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Dopo l’ipotesi settimana corta alle superiori, si pensa a materne e primarie

Caro energia, guerra agli sprechi nelle scuole. E alle private si rischia l'aumento rette

di Nicolò Vincenzi
Nel Veronese tra città e provincia sono 14mila gli alunni iscritti nelle scuole della Fism
Nel Veronese tra città e provincia sono 14mila gli alunni iscritti nelle scuole della Fism
Nel Veronese tra città e provincia sono 14mila gli alunni iscritti nelle scuole della Fism
Nel Veronese tra città e provincia sono 14mila gli alunni iscritti nelle scuole della Fism

Di tempo non ce n’è ancora molto. L’estate sta quasi volgendo al termine e la questione caro energia si sta facendo sempre più stringente. La scuola in questo senso resta uno dei nodi principali da sciogliere. E anche qui il più velocemente possibile. Ma gli istituti veronesi un primo assaggio dei costi che si alzano lo l’hanno già avuto. Per questo gli assessori Elisa La Paglia e Tommaso Ferrari, delega alle politiche scolastiche la prima e alla transizione ecologia e ambiente il secondo, lanciano una lotta agli sprechi, soprattutto quelli notturni negli edifici pubblici. Battaglia che si combatte prima di tutto raccogliendo e analizzando i dati.

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L’aumento Nei primi sei mesi del 2022, infatti, la Fism, Federazione italiana scuole materne, ha registrato un incremento notevole. Si parla, tenendo conto solamente degli alunni veronesi, di un aumento di dieci euro a bambino al mese. Se si contano che tra città e provincia ci sono 14mila iscritti ci si aggira intorno ad una cifra che sfiora i 140mila euro in più di spese rispetto all’anno scorso. E le prospettive non sono buone, tutt’altro. Il trend infatti pare destinato a salire ancora di più nei prossimi mesi. «I costi», spiega la presidentessa Fism Verona, Lucia Brentegani, «sono aumentati di oltre il cinquanta per cento. Per questo adesso ci troviamo in grave difficoltà, capisco sia un problema generalizzato, ma qui si fa fatica a gestirli». E poi aggiunge: «Speriamo che a livello regionale, e governativo, si trovi presto una soluzione perché di tempo non ce n’è ancora molto». La soluzione potrebbero essere nuovi introiti, emergenziali, per far fronte sin da subito al duro momento. Le alternative ci sono, ma sono quelle più drastiche possibili: «È chiaro che se i costi aumentano e non c’è un aiuto contributivo, in ultima analisi quelle maggiorazioni ricadranno sulle famiglie dei bambini iscritti a scuola. Ripeto, è l’ultima cosa che faremo ma potrebbe anche esserci questa possibilità».

Ruolo fondamentale Parlando delle scuole dell’infanzia Brentegani precisa: «Noi siamo paritarie, ma molto spesso le scuole statali non riescono a far fronte a tutte le richieste d'iscrizione e quindi il nostro ruolo spesso diventa fondamentale. Anzi, un servizio sostitutivo. Perciò ci auspichiamo che in questa battaglia arrivi un aiuto aggiuntivo. Anche se devo dire che, per ora, è ancora tutto fermo». E il riferimento è volto direttamente a Roma. L’altro punto che tocca da vicino l’aumento dei prezzi è l’inflazione fuori controllo che sta facendo aumentare - spiegano ancora da Fism - tutti i costi di gestione. Uscite che non possono più, così com’è stato nei primi mesi dell’anno, essere a carico solamente delle strutture e degli istituti.

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Lo studio Dal Comune è iniziata la «guerra» agli sprechi negli edifici pubblici e quindi anche nelle scuole gestite da palazzo Barbieri. «Parteciperemo a bandi per migliorare le scuole sia dal punto di vista della sicurezza che del risparmio energetico e quindi, in prima battuta, sugli infissi». Elisa La Paglia poi torna anche sull’ipotesi avanzata nei giorni scorsi di proporre la settimana corta, e cioè dal lunedì al venerdì. «In città nessun nido e nessuna scuola dell’infanzia è aperta al sabato. In generale però», aggiunge l’assessore sul punto, «dopo la chiusura delle scuole per covid dobbiamo chiederci quando verrà data la priorità all’educazione e la didattica se ora arriva la riduzione giornaliera per risparmiare? Se per il piano formativo è meglio utilizzare anche il sabato si troveranno altre formule per risparmiare sui consumi». «Stiamo prendendo in mano tutto adesso», spiega invece Ferrari, «cerchiamo di capire quali siano effettivamente gli sprechi sia da un punto di vista “comportamentale“ che di efficentamento. I dati li avremo la settimana prossima e solo allora si potrà fare un ragionamento più completo». Sulla possibilità di settimane «corte», invece, spiega: «Sono soluzioni che vanno concordate con i dirigenti, certo è che bisogna fare un discorso un po’ più ampio. Certi giorni, ad esempio, capita che si riscaldi tutta la scuola quando magari vengono sfruttate solamente alcune aule». L’ultima battuta è ancora di La Paglia: «Bisogna gestire bene gli impianti di riscaldamento. Non si può pensare che i bambini, i più piccoli, possano entrare con le aule fredde perché il riscaldamento è stato acceso all'ultimo. Servono altri tipi di soluzioni».

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