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L'itinerario

Sui sentieri di guerra del Tonale orientale

Sulla cima del Monte Tonale orientale
Sulla cima del Monte Tonale orientale
Sulla cima del Monte Tonale orientale
Sulla cima del Monte Tonale orientale

Una facile e bella escursione autunnale ci porta alla scoperta di una zona poco frequentata del passo del Tonale, al confine fra Trentino e Lombardia, abbastanza lontana dagli impianti di risalita e con splendide visioni sulla Presanella.

La meta è il monte Tonale Orientale (2.697 m), panoramico balcone sulla lunga costiera, ben oltre quota Tremila, che dal Corno di Lagoscuro passa per Cima Presena, Cima Busazza, Presanella e Cima di Scarpacò.

Il tracciato militare

Il tratto fino al Tonale Orientale costituisce la prima parte del Sentiero degli Austriaci, il lungo tracciato militare che collega il passo del Tonale con il Torrione d’Albiolo. Da queste parti i segni lasciati dalla Grande guerra sono ancora molto evidenti, anche ad oltre cent’anni di distanza.

Chi intende poi proseguire sul sentiero attrezzato (opportuno il kit da ferrata) può andare a collegarsi con il più noto Sentiero degli Alpini che dal Torrione d’Albiolo raggiunge il passo dei Contrabbandieri e poi scende di nuovo al Tonale. Un fantastico anello che si percorre in 6 ore e che si può allungare passando per le cime Casaiole e Cady. Si tratta di sentieri molto panoramici e ingiustamente (o meglio, per fortuna!) meno conosciuti e quindi poco frequentati, ma comunque ben segnalati. Un tracciato da mettere in agenda.

Sentiero 111

Per la salita al monte Tonale Orientale la partenza è all’altezza dell’ospizio di San Bartolomeo, che si raggiunge in auto dalla strada del passo, sul versante trentino. Il sentiero 111 si stacca vicino all’hotel La Mirandola e sale sui pascoli fino a incrociare la strada sterrata che porta a malga Valbiolo. La si percorre per un brevissimo tratto fino a un bivio (non molto evidente) che sale per prati al soprastante laghetto per l’innevamento programmato delle piste.

Qui bisogna tenere la destra evitando l’invitante percorso con tabelloni che gira invece verso sinistra per malga Valbiolo, ma che costringe poi a tornare indietro. Si sale in una valletta puntando al pendio sulla destra tagliato in maniera molto evidente dal sentiero 161 che andremo a imboccare a un bivio segnalato. Si procede quindi su lunghi e panoramici traversi che in parte costituivano le trincee austriache di fronte alla linea italiana rappresentata dal crinale di Cima Cady.

La furiosa battaglia del 1918

Qui, nell’estate del 1918, venne combattuta una furiosa battaglia: le truppe italiane riuscirono a respingere l’attacco a valanga degli austroungarici, che subirono gravi perdite e furono costretti a ritirarsi. Questo fronte alpino pressoché sconosciuto viene raccontato nel bel libro di Sergio Boem «Sui prati del Tonale 94 stelle alpine» (Edizioni Rendena, 2021), grazie al quale è stata individuata solo due anni fa una fossa comune con i corpi di 94 soldati austroungarici. Una scoperta di eccezionale valore storico, che è ora al centro di uno studio internazionale di bio-antropologia forense portato avanti dal Museo delle scienze di Trento con l’università inglese di Durham, che ha permesso il recupero di 12 salme.

I segni delle bombe

I segni lasciati dall’esplosione delle bombe sono ancora lì, sul terreno, e risultano particolarmente evidenti sui pendii dell’Alpe Tonale e sotto Cima Biolca, letteralmente traforati da centinaia di buche. Il bel sentiero sale senza problemi (un paio di punti sono attrezzati con cavetto) in direzione dell’evidente valico ai piedi della cima, dove ci si affaccia sulla sottostante Città morta, il villaggio militare che ospitava la base logistica avanzata degli austroungarici.

Di fronte a noi la bella cima del Redival (2.937 m) già raggiunta da «Bici e monti» (9 dicembre 2022). Dal passo (quota 2.600 m) si sale a sinistra sul sentiero ben segnalato, con qualche tratto esposto ma facile e molti resti della guerra, fino alla cresta e alla cima del monte Tonale Orientale. Splendido il panorama sulla conca del passo e sulla teoria di cime del Presena; alle nostre spalle la Punta e il Torrione d’Albiolo, con il sentiero attrezzato che percorre la lunga cresta. Sopra la Val di Peio svetta il monte Vioz (3.645 m) con il ghiacciaio e la gemella Punta Linke.

Ad est la Val di Sole con le sue innumerevoli cime e all’orizzonte le Dolomiti. E poi c’è lei, la «regina», la Cima Presanella (3.556 m), con la sua famosa parete Nord, ormai ghiacciata solo in piccola parte, e il ghiacciaio che si percorre lungo la via normale dal rifugio Denza. La giornata limpida fa apprezzare ancora di più l’eccezionale balcone del Tonale Orientale.

La Presanella

Dalla cima, caratterizzata da una croce metallica con una lapide a ricordo dei caduti tirolesi, si percorre a ritroso il sentiero per il valico, quindi ci si abbassa per un centinaio di metri fino alla Città morta (2.500 m), dove si può camminare nella storia fra muretti e basamenti degli edifici militari e si trovano ancora schegge e ossa di animali. Da qui si individua facilmente un sentierino segnalato (cartelli) ma piuttosto stretto che corre in leggera salita in direzione di Cima Biolca, altro splendido balcone sulla Presanella.

Anche in questo caso si tratta di un tracciato militare che serpeggia fra trincee e appostamenti e che collegava la Val di Strino e i forti Zaccarana e Mero con la Città morta. Il sentiero percorre quindi la bella cresta della Biolca fino alla cima omonima (2.652 m) e quindi scende ripidamente su prati e poi rado bosco fino a raggiungere i resti del Forte Zaccarana, baluardo della linea austroungarica, uno dei migliori esempi di architettura militare, che venne per buona parte demolito e saccheggiato.

La visita dei ruderi richiede un po’ di attenzione ma è alla portata di tutti. Dal forte un sentiero scende per breve tratto e poi corre in leggera discesa fino a ritrovare la stradina che sale a malga Valbiolo e quindi, verso sinistra, all’ospizio di San Bartolomeo dove avevamo parcheggiato. L’itinerario si percorre senza fretta in 5 ore, il dislivello è di circa 850 metri.

 

Claudio Mafrici

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