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le zone più a rischio

Bombe d’acqua e alluvioni, Verona è al sicuro? La risposta degli esperti

Molti gli interventi messi in campo tra Alpone e Novare. Bacini, pulizie, rialzi degli argini soprattutto nell’Est. L’Adige non desta preoccupazioni, altre zone sono vulnerabili. De Antoni (Consorzio): «Accadrà ancora»
Un volontario della protezione civile al lavoro in un tratto allagato
Un volontario della protezione civile al lavoro in un tratto allagato
Un volontario della protezione civile al lavoro in un tratto allagato
Un volontario della protezione civile al lavoro in un tratto allagato

Ciò che è successo in Emilia Romagna, potrebbe accadere anche nel Veronese? I meteorologi li chiamano nubifragi. In termini più gergali «bombe d’acqua», precipitazioni improvvise e intense, che durano una manciata di minuti, al massimo qualche ora, in un’area limitata a un paio di chilometri, ma che possono causare allagamenti dagli effetti disastrosi.

È proprio delle «bombe d’acqua» che si deve avere più timore. Anche nella nostra provincia. Perché i nostri terreni, sempre meno abituati ad assorbire acqua, non ovunque sono in grado di reggere quantitativi così elevati di pioggia.

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I precedenti nel Veronese

La provincia veronese non è nuova a scenari simili. Basti tornare con la memoria all’alluvione dell’Est Veronese nel 2010, all’esondazione del progno Mezzane che nel 2013 ha causato anche una vittima, o più di recente, agli allagamenti di Parona, Arbizzano e Negrar del 2018.

Come si è corsi ai ripari

Da allora molto è stato fatto. Nell’Est Veronese, dove scorrono l’Alpone, il Guà e il Tramigna, sono stati creati degli appositi bacini di laminazione, una sorta di «parcheggio» temporaneo per quella parte di acqua che il fiume non riesce a contenere in caso di piena. Grandi vasche che, quando si alza il livello dell’acqua, «assorbono il colpo». Non solo.

Sono stati creati dei «sovralzi arginali» per alzare la quota dell’argine, in modo da farci stare all’interno una quantità maggiore di acqua. Non ultimo, è stata fatta una grande opera di pulizia dei torrenti dagli alberi e dalle ramaglie, che ostruiscono il naturale percorso dell’acqua.

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E ancora. Tra pochi giorni verrà inaugurata la nuova «briglia filtrante» che servirà a proteggere Mezzane di Sotto e i centri abitati limitrofi dal rischio di ostruzione di ponti. Per mettere in sicurezza il torrente Novare, che aveva causato gli allagamenti del 2018 a Parona, il Consorzio di bonifica veronese ha realizzato uno «scolmatore di piena» per la raccolta e la deviazione delle acque, posizionato ad Arbizzano.

Tutti interventi che dimostrano come il problema delle esondazioni sia stato tenuto in alta considerazione negli ultimi anni. Ma tutto ciò è sufficiente? Verona e i paesi della provincia possono dirsi al sicuro da inondazioni e alluvioni? Non proprio.

Torrenti e progni sorvegliati speciali

Se l’Adige, che attraversa la città e rappresenta il secondo fiume italiano dopo il Po, non sembra costituire un potenziale pericolo, grazie alla galleria Mori-Torbole che ne fa defluire parte delle acque nel Garda, la soglia d’allerta non si può completamente abbassare per torrenti e progni, disseminati qua e là nella provincia.

«Negli ultimi anni abbiamo realizzato numerosi interventi per mettere in sicurezza i corsi d’acqua minori», spiega l’ingegner Andrea De Antoni, direttore tecnico del Consorzio di bonifica veronese. «Le “bombe d’acqua“, però, sono imprevedibili. È sufficiente che si verifichino a un chilometro di distanza dal punto in cui è stato realizzato l’intervento per creare comunque problemi. Purtroppo temo che ci dovremo abituare a simili allagamenti e ciò è frutto anche del saccheggio del territorio a cui abbiamo assistito negli anni».

I corsi d'acqua più a rischio

Tra i corsi d’acqua più a rischio, quelli che scendono dalle colline. «Nessun torrente è in grado di reggere, come portata, le precipitazioni di una bomba d’acqua», prosegue De Antoni. «Se in passato esistevano delle “zone di esondazione“, campi in cui la piena poteva tranquillamente defluire, adesso ci sono stati costruiti sopra dei quartieri, spesso peraltro senza opere di adeguamento», conclude il direttore tecnico del Consorzio di bonifica veronese.

«Ma l’acqua, da qualche parte, deve trovare la sua strada e così nascono i problemi». Una situazione, purtroppo, alquanto diffusa.

Ieri, 17 maggio, il presidente della Regione Luca Zaia ha firmato il decreto di Stato di emergenza per le eccezionali avversità atmosferiche che si sono verificate in provincia di Rovigo e a Venezia.

Manuela Trevisani

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