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In difficoltà soprattutto la primaria

Scuola, regna il caos, famiglie «dimenticate» senza indicazioni: «Il Sisp non risponde più»

Bambini a scuola: una scena sempre più rara, purtroppo
Bambini a scuola: una scena sempre più rara, purtroppo
Bambini a scuola: una scena sempre più rara, purtroppo
Bambini a scuola: una scena sempre più rara, purtroppo

Lo smarrimento lascia il posto all’incredulità e alla rabbia. Ogni nuova trafila che si avvia nelle singole classi alla scoperta del primo caso di studente positivo è seguita dallo sconcerto dei genitori, che non si capacitano di dover rimanere in una situazione di stallo, completamente in balia di uno scenario in cui è difficile trovare regole di comportamento precise e dove le interpretazioni sono spesso divergenti. E tutto ciò a due anni dall’inizio della pandemia.

L’unica cosa certa, a oggi, è che centinaia e centinaia di famiglie – in particolare delle scuole primarie, che sono al momento quelle maggiormente in difficoltà, tra continui aggiornamenti normativi - si trovano costrette a gestire a casa bambini la cui salute è già stata certificata da tamponi effettuati a pagamento in farmacia, in attesa che dal Servizio igiene e sanità pubblica (Sisp) arrivino le indicazioni per il primo tampone, il cosiddetto «T0» che consentirebbe il rientro a scuola dell’alunno. Rientro sorvegliato per cinque giorni e, in teoria, da verificare poi con un secondo tampone dopo 5 giorni. Ma il tempo di comunicazione del via libera al «T0» arriva dal Sisp dopo 5, 6 o persino più giorni e finisce quindi addirittura per oltrepassare la scadenza del test del quinto giorno dal contatto con un caso di positività. Per questo nuove disposizioni del Sisp iniziano a comunicare alle scuole, insieme alle date per l’esecuzione del tampone «T0», anche l’eliminazione del cosiddetto «T5». Doposcuola Il fatto poi che i doposcuola debbano seguire un’altra trafila sta creando ulteriori situazioni grottesche, con bambini che frequentano la mattina ma non possono fermarsi in classe per proseguire le attività pomeridiane pagate a inizio anno scolastico.

 

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Da parte loro, i genitori sentono di aver fatto la loro parte: vaccini, tamponi immediati in farmacia sborsando fino a 22 euro (novità dell'ultim'ora: in Veneto ora sono gratuiti, ndr) per i bimbi sotto i 12 anni. Ora, però, chiedono indicazioni coerenti, oltre alla possibilità di poter effettuare subito il primo tampone di verifica, senza attendere la fatidica comunicazione del Sisp, come del resto sta già avvenendo in alcuni istituti che hanno scelto di percorrere autonomamente questa strada. «Il decreto legge del 7 gennaio indica di fare il “T0” il prima possibile, ma ognuno sta interpretando a modo suo e quindi va fatta assolutamente chiarezza», esclama Monica Valdegamberi, mamma di tre figli, di cui due alle elementari, nel limbo dell’attesa.

«Chiediamo», aggiunge, «che si uniformi il fatto che il primo tampone possa essere eseguito subito, senza attendere le indicazioni del Sisp ma sfruttando la possibilità di rivolgersi alle farmacie, in modo da poter mandare i figli a scuola, permettendo così ai genitori di tornare al lavoro senza subire illegittime quarantene». Poca chiarezza Il Sisp, fino a un paio di giorni fa, ricordava alle scuole, in maniera criptica, che “le classi inviate a tampone senza disposizione e senza prenotazione, salvo che punti ad accesso libero, non saranno sottoposte a tampone”. Non è chiaro però cosa significhi “salvo che punti ad accesso libero”.

La soluzione della farmacia appare quindi come la più percorribile e veloce. Ma non è tutto. Le procedure che sembrano assodate e valide, mutano di continuo. Dirigenti e responsabili scolastici sono quindi costretti a barcamenarsi tra disposizioni poco chiare, didattica a distanza in attesa del «T0», didattica a distanza per intere classi in caso di più alunni positivi. In alcuni casi si è già fatto presente alle famiglie che non si ritiene applicabile la possibilità di riaccompagnare i figli a scuola, una volta fatti i «tamponi zero» dal risultato negativo, senza aspettare che arrivino gli esiti dell’intera classe, come invece prevedono le recenti precisazioni regionali. Il timore è quello di un ritorno a scuola a singhiozzo, interrotto magari già il giorno seguente, in caso emergesse un ulteriore caso positivo.

Anche le indicazioni per i bambini guariti spesso confermano una piena asincronia. «Siamo al paradosso. Un bambino vaccinato in contatto stretto con un familiare positivo può andare a scuola e fare la sua vita in autosorveglianza, ma se il contatto è scolastico, questa norma non è più applicabile», protesta una mamma. Che sottolinea: «Paradossalmente, i bambini si trovano in una condizione peggiore dello scorso anno, proprio ora che sono vaccinati o immunizzati per guarigione recente. Pretendiamo quindi coerenza e rispetto dei diritti». .

Chiara Bazzanella

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