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La storica chiusura

Dopo 50 anni chiude lo storico Lancini, fra i suoi clienti Franco Califano. «In centro è sempre più dura»

Sipario su uno storico negozio di abbigliamento del centro di Verona
Gran Prix I titolari Matteo e Paola e il marchio del negozio da una decina di anni
Gran Prix I titolari Matteo e Paola e il marchio del negozio da una decina di anni
Gran Prix I titolari Matteo e Paola e il marchio del negozio da una decina di anni
Gran Prix I titolari Matteo e Paola e il marchio del negozio da una decina di anni

Di stagione in stagione, pur offrendo nulla in materia di motori e carrozzerie, ha esposto in vetrina auto da corsa, mezzi d’epoca e golf car con tanto di tappeto erboso. Punto di riferimento per l’abbigliamento uomo e donna, ha vestito generazioni di veronesi con abiti di alta sartoria. E incuriosito turisti, giovani e appassionati di moda che prendevano spunto dalla creatività, unita a gusto e amore per i dettagli, delle sue inedite vetrine.

Verona, chiude Lancini

Poche settimane ancora e la lunga corsa di Lancini arriverà al capolinea. A fine mese, il negozio di abbigliamento fondato nel ’71 da Luciano Lancini – da un decennio denominato Gran Prix e gestito da Matteo Costalunga, con la moglie Paola Alberti, e da Valeria Lancini, figlia di Luciano – chiuderà.

«Una scelta sofferta ma inevitabile», spiegano Costalunga e consorte. Matteo ha mosso i primi passi in bottega, come commesso – «all’inizio tuttofare: piegavo abiti, pulivo i posacenere» – non appena quindicenne, al fianco di Luciano quando il negozio era ancora in via Scudo di Francia, dove aveva traslocato da via Sottoriva, prima sede.

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Bottega storica, nel 1993 è approdato in vicolo Crocioni, dov’è ora. Lo stretto collegamento tra via Cappello e piazzetta Navona da circa un anno ha avuto un enorme incremento di passanti, complice l'ingresso al Cortile di Giulietta dal vicinissimo Teatro Nuovo. Tutto questo movimento non ha trovato riscontro negli scontrini? «Sì, ma in negativo. Questa marea di persone non è un target appetibile per noi, al contrario la ressa allontana i nostri clienti: il sabato potremmo tenere chiuso», riassume Costalunga. A remare contro, «anche lo stress del parcheggio, gli orari di accesso a cui si sono aggiunti anche quelli di uscita. I centri storici chiusi alle auto saranno il futuro ma la nostra è una città antica ad oggi poco accessibile con altri mezzi. E la clientela va altrove. Il cantiere a Ponte Nuovo ha complicato una situazione già difficile», dicono i proprietari. Una serie di problematiche, dunque, e il punto di non ritorno segnato dall’aumento dei canoni di affitto.

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La situazione negli anni Novanta

L’analisi del centro storico di oggi in scacco a locali e grandi catene internazionali e sempre meno popolato da residenti, lascia il passo ai ricordi della città antica di ieri. «Negli anni ’90 in negozio eravamo in 9, tra cui una sarta. Per 7 anni abbiamo organizzato la Lancini golf cup ed eravamo tappa della Mille Miglia. Allora vestivamo le vetrine con macchine da corsa: vere», aggiunge Matteo, che ha preso il diploma di visual d’interni e vetrinista quando già lavorava da Lancini.

L’opzione online? «La nostra è un’offerta medio-alta, sartoriale, difficile da declinare via web o social. Non si può spiegare la qualità di un tessuto, il calore del cashmere, la preziosità e funzionalità di alcuni dettagli attraverso uno schermo», aggiungono Matteo e Paola. Cala dunque il sipario. È ora di una pausa, anche di riflessione, per capire se e come reinventare un business che è prima di tutto amore per il bello, la moda e, di riflesso, il territorio. «Le idee sono molte ma quando le uscite superano le entrate, lo spirito imprenditoriale deve mettere un freno alla passione per il proprio lavoro che spronerebbe a proseguire, nonostante tutto», aggiunge Costalunga che non chiude però alcuna porta.

«Del resto, non escludo il ritorno», conclude citando l’epitaffio che Franco Califano, abituale cliente di Lancini ogni volta che faceva tappa a Verona, ha fatto incidere sulla propria lapide.

Ilaria Noro

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