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Montecchia di Crosara

Nella notte, in Romania, l'abbraccio tra Jan e Svetlana, scappata da Kiev col figlio Igor

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Svetlana e il figlio Igor
Svetlana e il figlio Igor
Jan parla dal confine con la Romania

Aggiornamento...

A Darabani, in Romania, l'abbraccio con l'amica Svetlana ed il figlio Egor scappati da Kiev. Si sono incontrati ieri notte il soccorritore della Croce rossa italiana Jan Gresso, partito lunedì da Montecchia di Crosara, e la sua amica ucraina fuggita dalla capitale ucraina col figlio tredicenne: dopo un viaggio per entrambi pesantissimo e caratterizzato da continui cambi di itinerario, i due amici si sono finalmente incontrati. La donna ha potuto contare su un passaggio in auto da parte di un'amica, Lena, e tutti hanno trovato ospitalità per la notte in una abitazione privata messa a disposizione da una donna di Darabani. Questa mattina, dopo una buona colazione, è cominciato il viaggio di ritorno di Jan Gresso: davanti oltre 1500 chilometri per accompagnare l'amica e suo figlio nell'Est veronese e farli entrare nell'appartamento che un sambonifacese ha già messo loro a disposizione, almeno per una decina di giorni. Jan viaggia sulla sua auto assieme ad Egor: Svetlana invece a bordo della Renault Clii di Lena, che li segue. Quest'ultima, proprio durante il viaggio della speranza con cui da Kiev ha raggiunto la Romania per accompagnare l'amica ed il figlio, ha deciso che non tornerà indietro ma proseguirà il suo viaggio per rifugiarsi in Polonia da alcuni amici. Le notizie che anche questa mattina arrivano da Kiev sono infatti terribili e la donna ha deciso quindi di mettersi in salvo. Le due auto puntano su Budapest: nel conto ci sono infatti le ore di attesa che li aspettano alla frontiera tra Romania e Ungheria. Cercheranno poi riparo per le notte per ripartire domattina verso l'Italia. 

 

Jan ed Egor, fuggito con la madre da Kiev
Jan ed Egor, fuggito con la madre da Kiev

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Svetlana e suo figlio Egor sono riusciti ad oltrepassare sia la frontiera Ucraina-Moldova che quella con la Romania: mancano quasi 350 chilometri all'abbraccio con Jan Gresso, l'operatore della Croce rossa italiana che è partito ieri da Montecchia di Crosara, in auto e da solo, per soccorrere l'amica in fuga dell'Ucraina. La donna e suo figlio, che hanno potuto contare su un passaggio garantito da un amico di Kiev, sono ora al sicuro e in attesa dell'arrivo di Jan cercheranno una sistemazione per tutti e tre per la notte.

Si rimetterlo in viaggio appena possibile per percorrere alla rovescia i 1650 chilometri che li porteranno nel veronese: per Svetlana e suo figlio c'è già un appartamento messo a disposizione gratuitamente, per una decina di giorni, da un sambonifacese: poi si tratterà di organizzare la staffetta dell'accoglienza. La stanchezza, per il cittadino ceco naturalizzato veronese, comincia a farsi sentire ma ora la meta è sempre più vicina. 

 

Una foto di Jan: strade rumene
Una foto di Jan: strade rumene

 

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Il viaggio di Jan, destinazione Romania: ennesimo cambio di rotta per Jan Gresso, partito ieri da Montecchia di Crosara per andare a prendere l’amica Svetlana e suo figlio Egor in fuga da Kiev. Appena finito il coprifuoco madre e figlio tredicenne si sono rimessi in viaggio a bordo di una piccola Peugeot condotta da un amico: l’auto, carica all’inverosimile, ospita anche una seconda donna ed è ancora in territorio ucraino.

Dall'auto di Jan al confine con la Romania
Dall'auto di Jan al confine con la Romania

«Percorso difficilissimo perché la resistenza ucraina, per disorientare le milizie russe, ha smantellato tutti i cartelli stradali che indicano i nomi dei paesi: c’è il navigatore, ma spesso si gira in tondo e si allunga il percorso», racconta l’operatore della Croce rossa italiana nato a Praga.

Jan, arrivato a tarda sera a Budapest, si è rimesso alla guida prima delle 6 del mattino con davanti un viaggio di altre 9 ore e mezzo e oltre 600 chilometri: ora la prospettiva di effettuare il recupero degli amici in territorio rumeno, dove è in attesa di passare la frontiera, e non sul confine slovacco, come inizialmente previsto. «Vi ringrazio dell’attenzione ma chiedo che non sia su di me: io ho preso l’iniziativa ora ma lo farò ancora se ci sarà bisogno anche per altre persone. Non è importante quello che sto facendo io», dice, «ma che ognuno, nel suo piccolo, possa dare una mano a queste persone».

Paola Dalli Cani

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