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baby gang

Costringe un minorenne a spogliarsi e lo picchia con una spranga: arrestato un altro membro della «Qbr»

Il giovane apparterrebbe alla baby gang ritenuta responsabile di aggressioni, spaccio di droga, rapine ai rider, furti e violenze gratuite
Bande Violenti e prevaricatori gli appartenenti alla QBR
Bande Violenti e prevaricatori gli appartenenti alla QBR
Bande Violenti e prevaricatori gli appartenenti alla QBR
Bande Violenti e prevaricatori gli appartenenti alla QBR

Nei guai era finito da minorenne perché appartenente alla QBR, la baby gang ritenuta responsabile di aggressioni, spaccio di droga, rapine ai rider, furti e violenze gratuite, messe in atto solo per rimarcare la superiorità del gruppo. E per quegli episodi 12 persone (minori e non più) il 27 luglio compariranno davanti al gup del tribunale dei Minori Valeria Zancan.

Mahmoud Changui era stato indagato perché il 4 marzo aveva picchiato un coetaneo «reo» di aver difeso il fratello bullizzato dal giovane ritenuto uno dei capi della baby gang che per un paio di anni ha seminato la paura in Borgo Roma. Era all’obbligo di permanenza in casa, da alcuni giorni è in carcere sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marzio Bruno Guidorizzi per un altro episodio avvenuto il 12 novembre 2022, quando obbligò un ragazzino a denudarsi completamente, iniziò a minacciarlo e colpirlo con un’asta di metallo. E oggi, difeso dall’avvocato Giovanni Chincarini comparirà davanti al magistrato per l’interrogatorio di garanzia.

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Il video choc

Se l’aggressione del 4 marzo avvenuta nel parcheggio di un locale poco distante da Adigeo era nota, il comportamento che ha indotto il pm Maria Beatrice Zanotti chiedere la misura di custodia è emerso da un cellulare. Sul telefonino di un altro indagato (ritenuto uno dei vertici della baby gang) c’era quanto girato nel bagno di casa di Changui.

In quelle immagini si vede l’adolescente nudo in un angolo della stanza, terrorizzato, mentre viene colpito violentemente con una spranga di ferro. Un modus operandi, quello di riprendere le vittime di umiliazioni e punizioni, già adottato in passato con un ragazzo che si era rifiutato di consegnargli la sua tuta del Real Madrid e che aveva poi denunciato l’episodio.

Quando fu costretto a chiedere scusa al «capo» venne malmenato e tutta la scena fu pubblicata sui social. Non solo le immagini, dall’ascolto dell’audio emerge che alla base della «lezione» c’è un debito di 20 euro per l’hashish che Mahmoud gli aveva chiesto di ritirare, lui aveva perso la dose e l’indagato quindi pretendeva i soldi o la restituzione del DO (che in gergo significa stupefacente). Il ragazzino il denaro non lo aveva ma come emergerebbe dall’ordinanza, è stato terrorizzato e percosso ripetutamente. Mentre qualcuno riprendeva la scena umiliante e la vittima che implorava pietà.

La stessa gang

I due si conoscono perché anche la vittima gravita nella QBR come il fratello, destinatario recentemente di un ordine di collocamento in comunità.
Ma quella punizione inferta per aver «disubbidito» a un ordine doveva essere probabilmente un monito per gli altri. E al tempo stesso incutergli terrore affinché non raccontasse nulla.
Stando a quanto emerso infatti la vittima ha faticato ad ammettere l’accaduto (ma le riprese video erano difficilmente equivocabili), all’inizio si era rifiutato di parlare sia con la polizia sia con il pubblico ministero. A frenarlo probabilmente era stata la paura di ritorsioni e di vendetta.
Diverse le accuse per Mahmoud che vanno dalle lesioni aggravate (perché commesse ai danni di un minore e con l’utilizzo della spranga) alla violenza privata alla tentata estorsione. E deve rispondere anche del pestaggio «lezione» del 4 marzo.

Fabiana Marcolini

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