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la proposta della settimana corta per gli istituti superiori

Caro gas nelle scuole, la Provincia spende quasi cinque milioni

La Provincia deve far fronte agli aumenti esponenziali del costo del riscaldamento nelle scuole
La Provincia deve far fronte agli aumenti esponenziali del costo del riscaldamento nelle scuole
La Provincia deve far fronte agli aumenti esponenziali del costo del riscaldamento nelle scuole
La Provincia deve far fronte agli aumenti esponenziali del costo del riscaldamento nelle scuole

Spegnere il riscaldamento nelle scuole per 48 ore di fila potrebbe far risparmiare alla Provincia tra l'8 e il 10 per cento. Una percentuale di stima, resa vulnerabile da molti fattori e che è difficilmente associabile a una cifra, visto il continuo oscillare del prezzo del gas. L'ipotesi di adottare la settimana corta nei 51 edifici scolastici delle superiori, chiudendo i plessi il venerdì pomeriggio per riaprirli solo il lunedì mattina evitando il sabato, rappresenta l'avvio di un percorso. David Di Michele, vicepresidente della Provincia con delega all'Istruzione e all'Edilizia scolastica torna a tranquillizzare gli animi, chiarendo che è ancora tutto da discutere con le realtà coinvolte.

«Ci tengo a evitare inopportune strumentalizzazioni», dice Di Michele, «nessuno ha intenzione di chiudere le scuole per l'emergenza energetica in corso, si tratta di una proposta nata dall'esigenza di ottimizzare le risorse a disposizione, e rendere più efficiente il sistema scolastico con l'intenzione di ridistribuire quanto risparmiato in progetti educativi e formativi a favore dei ragazzi. Ogni giorno ci confrontiamo con imprese e famiglie, siamo consapevoli dei timori, reali, di un’ulteriore crescita dei costi energetici che già oggi per molti risultano inaffrontabili. Anche la pubblica amministrazione, da parte sua, ha bilanci da rispettare. L'aumento dei costi pesa sui contribuenti, per questo si sta ragionando sull'ipotesi "settimana corta" da proporre agli istituti superiori, affinché valutino la possibilità di pianificarla non dall'oggi al domani, ma per il futuro».

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La proposta, anche se dovesse prendere concretezza, non sarà comunque vincolante, nel totale rispetto dell’autonomia di ogni istituto. «Il mio vuole essere uno stimolo per avviare un tavolo di confronto. È evidente che per settembre non riuscirebbero a organizzarsi né le scuole né le famiglie», insiste Di Michele. «È più facile pensare che si possa se mai partire dal prossimo anno, dopo un'accurata valutazione. Intanto non possiamo negare che il costo del gas preoccupa visto che la guerra in Ucraina dura da mesi e non accenna a fermarsi. Dai 20 euro al megawatt ora il gas è arrivato a costarne 320. Ma fra tre giorni potrebbe tornare a 170 come schizzare a 500. Per questo non è possibile prevedere la spesa per il riscaldamento scolastico. Tra l'ottobre del 2020 e l'aprile del 2021 i termosifoni accesi sono costati 3,5 milioni alla Provincia mentre l'anno scorso le spese sono salite a 4,8 milioni. Se la settimana corta fosse già stata realtà ci sarebbe stato un risparmio di circa 450 mila euro, anche se i fattori da considerare sono molti, compresi il freddo e il grado di umidità. Il risparmio avrebbe potuto essere suddiviso tra le scuole virtuose per progetti didattici. «Il nostro suggerimento va studiato con gli uffici scolastici provinciale e regionale, oltre che con i collegi docenti e i consigli di istituto», torna a ribadire Di Michele.

«È evidente che dovrà essere il governo a prendere posizione, ma potrebbe essere un cambio di rotta sociale e di sostenibilità che prescinde dalla mera emergenza». I fattori in ballo sono parecchi, tra cui la riprogrammazione del trasporto scolastico. Atv si mostra disponibile. «La proposta ci favorirebbe soprattutto per la turnazione del personale, ma non avrebbe sostanziali vantaggi economici», evidenzia il direttore di Atv, Stefano Zaninelli. «Dovremmo comunque garantire orari pomeridiani diversi e più lunghi agli studenti perché le uscite da scuola tra il lunedì e il venerdì avverrebbero più tardi. Ci andrebbe bene dal punto di vista organizzativo, per ridurre i turni di lavoro il sabato, su cui siamo sempre in rincorsa, ma per quanto riguarda le percorrenze non avremmo un grande risparmio e l'impatto economico non varierebbe di molto».

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Chiara Bazzanella

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