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Le reazioni sui social

«Palestra fascista», l'autore del volantino sentito dalla Digos

Il volantino «incriminato»
Il volantino «incriminato»
Il volantino «incriminato»
Il volantino «incriminato»

L’intervista ha fatto discutere (ancora) la città e la politica. Ma un dubbio, per chi l’aveva, l’ha tolto: quei volantini non volevano essere apologia di fascismo. Già quando erano comparsi i fogli che pubblicizzavano la «Palestra di fascismo», la Digos veronese era stata particolarmente cauta nell’accreditare la pista estremista.

C’erano troppe contraddizioni, troppi errori evidentemente pacchiani, per non pensare che si trattasse di qualcos’altro. Comunque sia, la Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali della questura scaligera vuole mettere un punto sulla vicenda e ieri ha sentito l’autore del volantino, prima di passare le carte alla Procura, che valuterà eventuali fattispecie penali, al momento difficili da supporre. Lui ha collaborato, ancora un po’ sorpreso per l’eco avuta dalla sua provocazione.

 

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Se da un lato vanno verso la conclusione le indagini degli agenti guidati dalla dirigente Tea Mercoli, dall’altro si ravviva la fiamma delle reazioni sui social. Pescando fra le centinaia di commenti sulla nostra pagina Facebook, si nota che è ampia la schiera di chi «l’aveva capito subito» che si trattava di un fake. «Io l'avevo beccato subito. Mi meraviglio di essere stato tra i pochi», scrive Giovanni. Come Giorgio: «Bastava leggere due righe per capire l’accozzaglia di contraddizioni nei termini usati, a partire dal nome della sedicente palestra!». O Erminio: «Lo avevo scritto subito che questo volantino era una presa in giro. Ma evidentemente a sinistra vedono fantasmi dappertutto».

C’è un’ampia fetta di commentatori che fa considerazioni simili: «Sinistra contro la stessa sinistra... figuracce folli, un unico delirio: il fascismo che solo loro vedono. Non ci sarà mai una cura contro queste deviazioni mentali». O ancora: «Si è arrivati al punto di inventarsi una palestra fascista a Verona per sollevare le solite orde di indignazioni. Quando non c'è l'episodio da strumentalizzare, la sinistra se lo crea da sola» mentre qualcun’ altro si chiede se Paolo Berizzi, che su Repubblica aveva dedicato una puntata della sua rubrica alla vicenda, ammetterà l’errore.

Secondo Carlo invece «di imbecillità scritte dai fascisti ne abbiamo lette anche di peggiori». Paola è dura: «Chiunque sia stato e per qualsiasi motivo, non si scherza su una delle pagine più dolorose della nostra storia», mentre per Stefano, un po’ tranchant, «un caso Marsiglia in una città di fasci fa comodo ai fasci». Alla fine arriva il commento-proposta di Cibo, il noto writer veronese che disegna ortaggi o salsicce sopra gli slogan fascisti sui muri: «Trovo la satira un ottimo modo per parlare di un argomento. Visti i risultati, non si può che fare i complimenti per questo slancio creativo! Lavoriamo assieme?».

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Riccardo Verzè

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