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Legnago

Mora Sport, il «re delle biciclette» chiude per sempre dopo 121 anni di storia

L'epopea iniziata da Bortolo Mora si conclude 121 dopo con la chiusura del negozio sportivo
A destra, Anna Maria e Cristina Mora
A destra, Anna Maria e Cristina Mora
A destra, Anna Maria e Cristina Mora
A destra, Anna Maria e Cristina Mora

Sono passati 121 anni da quando Bortolo Mora decise di aprire in piazza Garibaldi 10, a Legnago, un negozio di biciclette, tutte realizzate rigorosamente a mano. Era il 1903 e quell’idea si dimostrò subito vincente. «Mora Bortolo Biciclette», come recitava l’insegna al pianoterra del palazzo di famiglia, era solo l’inizio di un’avventura proseguita in tempi più moderni con il nome di «Mora Sport».

Perché chiude il negozio Mora Sport

Una storia lunga ben tre generazioni che purtroppo, però, arriva ora al capolinea. Le due attuali proprietarie, le sorelle Anna Maria e Cristina Mora, hanno entrambe già raggiunto la pensione e dopo aver trascorso gran parte della loro vita, la prima dal 1976 e la seconda dal 1984, tenendo salde le redini della «creatura» di nonno Bortolo, innovandola continuamente, hanno deciso di chiudere l’attività. 

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I figli sono già da tempo realizzati in altre professioni e sul negozio, al pari di altre realtà commerciali dei centri storici, pesa come un macigno la concorrenza dei centri commerciali e dell’e-commerce. Le serrande saranno abbassate per sempre ai primi di maggio, ma lo striscione che annuncia la svendita totale per «cessazione dell’attività» parla chiaro.

Nessun ripensamento, anche se tanti affezionati clienti, increduli, lo chiedono a gran voce. Del resto, basta guardare alcune delle foto d’epoca all’interno del negozio per comprendere come l’antico «Mora Bortolo Biciclette» e il più recente «Mora Sport» abbia accompagnato generazioni di legnaghesi.

La storia della famiglia Mora

Bortolo Mora in una foto d’epoca nel suo ambiente naturale, quello dello sport a pedali
Bortolo Mora in una foto d’epoca nel suo ambiente naturale, quello dello sport a pedali

«Nonno Bortolo», spiegano Anna Maria e Cristina, «aveva una passione sfrenata per le bici. L’attività è rimasta sempre al civico 10. Anche dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il palazzo fu ricostruito nello stesso punto. Agli inizi, Bortolo, con diversi dipendenti, costruiva lui stesso le bici e aveva perfino brevettato uno speciale copertone "a palloncino".

Tutto veniva fatto a mano, comprese le viti, sulle quali erano riportate incise le iniziali B.M. Ma anche altri pezzi, come i freni, erano marchiati "Mora". Le prime biciclette avevano addirittura i cerchioni delle ruote con parti in legno». 

Dopo qualche tempo, con il sopravvento delle bici industriali, Bortolo si adegua alla novità. «A quel punto», proseguono le sorelle Mora, «smise di produrre i pezzi. Li comprava e poi con i suoi uomini li assemblava non mancando di inserire la targhetta Mora-Bianchi, visto che aveva rapporti di amicizia e commerciali con il mitico Edoardo Bianchi. Proseguì così anche nel dopoguerra. Aveva mille idee ed un amore smisurato per il ciclismo. Tanto che oltre a far gareggiare fin da bambino nostro padre Alberto, per decenni è stato l’organizzatore del trofeo di ciclismo "Mora Biciclette"».

Dalle biciclette allo sport in generale

Alberto, però, pur affiancando nella contabilità il papà Bortolo, diventa medico condotto. Negli anni Settanta il nuovo «Mora Sport», pur continuando a vendere biciclette, si amplia ulteriormente, con articoli sportivi, abbigliamento, e per un periodo addirittura con giocattoli, casalinghi e motorini.

«Titolare, fino al 2009, è stata nostra madre Lucia Pinzan», precisano le due sorelle Mora, che le sono subentrate nel 2009. «Ma in negozio lei, molto impegnata a fare la mamma, stava poco. Potevamo però contare sulla nostra storica commessa, Lida Meneghello».

Dalla metà degli anni Settanta, «Mora Sport», si trasforma in un regno per gli sportivi, sia a livello di attrezzature che di abbigliamento. «Forse», sottolineano le due titolari, «è più facile elencare gli sport di cui non ci siamo occupate. Ci mancherà tutto di questa grande avventura. Perfino in estate non abbiamo mai chiuso un giorno».

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Elisabetta Papa

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