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Aumenti e risparmi

Caro energia, la Provincia valuta la settimana corta nelle scuole

Il preside Filini: «Difficile cambiare, le famiglie hanno già optato per i sei giorni di lezione»
Scuole al freddo. I costi del riscaldamento potrebbero comportare variazioni nell’offerta formativa
Scuole al freddo. I costi del riscaldamento potrebbero comportare variazioni nell’offerta formativa
Scuole al freddo. I costi del riscaldamento potrebbero comportare variazioni nell’offerta formativa
Scuole al freddo. I costi del riscaldamento potrebbero comportare variazioni nell’offerta formativa

Spegnere i riscaldamenti il venerdì pomeriggio e riaccenderli il lunedì mattina comporterebbe un bel risparmio per la Provincia, che deve riscaldare 51 edifici scolastici delle superiori.

La stima è di un aumento delle spese per le bollette pari al 60 per cento e allora, contro il «caro energia», l’ente sta valutando di proporre a tutti gli istituti secondari di secondo grado di adottare la settimana corta: orario articolato su cinque giorni e sabato libero per alunni e personale. «Per ora è soltanto un’ipotesi», precisa David Di Michele, vicepresidente della Provincia con delega a Istruzione ed Edilizia scolastica. «Vogliamo prima discuterne con l’Ufficio scolastico territoriale e capire se ci sono i margini per avanzare questa proposta, chiaramente senza alcuna pretesa.

Qualche scuola pratica già la settimana corta e per tutte le altre, eventualmente, non ci sarebbe alcun obbligo». La settimana corta rientra nel regno dell’autonomia scolastica, dunque la Provincia si limiterebbe a suggerirla e, in caso, lo farebbe attraverso la delibera di assegnazione degli spazi scolastici che verrà inviata ai presidi del secondo ciclo d’istruzione tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.

La decisione compete al collegio docenti e al consiglio d’istituto, ma non di rado l’onerosità dei servizi necessari per il funzionamento degli istituti spinge le amministrazioni locali a indirizzare in questo senso le scuole. Vanno valutati attentamente i pro e i contro, perché per le scuole significherebbe prolungare l’orario delle lezioni per recuperare il sabato, rimodulando anche la didattica. Certamente qualche risparmio arriverebbe anche per il trasporto pubblico, che ne avrebbe un gran bisogno, viste le difficoltà dovute ai rincari del carburante.

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D’altra parte, occorre considerare le difficoltà degli studenti pendolari, che uscendo più tardi da scuola potrebbero rincasare a pomeriggio inoltrato. Insomma, è lunga la serie di vantaggi e svantaggi e il «gioco degli incastri» è difficile da attuare dall’oggi al domani. Secondo Flavio Filini, presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi, anche volendo non ci sono i tempi tecnici per attuare questa rivoluzione in maniera indolore entro l’inizio dell’anno scolastico, il 12 settembre.

«Il piano dell’offerta formativa viene approvato entro ottobre dell’anno precedente, quindi prima delle iscrizioni. È difficile cambiare tutto quando le famiglie hanno già optato per una scuola di sei giorni alla settimana. Bisognerebbe iniziare adesso per settembre 2023», afferma. Nel frattempo si interviene per migliorare l’efficienza energetica degli immobili. La Provincia, che per l’appunto è proprietaria degli edifici sedi di scuole superiori, ha investito di recente 9,1 milioni di euro per la sostituzione dei serramenti in sei istituti, fa sapere Di Michele. Anche il Comune di Verona si sta muovendo nell’àmbito delle proprie competenze di gestione dei plessi sedi di istituti comprensivi, realtà educative che inglobano scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. I settori Ambiente e Istruzione, guidati dagli assessori Tommaso Ferrari ed Elisa La Paglia, stanno avviando un programma di monitoraggio e analisi dei dati energetici prodotti dai singoli edifici scolastici, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi.

«La soluzione a lungo termine è rendere gli edifici non solo più efficienti, ma anche autosufficienti dal punto di vista energetico attraverso il fotovoltaico. Serve comunque partire dalle buone pratiche e questo vuol dire innanzitutto capire quali sono i consumi medi e se ci sono variazioni significative dovute a qualche inefficienza negli impianti o nell’uso che se fa», afferma Ferrari. A questo proposito, fa sapere La Paglia, è in programma per fine mese un incontro con i dirigenti scolastici per affrontare, tra gli altri, anche questo argomento.

Laura Perina

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