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l'atleta veronese della nazionale

Razzismo sul bus, Rebecca Pavan: «Non è la prima volta, spesso mi sento presa di mira»

Atleta veronese nella nazionale di salto in alto, da qualche tempo s’è trasferita a Venezia dov’è successo l’ultimo episodio: «In Italia? Certo che lo avverto il razzismo. Io giro spesso e a certi livelli c’è solo qui»
Rebecca Pavan impegnata in un meeting e la madre che parla con il controllore sull'autobus inciminato
Rebecca Pavan impegnata in un meeting e la madre che parla con il controllore sull'autobus inciminato
Rebecca Pavan impegnata in un meeting e la madre che parla con il controllore sull'autobus inciminato
Rebecca Pavan impegnata in un meeting e la madre che parla con il controllore sull'autobus inciminato

«Ciao. Non essere razzista. Grazie». La frase, in realtà in inglese («Hi. Don’t be racist. Thanks), l’ha pubblicata sul suo profilo Instagram ieri pomeriggio Rebecca Pavan, atleta della nazionale italiana di salto in alto e veronese. Da qualche anno, per amor di sport, si è trasferita nel Veneziano dove vive con la famiglia che l’ha adottata da piccolissima.

«In Italia? Certo che lo avverto il razzismo. Io giro spesso e a certi livelli c’è solo qui», dice. Al telefono è gentile e scherza, ma sotto si avverte un malessere profondo. Tante, spiega, le volte in cui si è sentita discriminata per il colore della sua pelle. L’ultima proprio ieri pomeriggio quando con la mamma, Cristina Bettella, ha deciso di andare al centro commerciale Nave de Vero di Marghera.

Il racconto di Rebecca

«Siamo salite sul bus», racconta Pavan, 21 anni compiuti lo scorso maggio, «e c’era pochissima gente sopra. Entra mia mamma e non le chiedono niente, salgo io e il controllore mi chiede il biglietto. A quel punto avevo già capito che il motivo era per il colore della mia pelle. Ma non posso mettermi a litigare ogni volta».

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La reazione della madre

Di situazioni simili, spiega Rebecca, ne ha vissute tante altre. Sono piccole cose, atteggiamenti, toni di voce. A quel punto, però, è la mamma a non vederci più dalla rabbia. Cristina ripercorre tutto l’autobus - la linea 58 che porta al centro commerciale è gestita da una azienda di trasporti privata - per parlare con chi pochi secondi prima aveva chiesto l’abbonamento solo a sua figlia.

Bettella chiede ripetutamente il perché di quella richiesta a senso unico. «Non l’avevo mai vista», la risposta. Incalza ancora la mamma: «È perché è nera? Questo è razzismo». «Ma che c’entra quello», ribatte il controllore. Gran parte della scena, per altro, è immortalata in un video. «Lo hanno chiesto solo a me», continua Pavan, «perché, così ci hanno detto, mia mamma la vedono spesso su quella linea. Ma non me. In realtà lei sul 85 non ci va praticamente mai. Il motivo è un altro, spesso mi sento presa di mira».

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La mail di reclamo

Ieri pomeriggio la mamma di Rebecca ha scritto un lungo post su Facebook, ripreso poi anche dall’atleta (circa quattromila follower su Instagram) in cui scrive: «Il controllore ha chiesto il biglietto solo a Rebecca, ci siamo sedute e dopo due secondi mi sono alzata e ho chiesto spiegazioni! Il simpatico controllore mi ha detto che Rebecca avrebbe potuto non avere il biglietto, non l’aveva mai vista in autobus, mentre aveva visto me! Una bugia assurda al che gli ho detto che la richiesta fatta a nostra figlia si chiama razzismo e che tutto ciò è uno schifo, fatto solo perché lei non è bianca! Non finirà qui».

E infatti già ieri la famiglia Pavan ha mandato una mail di reclamo all’azienda di trasporti. Inoltre ha interessato anche il presidente del Veneto Luca Zaia che, seppur (per ora) in maniera informale, si è detto rammaricato di quanto accaduto: «Ci ha annunciato che segnalerà a chi di dovere», conclude l’atleta che con la Assindustria sport negli ultimi anni ha messo in bacheca tanti titoli e primati nazionali.

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Nicolò Vincenzi

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