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Bici e monti

Valle di San Valentino, la suggestiva (e poco conosciuta) valle delle cascate

Val Rendena: Percorso da Baita Gork al bivacco Dosson, ai piedi del Carè Alto
Valle di San Valentino, la valle delle cascate

Il mondo di granito ai piedi del Carè Alto, nella trentina Val Rendena, offre una miriade di itinerari e bellissime traversate in quota, che si possono sviluppare anche su più giorni, in un ambiente totalmente integro e selvaggio, ben conosciuto soprattutto dai «local», ma molto meno dagli altri frequentatori della montagna, attratti da mete più altisonanti (come la vicina Madonna di Campiglio con le sue spettacolari Dolomiti di Brenta). Ed è un peccato perché le valli che salgono verso la piramide del Carè sono forse fra le più suggestive e solitarie dell’intero Parco Adamello-Brenta.

 

La valle di San Valentino e Baita Gorck

In particolare quella di San Valentino, la valle delle cascate, un gioiellino che merita davvero di essere scoperto. Oltretutto, chi è veronese ha un motivo in più per andare da quelle parti, ed è il fatto che a gestire il rifugio di valle - la Baita Gorck, a 1.200 metri di quota - sono due ragazze di Sant’Ambrogio e Castel d’Azzano, Martina Simeone e Chiara Lonardi, che hanno scelto di cambiare vita e di realizzare il loro sogno, dopo le esperienze vissute insieme al rifugio Telegrafo sul Baldo e a Malga Moscarda in Lessinia.

La Val di San Valentino si stacca da Javrè, frazione del Comune di Porte di Rendena, e sale fino al passo di San Valentino (2.765 m), il più antico valico tra la Val Rendena e la Val di Fumo. Un terreno di gioco che offre percorsi segnalati che entrano nel cuore del massiccio adamellino attraverso il passo delle Vacche o la Val Cavento. Con un po’ di gamba si può raggiungere il rifugio Ongari, in alta Val Borzago, base di partenza per le salite al maestoso Carè Alto (3.463 m), montagna simbolo del Parco insieme all’Adamello e alla Presanella. Oppure, sul versante che si affaccia sulla Val Breguzzo, è possibile raggiungere i laghi di Valbona (2.200 m) e la cima che li domina, il Creper di Stracciola (2.544 m), percorso da una via attrezzata che scende al bivacco Cunella e quindi di nuovo in Val di San Valentino.

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Il sentiero al bivacco Dosson

Io e il mio collega Riccardo, dopo un saluto e un caffè al Gorck, siamo saliti fino al piccolo bivacco del Dosson (2.357 m), alla base del versante meridionale del Carè e della Cresta di San Valentino.

Il percorso può iniziare dalla Baita, ma in auto si può anche arrivare tre chilometri più avanti, al parcheggio di Pian del Forno (1.340 m), dove si stacca il sentiero Sat 224. Si sale a zigzag nel bosco costeggiando il torrente Bedù, quindi si traversa fino a un piccolo guado. Il sentiero raggiunge la malga Coel di Vigo e quindi, sempre lungo il torrente, risale la scarpata di rado bosco che raggiunge la piana di malga Valletta Bassa.

Un ponticello di tronchi permette di superare il Rio Bedù. Ora il sentiero, molto adamellino, fra massi ed erba risale il ripido pendio che fiancheggia la bella cascata di Valletta Alta, che domina il paesaggio con un imponente salto, accompagnata da altre cascatelle minori e dallo scrosciare delle acque del torrente. Questo tratto è particolarmente ripido e faticoso e presenta un paio di facili passaggi su lisce rocce granitiche. La bellezza della cascata fa dimenticare un po’ la fatica.

Scavalcato il gradino glaciale si arriva al bivio di Valletta Alta, a 2.100 metri di quota, dove su un masso c’è una lapide che ricorda le vittime di una grande valanga abbattutasi sui soldati nel 1916. Le creste di queste valli, durante il primo conflitto mondiale, furono terreno di combattimento, prima linea, fra gli italiani e gli austriaci e i segni lasciati della Guerra bianca sono ancora oggi evidenti, con innumerevoli fortificazioni, postazioni militari, reticolati e anche cannoni, portati con incredibili fatiche a tremila metri e ancora oggi muti testimoni di un tragico passato. Le immense pietraie del Carè Alto sono quindi un’opportunità anche per gli appassionati di reperti bellici.

 Proseguendo diritti si arriva al vicino lago della Valletta Alta e, più sopra, al passo di San Valentino.

 

Andando a sinistra (destra idrografica) si può raggiungere invece il bivacco Cunella (2.280 m), superando il passo Coston della Valletta (passaggi attrezzati). Dal bivacco si può arrivare sulla vetta del Creper di Stracciola, lungo il sentiero alpinistico Cova (in parte attrezzato).

Per salire alla nostra meta, la Casina Dosson, si va invece a destra (sinistra idrografica), puntando al già visibile pennone del bivacco. Il sentiero costeggia il rio fino a un suggestivo punto nel quale l’acqua del torrente, prima di tuffarsi nella sottostante cascata, scorre su una vasta lastra di granito, creando suggestivi effetti.

Raggiunto il ben attrezzato Dosson, con stufa, tavola e alcuni posti letto nel sottotetto, la nostra idea era di salire fino al bivio per il passo delle Vacche (la Val di Fumo e il bivacco Segalla) e Bocchetta di Conca (e il rifugio del Carè Alto), ma il meteo non certo ideale ci ha convinto a tornare sui nostri passi (e, una volta a valle, ad approfittare degli ottimi piatti della Baita Gorck).

La zona è davvero uno spettacolo unico di rocce, acque e praterie alpine: ambienti solitari, frequentati nella parte bassa della vallata anche dagli orsi (almeno, così dicono i cartelli). Dal parcheggio al bivacco, con le soste, abbiamo impiegato 2 ore e 45 minuti. Per il rientro ne bastano meno di due.

Claudio Mafrici

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