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Il disastro aereo

Antonov, ora i risarcimenti: «Giustizia dopo 28 anni»

Il ministero dei Trasporti dovrà rifondere i fratelli di Stefania Modesti: «C’è voluto tanto tempo. Speriamo sia davvero così»
I resti dell’Antonov, precipitato il 13 dicembre 1995 poco dopo il decollo dall’aeroporto Catullo
I resti dell’Antonov, precipitato il 13 dicembre 1995 poco dopo il decollo dall’aeroporto Catullo
I resti dell’Antonov, precipitato il 13 dicembre 1995 poco dopo il decollo dall’aeroporto Catullo
I resti dell’Antonov, precipitato il 13 dicembre 1995 poco dopo il decollo dall’aeroporto Catullo

Ventotto anni. Tanto tempo c’è voluto perché venisse riconosciuta giustizia ai familiari delle vittime del disastro aereo dell’Antonov. Praticamente l’età di Stefania Modesti, veronese di Borgo Venezia, che quella sera del 13 dicembre 1995 perse la vita, assieme ad altre 48 persone, 50 secondi dopo il decollo poco oltre le piste dell’aeroporto Catullo di Villafranca.

«La giustizia ha fatto il suo corso, dopo vari ostacoli», è il commento di Alberto Modesti, il fratello di Stefania, dopo che la Corte d’Appello di Venezia nei giorni scorsi ha condannato il ministero dei Trasporti a risarcire gli ultimi familiari. «Si sapeva che sarebbe andata a finire così, ma c’è voluto del tempo. Speriamo però ora di non essere costretti a rivolgerci ad altri avvocati per ottenere quanto ci spetta».

L'ammontare dei risarcimenti

Il ministero dei Trasporti è stato condannato a risarcire Alberto Modesti e la sorella Elena, con oltre 576mila euro a titolo di «danno iure proprio non patrimoniale» per la perdita di Stefania (cifra che include anche il risarcimento per la madre Maria Teresa Frapporti, che è morta nel 2012). «Mia madre è stata quella che ha affrontato il colpo più duro: Stefania era sempre nei suoi pensieri, una ragazza solare, che trasmetteva tranquillità», racconta. «Mentre era in vita ha sempre visto i passaggi processuali andare male, ma ha sempre combattuto, forte del suo desiderio che venisse fatta giustizia».

Assieme a loro la Corte d’Appello ha condannato il Ministero a risarcire anche tre fratelli kosovari, all’epoca di 13, 12 e 10 anni, che rimasero orfani a causa del disastro aereo: per loro la cifra stabilita ammonta a circa 377mila euro a testa, oltre 1,1 milione di euro totali.

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L’odissea giudiziaria

La sentenza della Corte d’Appello arriva in seguito alla decisione della Corte di Cassazione dell’aprile 2022, che aveva accolto il ricorso di alcuni familiari contro la precedente sentenza della Corte d’Appello, che aveva ridotto la quantificazione del danno non patrimoniale «iure proprio» da 50mila a 20mila euro per vittima. La Cassazione aveva accolto il ricorso dei familiari contro l’utilizzo delle tabelle risarcitorie applicate dai giudici di Venezia, invece di quelle di Milano, che prevedono cifre più alte.

«Per tutti questi anni il Ministero ha continuato a contrastare la richiesta di risarcimento», commenta Francesco Zerbinati, presidente dell’associazione Familiari delle vittime del disastro aereo. «Questa sentenza ribadisce che il Ministero deve risarcire, ma non si può ancora definire un successo: un conto è infatti avere titolo a essere risarciti, ma quando arriveranno questi soldi?».

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Manuela Trevisani

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