La recensione

Jasmine Trinca conquista: «La bellezza
è nella luce che passa dallo sguardo»

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Jasmine Trinca al Festival della Bellezza 2020 (Brusati)

Lo sguardo dell’attrice ma anche della regista. La bellezza e la passione per la recitazione. L’indefinibile leggerezza dello charme, specie quando è inconsapevole. E di bellezza inconsapevole ne ha molta, Jasmine Trinca, che ieri sera ha aperto il Festival della Bellezza con una conversazione elegante.

 

A guidarla, Alessandra Zecchini di Idem, in un Teatro Romano spogliato dagli alberi, con un fondale che lascia vedere l’altra sponda dell’Adige. La bellezza di Jasmine è nello sguardo, che campeggia sul maxi schermo del teatro, ma anche nel modo in cui siede e parla. «La bellezza è puramente soggettiva, si sa», dice, «ma il cinema ha di bello che anche i più brutti tra noi possono essere interessanti. L’ho visto nel mio corto da regista che presenterò a Venezia 2020. È sempre nella luce che passa dal tuo sguardo alla macchina da presa e arriva agli spettatori: la bellezza è lì».

 

Ed è facile capire oggi, a posteriori, dopo la raffica di premi vinti da Trinca, la luce che Nanni Moretti ha visto negli occhi di Jasmine, scelta a 17 anni, tra i banchi di un liceo, alla fine degli anni ’90, per «La stanza del figlio». Jasmine ricorda l’aura di Laura Morante, ma quello che circonda lei, ora, è qualcosa di indefinibile, una classe pop, popolare. «Sono una giovane donna cresciuta in un ambiente popolare, con poco, ma con grande rispetto per quello che aveva». In molti ruoli Trinca è stata la donna angelicata, borghese, prima di arrivare al ruolo di «Fortunata» per Sergio Castellitto: «Sono fortunata, come attrice, perché ho potuto fare scelte che ad altre sono state precluse. Con Sergio lavorare è come volare; mi sono sempre divertita. In Fortunata i personaggi sono tutti "fuori", come in un grande gioco: l’abbattimento della vergogna. Un’esperienza notevole per me".

 

Com’è stata «Miele», film di Valeria Golino: «Per me è stato entusiasmante e dal personaggio sono uscita con fatica. Sono le cicatrici di chi recita». E a proposito di bellezza, in apertura, come sigla del Festival, una performance della ballerina di origini veronesi Anna Beghelli, accompagnata dalla musicista e cantante Eleuteria Arena al violoncello. 

 

Qui di seguito l'intervista:

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E stasera:

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