<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
la piccola in attesa di trapianto

«Jingle Bells» in ospedale per Olimpia: «Dal suo cuoricino malato, battiti di gioia: basta poco per essere felici»

La bimba di 4 anni è ricoverata da otto mesi in lista per un cuore nuovo. La mamma le ha organizzato un concerto di Natale
Il concerto di Natale per Olimpia al Polo Confortini
Il concerto di Natale per Olimpia al Polo Confortini
Concerto per Olimpia in ospedale

Aspettava «il» regalo per Santa Lucia. Poi lo ha chiesto a Babbo Natale. Non è arrivato. È da più di otto mesi che Olimpia, neanche 4 anni, è ricoverata in ospedale a Borgo Trento in attesa di un cuore nuovo. Il suo è troppo grande, colpa della cardiomiopatia dilatativa grave con cui è nata.

«È inserita da maggio nella lista delle “urgenze“ europee», ricorda mamma Giulia, «ma non è semplice trovare un donatore pediatrico, di questa età ce n’è pochi». Per salvare Olimpia bisogna che altri genitori perdano un figlio e decidano di donarne gli organi. «E io non voglio, non posso pregare che accada», continua Giulia, «sarei disumana».

È una mamma stanca, «so solo che Olimpia è nata per vivere», dice tutto d’un fiato commossa, «il suo destino è qui, sta combattendo una battaglia durissima, ha avuto momenti difficili in cui eravamo pronti al peggio ma li ha superati. Questo regalo, prima o poi, arriverà».

L'attesa di un cuore nuovo 

L’attesa dura da 244 giorni, tutti quelli segnati sul calendario «da quando è iniziato il ricovero infinito nella terapia intensiva Cardiotoracovascolare del professor Leonardo Gottin», continua Giulia. «Ogni mattina cancelliamo la giornata passata sperando che la nuova sia quella della rinascita. In questi mesi c’è stata qualche chiamata ma l’organo non era giusto per lei. Ad Olimpia serve un cuore perfettamente compatibile per peso, grandezza, gruppo sanguigno al suo, deve essere “su misura“, come un vestito cucito appositamente sul suo corpicino. Arriverà, tutta questa sofferenza sarà ricompensata».

Il concerto con dedica

Intanto pensa, ogni giorno, a come strappare sorrisi alla sua bambina. «È nato tutto per caso ma alla fine anche lei ha avuto il suo regalo di Natale, non è stato il cuore nuovo ma lo stesso il suo ha battuto di gioia per 10 minuti», continua senza nascondere l’emozione. «Ho sempre suonato il clarinetto nella banda di Dossobuono», sorride, «per 15 anni non ho perso prove, concerti, esibizioni: era la mia famiglia, davvero. Otto anni fa un caro amico, anche lui musicista, ha subito un trapianto di rene, era dicembre ed eravamo venuti a Borgo Trento a suonargli gli auguri sotto alla finestra della stanza. Qualche settimana fa l’ho incontrato qui al Polo Confortini, era venuto per fare i soliti controlli annuali, ed è nata l’idea di “ricambiare“ il concerto per la mia Olimpia».

Non è stato facile organizzare l’uscita dal reparto sul ballatoio che si affaccia sulla piazza centrale del Polo Confortini (quella coperta dove ci sono le casse, il bar, la libreria e i negozi) perché Olimpia è attaccata a monitor ed è in infusione continua di farmaci salva-vita. «Abbiamo avuto le autorizzazioni dei dottori e della direzione», va avanti Giulia, «abbiamo lasciato la nostra stanza accompagnate da un medico, alcune infermiere e una Oss, un piccolo esercito di operatori di grande umanità che hanno reso possibile il piccolo miracolo.

Emozioni «cuore a cuore»

«L’ho messa nel suo marsupio rosa con cui la portavo in giro quando era più piccola», ha gli occhi lucidi Giulia, «ed è stato meraviglioso averla cuore a cuore. La banda ha suonato le canzoni di Natale per la mia Olimpia che guardava con gli occhioni stupiti e batteva anche le manine a tempo. Dieci minuti di “normalità“ fuori dal letto del reparto. Dieci minuti di Natale, nel giorno di Natale. Dieci minuti che ci hanno nutrito di bene, di amore, di affetto sempre preziosi dopo otto mesi di ricovero».

Giulia non ce la fa più ad aspettare il grande dono per Olimpia. «Ma intanto ho ricevuto questo», sorride, «che mi ha fatto capire quanto poco serva per essere felici al mondo». Con la speranza che anche la sua bimba, in futuro, possa ricambiare il gesto. «Da un bandista trapiantato ad una futura bandista che aspetta il dono più grande», conclude asciugandosi gli occhi, «sì, sarà così».

Leggi anche
La piccola Amelia, da 187 giorni in ospedale in attesa di un cuore nuovo

Camilla Ferro

Suggerimenti