale
L'area covid di un ospedale
L'area covid di un ospedale
L'area covid di un ospedale

Tamponi positivi in continua crescita, contagi in netto aumento rispetto alle scorse settimane. Ma senza preoccupazione, almeno per il momento. Con gli ospedali che rimangono poco impegnati da pazienti Covid e una situazione assolutamente sotto controllo almeno secondo gli esperti. 

 

I casi covid nel Veronese

A Verona e provincia i nuovi casi di positività superano abbondantemente i mille al giorno (ieri 1203, terzo posto in Veneto dopo Vicenza e Padova), con un’impennata rispetto a poche settimane fa, portando i casi totali attualmente a quota 8318, contro gli 11.140 di Vicenza, i 9.375 di Padova e i 8.785 di Treviso. Negli ospedali del territorio sono 109 i pazienti ricoverati per il coronavirus, ma solo in sette sono all’interno dei reparti di terapia intensiva. «I numeri negli ospedali sono ancora bassi e di quelli non siamo preoccupati, la situazione resta sotto controllo un po’ ovunque», ammette Claudio Micheletto, primario di Pneumologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata. «C’è un incremento notevole di contagi ma tra vaccini e persone immunizzate perchè l’hanno già contratto i rischi rimangono bassi per la maggior parte della popolazione».

 

Bisogna fare la quarta dose del vaccino covid?


Con tante persone che si chiedono però se sia il caso di fare subito la quarta dose del siero anti Covid. «Una prima fase ha riguardato gli over 60 e i pazienti più fragili», continua Micheletto, «adesso c’è la possibilità di farlo per tutti e personalmente credo sia comunque una buona pratica per avere una protezione in più, e per tenere i numeri dei contagi bassi». Perchè come nel caso delle varianti precedenti, quando aumenta il numero complessivo dei casi automaticamente aumenta anche il rischio di contrarre il virus in maniera più grave. I contagi crescono di continuo ma al picco manca ancora qualche settimana.

 

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Il picco e i divieti

«Credo sarà tra fine ottobre e i primi di novembre, come è stato nel 2021 e nel 2020 e ancora prima con gli altri virus di tipo influenzale, non penso ci discosteremo», prosegue il primario di Pneumologia, da sempre molto attento anche alla situazione complessiva e alla circolazione del virus oltre alla gestione dei flussi ospedalieri.

Puntando poi l’attenzione anche sulla liberalizzazione dell’obbligo delle mascherine, ad esempio sugli autobus. «Credo che le persone abbiano imparato un minimo di senso civico, sono d’accordo che oggi alcuni divieti possano essere tolti visto che si tratta soprattutto di sapere come comportarsi», prosegue Micheletto, «resta una buona abitudine quella di indossare la mascherine nei posti affollati, ad esempio ieri ho preso il treno ed erano in molti ad averla tra quelli seduti vicino a me. Le scuole e i contagi? I bambini e i giovani non rischiano praticamente nulla, ovvio che poi tornano a casa da genitori e nonni. ripeto, il problema può essere che con l’allargamento della torta la fetta di pazienti più gravi può allargarsi di conseguenza, per questo bisognare restare comunque molto attenti». 

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