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IL BALZO D’ORO

Rebecca sulle orme
di Sara «Il mio sogno?
Le Olimpiadi»

di Nicolò Vincenzi
Dopo il titolo Allievi, la veronese, che gareggia per la veneziana Aristide Coin, vince anche quello Juniores. Ad Ancona la diciassettenne Pavan ha saltato 1,76. «Altri 4 centimetri e avrò il pass per gli Europei. Quanta fatica per studiare e allenarmi»
La veronese Rebecca Pavan, tesserata per un società veneziana, sulla pedana di Ancona
La veronese Rebecca Pavan, tesserata per un società veneziana, sulla pedana di Ancona
La veronese Rebecca Pavan, tesserata per un società veneziana, sulla pedana di Ancona
La veronese Rebecca Pavan, tesserata per un società veneziana, sulla pedana di Ancona

È più che una promessa. Una certezza dell’atletica italiana. La veronese Rebecca Pavan, sabato scorso ad Ancona, si è laureata campionessa italiana juniores indoor di salto in alto, saltando 1,76, migliorando di un centimetro il suo personale. Diciasettenne, ma con un bagaglio già ricco a livello nazionale: da ultimo i campionati italiani allievi portati a casa l’estate scorsa a Rieti. Altri successi nazionali risalgono addirittura al 2015, mentre la prima esperienza con la maglia azzurra è datata luglio 2017, quando ha iniziato a partecipare ai raduni e agli Eyof, i giochi olimpici della gioventù europea. Dopo un passato nella Libertas Rossetto di Lugagnano, da un paio di anni Pavan è tesserata con la società veneziana Aristide Coin. Proprio in laguna sta preparando la scalata verso i grandi obiettivi.

Il titolo assoluto di categoria è uno dei risultati più importanti della tua carriera fino ad ora. Cos’hai pensato dopo il salto che ti ha regalato la vittoria?
Mi sono resa conto di quello che era successo solo domenica sera. Sabato ho fatto la mia gara con una tranquillità incredibile. E non è da me. Solitamente sono molto ansiosa. Dopo il salto mi sono messa ad urlare di gioia e sono corsa dal mio allenatore Enrico Lazzarin. È stata una emozione fortissima.

Che tipo di gara è stata? E quali erano i tuoi obiettivi alla vigilia?
La gara è iniziata verso mezzogiorno. Dopo il riscaldamento, in pedana, ho fatto un solo salto di prova. Sono entrata a 1,60, ho saltato 1,67, 1,70, 1,72, 1,74. Infine 1,76, il salto che mi ha consentito di portare a casa il titolo. Non avevo aspettative per la misura, ma volevo vincere. Per fare il minimo per gli europei - mi sono detta - c’è tempo fino a giugno, per questo ero tranquilla.

Quindi sono gli Europei il prossimo obiettivo…
Esatto. Per la qualificazione bisogna fare almeno 1,80, misura che ho già raggiunto l’anno scorso, quando ho vinto i campionati nazionali allievi. Oltre alla partecipazione dei prossimi europei in Svezia, però, vorrei anche migliorare il mio record personale. Ma il vero sogno nel cassetto sono le Olimpiadi.

Dedizione e tanto sacrificio sono elementi indispensabili per raggiungere alti livelli. Da quanto ti allenavi per questo evento?
Mi sono allenata davvero parecchio per questo appuntamento. Ho fatto tutta la preparazione invernale in vista dei campionati, quindi da ottobre. Faccio 5 allenamenti a settimana per circa due ore. Ogni tanto però devo prendermi una pausa di una o due settimane se no sciòpo (dice in dialetto sorridendo, ndr).

Ci sono personaggi dello sport, o della tua disciplina in particolare, a cui ti ispiri?
Sono principalmente tre: Sara Simeoni, Fiona May e Marco Fassinotti. Marco ho avuto la fortuna di conoscerlo qualche anno fa. Mi ispiro a lui come modello di vita. È una persona che stimo tantissimo sotto ogni aspetto.

Per inseguire i tuoi sogni, però, hai dovuto stravolgere anche la tua quotidianità e quella dei tuoi genitori. È una scelta che rifaresti?
Si. Da luglio dell’anno scorso mi sono trasferita a Venezia con la famiglia. Circa due anni fa, infatti, la società Coin mi ha contattata per chiedermi di aggregarmi alla squadra con il mio allenatore Enrico Lazzarin, che ringrazio insieme a tutta la società e i compagni per il supporto che mi danno sempre. Le mie giornate sono piuttosto lunghe: mi sveglio presto, vado a lezione, mi alleno e nel tardo pomeriggio studio. Però vivendo qui è tutto più facile. Riesco a frequentare gli amici, quelli che si allenano con me, molto più spesso».

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