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Svarioni del portale ufficiale Italia.it

Castelvecchio? Secondo il ministero è il Buonconsiglio di Trento

Il museo di Verona con la foto sbagliata. Ed errori grossolani (ed esilaranti) di traduzione
Su Italia.it il Museo di Castelvecchio con la foto del Castello del Buonconsiglio di Trento
Su Italia.it il Museo di Castelvecchio con la foto del Castello del Buonconsiglio di Trento
Su Italia.it il Museo di Castelvecchio con la foto del Castello del Buonconsiglio di Trento
Su Italia.it il Museo di Castelvecchio con la foto del Castello del Buonconsiglio di Trento

Un «Buonconsiglio» dai veronesi allo staff di Italia.it, il sito ufficiale del turismo italiano. Controllare meglio il proprio repertorio fotografico. E non solo. Sfogliando le pagine dedicate a Verona sul portale internet voluto dal ministero del Turismo si scopre che – «Open to meraviglia» – l’approfondimento relativo al Museo di Castelvecchio, celebrato nel testo come «una delle maggiori raccolte d’arte italiane», è corredato da una grande immagine del… Castello del Buonconsiglio di Trento. I merli a coda di rondine del nostro Castelvecchio sono stati scambiati con quelli ugualmente ghibellini del complesso monumentale più rappresentativo di Trento e dell’intero Trentino Alto Adige, il Buonconsiglio.

E si può facilmente intuire il perché. Proprio «Castelvecchio», infatti, si chiama il cuore duecentesco della fortezza trentina, il suo nucleo più antico, sotto l’ombra del torrione di Augusto, cui successivamente vennero aggiunte dai vescovi parti cinquecentesche e seicentesche. Qualcuno, nel team di Italia.it, deve aver googlato «Castelvecchio», pescando a casaccio un’immagine del Buonconsiglio anziché del fortino degli Scaligeri sull’Adige. Ma la vetrina nazionale che promuove online le città d’arte, i luoghi d’interesse culturale e paesaggistico e le principali attrazioni del Bel Paese – per intendersi, quella legata al maxi progetto promozionale da nove milioni di euro con la Venere del Botticelli nella veste di contemporanea influencer rispetto il quale la Armando Testa ha dichiarato di non avere mai avuto tanto successo e ringraziato per le polemiche – contiene innumerevoli strafalcioni. Fotografici, ma anche geografici, storici e linguistici.

Eccone alcuni tratti dalla ricca collezione di errori grossolani: il Teatro Olimpico di Vicenza è calato nella «suggestiva piazza dei Signori» anziché in piazza Matteotti, mentre Castelfranco Veneto viene impunemente strappato a Treviso per divenire «luogo di interesse vicentino». E ancora, spostandosi nel Bellunese, il lago di Misurina viene catapultato in Libia come «lago di Misurata». A Rimini, il ponte di Tiberio è drasticamente ringiovanito e traslato dai tempi romani a quelli del Romanticismo.

 

Traduzioni maccheroniche dei nomi di città

C’è poi il gustoso capitolo sulla traduzione maccheronica dei testi – altra piaga italica – che a tratti sembra realizzata con il semplice ma fallace ausilio di Google Translate. Se in inglese Brindisi si riduce a «Toast», ancor più bistrattata risulta la lingua tedesca (ora perfino rimossa dal sito, in attesa di migliori e più corrette interpretazioni), per cui Prato è diventata letteralmente Rasen, cioè tappeto d’erba nell’idioma germanico, e Foglia (Rieti) una verde Blatt appesa a un albero; Camerino (Macerata) si è trasformato in Garderobe (cabina armadio) e la piccola località carnica di Forni di Sotto in Öfen unten… e così via. Ormai le segnalazioni di sbagli più o meno comici su Italia.it si moltiplicano lungo tutto lo Stivale, tanto che è scattata una sorta di gara a chi scova, fra le tante pagine del portale, quelli più clamorosi.

Intanto la Armando Testa, l’agenzia pubblicitaria che ha curato la pubblicità «Italia, open to meraviglia», replica alle critiche: «Quando una campagna di promozione turistica dà vita a un dibattito culturale così vivace, rappresenta sempre qualcosa di positivo». A parte il nostro Castelvecchio scambiato, almeno in foto, con la residenza dei principi vescovi di Trento, pure sede di un museo, pare che a Verona, in quanto a dose di «svarioni», sia andata alla fine piuttosto bene. Sì, la sezione sulle nostre specialità enogastronomiche inneggia all’Amarone con una foto di calici un po’ troppo pallidi, forse contenenti più un rosé. E il Liston risulta costruito con un generico «marmo rosa della Valpolicella» (Pietra di Prun).

Sì, sotto il titolo «Cosa vedere a Verona e dintorni», fra il Benaco e Gardaland, compaiono anche le Dolomiti… E a dirla tutta, non è molto elegante scrivere che fiumi di turisti arrivano a «visitare il celebre balcone di Giulietta, e a toccarle la tetta in cerca di fortuna». Ma ai tempi della Venere «ferragnizzata» anche questo fa «meraviglia».

Lorenza Costantino

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