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Il caso

«Sono io l’autore del volantino, ma era una provocazione contro il fascismo»

Il volantino dell'annuncio dell'apertura di una «palestra di fascismo»
Il volantino dell'annuncio dell'apertura di una «palestra di fascismo»
Il volantino dell'annuncio dell'apertura di una «palestra di fascismo»
Il volantino dell'annuncio dell'apertura di una «palestra di fascismo»

«Non sono preoccupato di strascichi legali, per i quali non credo ci sia una base solida, ma che si perdano tempo e risorse a indagare su una cosa finta». La premessa con la quale veniamo contattati è questa. La seconda, collegata alla prima, è che, assicura l'interessato, non c’è alcuna apologia del fascismo, anzi, la sua voleva essere una sorta di denuncia.

Lui è l’autore del volantino sulla «Palestra di Fascismo» che ha provocato polemiche sui social, le proteste del centrosinistra cittadino e che è rimbalzato oltre i confini veronesi. Duecento A5 infilati in altrettante cassette delle lettere in zona Borgo Trento, che propugnavano la nascita di «Arcobaleno nero»: palestra nostalgica che, fra nonsense ed errori grammaticali, si propone di «creare macchine perfette per graffiare la società fino a farla sanguinare» in uno «spazio aggregativo per giovani disallineati».

Chiediamo e otteniamo le prove che l’autore sia proprio lui, poi cerchiamo di capire cosa l’abbia mosso. «Sbrigativamente vorrei poter dire "perché mi andava". Più in profondità, è un modo sghembo di esprimere il disagio che provo alla presenza di formazioni (tocca pure usare il plurale) neofasciste con sede in città. Una presenza pesante, incomprensibilmente tollerata dalle istituzioni, che ha talvolta conseguenze tangibili sulle ossa di chi non va loro a genio».

In molti ci hanno creduto...

A me pareva che dopo una prima lettura veloce e indignata, rileggendo il carattere ironico emergesse di per sé. Insomma dai, che «arcobaleno nero»? «Giovani di tutte le età»? Tutti gli strafalcioni che ho sparso? Lo «sport completo»?

Eppure...

Che si apra una palestra «nera», a Verona è tristemente credibile. E mi affascinava l'idea di poter intervenire sul reale, in un modo che nemmeno il più icastico dei post su Facebook può eguagliare. Il cattivo gusto era necessario.

Cos'ha pensato quando si è reso conto delle forti reazioni suscitate?

Ho capito di aver sopravvalutato lo spirito critico medio dei veronesi. Serve un'educazione alla bullshit detection che parta dalla scuola primaria. D'altro canto, osservo con dispiacere che la soglia di sopportazione per il "fascismo della porta accanto" viene superata più agevolmente dalle parole che non dalla sequela di micro aggressioni che punteggia la storia cittadina recente. Quanto all'indignazione, in dosi moderate la trovo comprensibile e chiaro segno di bontà d'animo.

Da quanto progettava quest’azione?

Se guarda le bozze (sono idee, appunti, versioni parziali e poi modificate del volantino, ndr) ci sono riferimenti al 2019, perché 'sta roba l'ho tenuta in pancia un sacco di tempo.

Aveva mai fatto qualcosa di simile?

È possibile

Pentito di averlo fatto o di come l'ha fatto?

Al momento no. Esistono bolle sociali quasi impermeabili in questa città. Se grazie a questa azione qualcuno ha per la prima volta avvertito una presenza fascista di cui non aveva contezza, a qualcosa è servito. L'unico serio rammarico è se si stessero davvero impegnando uomini e mezzi delle forze dell'ordine per indagini su qualcosa che non è.

La distribuzione dei volantini il giorno prima della Giornata della Memoria non è stata felicissima

La coincidenza con la Giornata della Memoria è del tutto involontaria, semplicemente sono un procrastinatore incredibile, ma mi ero stufato di avere in casa i volantini già pronti.

Riccardo Verzè

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