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In cima al «Re della Valle»

L'inizio della cresta del Redival, sopra di passo di Strino
L'inizio della cresta del Redival, sopra di passo di Strino
In cima al «Re della Valle» (Mafrici)

Una grande montagna, che sfiora i tremila metri e che è accessibile a quasi tutti: non a caso i solandri la chiamano il «Re della Valle». Il Redival domina l’alta Val di Sole, a cavallo fra la Val di Pejo e il Tonale. Evidente, imponente, eppure non dico dimenticata ma sicuramente poco nota ai non trentini. Un peccato perchè l’itinerario per la cima, con la sua bella cresta, e i numerosi sentieri della zona sono belli, panoramici e soprattutto poco frequentati. Anche in questo caso, in autunno il Redival offre il meglio di sé. Per questo con mia moglie Daniela abbiamo deciso di fare una capatina da queste parti. Una escursione che si può allargare al monte Tonale Orientale, visitando l’imponente «Città morta» creata dagli austro-ungarici durante la Grande guerra.

Partenza dal passo del Tonale

Si parte dal passo del Tonale, a 1.883 metri. Si sale in auto verso l’Ospizio di San Bartolomeo (1.971 m), nei pressi del quale con un po’ di difficoltà si parcheggia. Si prende a destra una stradina che scende in Val Strino ma dopo un breve tratto si prende a sinistra il bel sentiero 160 che traversa lungamente in leggera salita il versante trentino in direzione del forte Saccarana (o Zaccarana o Werk Tonale), che si raggiunge con uno strappo e i cui resti documentano il ruolo che ebbe durante il primo conflitto mondiale. Costruito fra il 1907 e il 1913, era la struttura difensiva più moderna realizzata dagli austriaci lungo lo sbarramento del Tonale, in posizione dominante (2.096 m) sopra il forte Mero e soprattutto il forte Strino (che si incontra salendo in auto lungo la strada statale da Vermiglio).

Dai ruderi del Saccarana si ammira sull’altro lato della valle la lunga cresta che dalla Cima Presena (3.069 m) arriva alla Presanella (3.558 m) passando per la selvaggia Busazza (3.326 m). Il forte, smantellato per recuperare tutte le strutture metalliche, è oggi aperto solo per visite guidate.

Val Strino, sentiero fra abeti e rododendri

Oltre il forte si entra nella Val Strino lungo il bellissimo sentiero che fra abeti e rododendri attraversa il Bozerlait e sale fino al baito del Porzelait (2.205 m), con incrocio di sentieri. Si prosegue in direzione della Bocchetta di Strino sul sentiero 137, nel vallone dominato a sinistra dalle rocce del Torrione d’Albiolo (2.969 m) e a destra dalla lunga cresta del Redival, la nostra meta. Arrivati a un altro incrocio, a destra si traversa per la Città morta, ma questo sentiero lo seguiremo al ritorno.

Tenendo la sinistra ci si alza verso la Bocchetta di Strino, sfiorando i laghetti omonimi (2.578 m), quest’anno piuttosto ridotti (per raggiungerli bisogna deviare a destra, non sono evidenti dal sentiero). La salita a zigzag comincia a farsi sentire sulle gambe, gli sfasciumi come sempre non aiutano la progressione e il passo sembra lontanissimo, anche se è lì, sopra di noi. Anche la cresta del Redival comincia a mostrarsi meglio nelle sue reali dimensioni e, almeno da qui, non sembra particolarmente bonaria. Ma si tratta di un’impressione: in realtà è fattibile senza troppi problemi. In ogni caso la scelta di lasciare a casa la nostra cagnetta si è rivelata azzeccata.

La salita a Bocchetta di Strino a 2.848 metri

Faticosamente si arriva ai 2.848 metri della Bocchetta di Strino, che si affaccia sul vallone del Montozzo che scende al lago di Pian Palù. Qui, dopo un breve traverso, inizia la cresta vera e propria del Redival, piuttosto accidentata ma che non presenta grandi difficoltà: solo una serie di passaggi nei quali bisogna usare le mani e controllare dove si mettono i piedi. Ripeto, non bisogna farsi impressionare e anche i due tratti un po’ esposti non risultano problematici. Si percorre la dorsale di massi, detriti e terra a saliscendi, con interessanti affacci, purtroppo per noi chiusi dalle nuvole in risalita. Aggirato un ultimo gradino roccioso si arriva alla croce del Redival (2.937 m). Il panorama è grandioso ma le nebbie ci hanno tolto buona parte della soddisfazione della cima. Vabbè, sarà per un’altra volta...

La discesa può avvenire sulla via di salita, oppure sul più facile versante sud, lungo tracce fra erba e detriti. Il pendio è molto ripido e un po’ ostico ma è sicuramente la soluzione più rapida. Conviene tagliare verso destra e poi scendere quasi diritti. Arrivati alla base del Redival si passa dai laghetti (solo il secondo si può definire tale) e con un altro bel taglio sulle pietraie si torna sul sentiero principale percorso in salita, al bivio con il sentiero 161 per la Città morta e il monte Tonale Orientale. Si sale a una sella in direzione del Torrione d’Albiolo, quindi si traversa quasi in piano verso sinistra il vertiginoso pendio (qui meglio non averle, le vertigini!) su un sentierino comunque ben tracciato.

Un altro lungo traverso ci immette nel desolato vallone ai piedi del Tonale Orientale, dove venne costruita la Città morta, una teoria di terrapieni sui quali erano state erette le baracche per le truppe austro-ungariche, a breve distanza dalla prima linea che si trovava sul lungo crinale fra Albiolo, Cima Biolca e Tonale Orientale. Ancora numerosi, a distanza di oltre cent’anni, i segni di quella tragedia collettiva, con le bianche ossa dei muli che spiccano fra i sassi.

Un'altra mezzora e si sale sulla cima del monte Tonale Orientale

Chi non è ancora stanco, in meno di mezz’ora può salire sulla cima del monte Tonale Orientale (2.696 m). Noi, che invece stanchi eravamo già, abbiamo preferito raggiungere il passo e, sempre lungo il sentiero 161, il Sentiero degli Austriaci, abbassarci a tornanti sul ripido pendio erboso verso malga Valbiolo. Senza raggiungere la malga, si scende a sinistra senza problemi fino all’Ospizio e quindi alla macchina.

Il giro completo richiede circa sette ore, ha un dislivello di circa 1200 metri, si può percorrere anche in senso inverso ed è in genere fattibile fino all’autunno inoltrato, in assenza di neve. Diversamente, i ripidi pendii del Redival e del monte Tonale Orientale sono pericolosi per valanghe e comunque, in caso di innevamento significativo, è meglio stare alla larga. La via scialpinistica da malga Strino risale il versante meridionale della montagna, è una classica ma va affrontata solo con neve molto bene assestata, e richiede una certa esperienza.

 

Claudio Mafrici

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