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«Specializzazione per gli Oss fuori tempo massimo»

Levata di scudi anche da parte dei sindacati per la delibera approvata nei giorni scorsi dalla Regione Veneto, che ha dato il via libera a un percorso destinato agli operatori socio sanitari - 510 posti in tutto il Veneto, 90 solo nell'Ulss 9 Scaligera - per aumentare le loro competenze «per contrastare la carenza di personale dovuta all'emergenza pandemica». Le criticità, secondo la Funziona pubblica della Cgil, sono principalmente tre. Punto primo, il contratto. «Si chiede agli Oss con formazione complementare di fare delle attività su cui non c’è normazione giuridica né contrattuale. Si fa finta di non vedere che quelle attività possono determinare, in caso di problemi, denunce al lavoratore per abuso di professione», spiega Ivan Bernini segretario generale Fp Cgil Veneto. «E ambiguamente», aggiunge, «si colma la carenza di infermieri con l’operatore socio sanitario. E si pensa, magari, di poter usare figure diverse dall’infermiere pagandole meno». Il sindacato ricorda che la Regione aveva già «forzato» in questa direzione tra il 2003 e il 2006 prevedendo i corsi per operatori socio sanitari specializzati. «Ci sono, da allora e dopo 17 anni», spiega la Fp Cgil, «4.700 lavoratori che, illusi di fronte a prospettive di carriera professionale, hanno pagato di tasca propria i corsi e si sono formati. Senza veder realizzate le proprie aspettative com’era ovvio, vista l’assenza di norme legislative e contrattuali». Seconda questione, i contrasti con gli altri professionisti. Il corso viene attivato, con 150 ore teoriche, per svolgere funzioni che per legge sono esclusive dell’infermiere. Spiega Bernini: «Si usa parte dei lavoratori, che comprensibilmente vedono in questo atto un’opportunità di crescita professionale e di risposta alle ambizioni di carriera lavorativa, per metterli contro altri lavoratori». Una delibera - ed è il terzo punto sottolineato da Sonia Todesco, segretario della Fp Cgil di Verona- «che arriva fuori tempo massimo, perché le case di cura per anziani, in carenza di personale nei periodi di picco del Covid ora devono fare i conti con operatori in esubero». •

F.L.

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