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l'atleta veronese della nazionale

Razzismo sul bus, la denuncia della madre di Rebecca Pavan: «Chiesto il biglietto solo a lei perché è nera»

Madre e figlia rientravano da un giro al centro commerciale. Il controllore ha cercato di giustificarsi: «Non l'avevo mai vista...». Ma la donna: «Uno schifo, non finisce qui»
Rebecca Pavan e un bus del vettore su cui mamma e figlia sono salite
Rebecca Pavan e un bus del vettore su cui mamma e figlia sono salite
Pavan, razzismo sul bus

«Come rovinare una bella mattina». Inizia così lo sfogo su Facebook con cui Cristina Bettella denuncia un episodio di razzismo di cui si è ritrovata suo malgrado ad essere protagonista con la figlia (adottiva) Rebecca Pavan. La ventunenne veronese è una talentuosa pedina della nazionale italiana di atletica: di colore (l'origine è nigeriana), ma italianissima, adottata ancora in fasce da una famiglia veronese.

Mamma e figlia sono di ritorno dal Centro Commerciale la Nave de Vero, a Marghera, e salgono su un bus per rientrare.  «Il controllore ha chiesto il biglietto solo a Rebecca», racconta indignata la madre, che inizialmente incassa. «Ci siamo sedute ... ma dopo due secondi mi sono alzata e ho chiesto spiegazioni», continua la donna. «Il simpatico controllore mi ha detto che Rebecca avrebbe potuto non avere il biglietto, che non l'aveva mai vista in autobus».

La donna non si fa intimorire e in un video postato sui social la si sente sbottare contro di lui: «Ma cosa vuol dire? Solo perché è nera? E me, mi aveva mai vista prima? Questa è una bugia bella e buona, io qui non ci salgo mai».

«Questo si chiama razzismo», conclude la donna: chiedere il biglietto solo alle persone di colore, lasciando intendere che in quanto tali potrebbero non pagare. «E tutto ciò è uno schifo, fatto solo perché lei non è bianca !!! Non finirà qui», promette la madre.

 

 

Un episodio, probabilmente non il primo di cui madre e figlia sono state vittime, che ha scatenato anche l'indignazione della Rete. «Purtroppo il razzismo è stato sdoganato da tanti», si legge in molti commenti. «Prima ci si vergognava di esserlo, ora ci si vanta».

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