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Al teatro Romano

Doppio appuntamento con Gianni Canova e Igor Sibaldi

Gianni Canova e Igor Sibaldi
Gianni Canova e Igor Sibaldi
Gianni Canova e Igor Sibaldi
Gianni Canova e Igor Sibaldi

Un altro doppio appuntamento oggi al Teatro Romano, per il Festival della Bellezza ideato da Alcide Marchioro e organizzato con il Gruppo Athesis.

 

Dopo Jasmine Trinca e Pupi Avati, oggi alle 18.30 l'appuntamento è con Igor Sibaldi mentre alle 21.30 toccherà a Gianni Canova che toccherà il tema  «Fellini e l’evasione onirica dell’eros». Canova parlerà della macchina dei sogni felliniana che produce scene di seduzione indimenticabili, dalla decadenza di Casanova alla figura di Don Giovanni atipico di Marcello Mastroianni nella «Dolce vita». Canova è il critico perfetto per un excursus nelle «innocenti evasioni» e nelle «sensazioni di leggera follia» di Federico Fellini, lui che guarda da sempre con occhio interessato Godard, Truffaut ma anche Verdone e Checco Zalone.

 

Prima di lui Igor Sibaldi, scrittore, studioso e intellettuale, parlerà dell' Eros, la forza dell’amore con la E maiuscola, non è quello che abbiamo sempre pensato.

 

Slavista, scrittore, drammaturgo e traduttore, milanese classe ’57, Sibaldi parlerà dei «percorsi di un’energia dirompente», quella di Eros, «un genio impertinente che amplia gli orizzonti della creazione». Ci anticipa l'equivoco in questa intervista:

 

Sibaldi, il tema del suo incontro è perfetto per l’edizione 2020 del Festival della Bellezza: Eros e Bellezza. Ma perché l’Eros occidentale sarebbe un equivoco? Perché ora indica una stimolazione più o meno artificiale del senso del desiderio. Oggi erotico vuol dire eccitante. La parola Eros in realtà non ha niente a che fare con questo. Innanzitutto è un dio bambino, uno dei più antichi del Mediterraneo. Chi racconta l’Eros è Socrate, in un paio di dialoghi di Platone. Per lui è il dio della medicina, della filosofia e dell’agricoltura; il dio di tutte le scoperte. Insomma, è un equivoco gigantesco!

 

Ma perché Socrate lo vede così? Perché per lui Eros è un modo di evolversi dell’individuo. Tutti pensano che l’evoluzione costi fatica e sforzo, ed è vero, ma solo in certi casi. C’è anche un’evoluzione che passa dal piacere, quello della visione della bellezza, che però fa paura a tutti. Quando si vede una persona bellissima passare, anche se uno non se ne accorge, entra in uno stato di ansia e perfino di paura che può trasformarsi in desiderio («Vorrei possederla»), disprezzo («Sì, è bella ma… è scema») e in altre forme di fuga («Bella sì, ma assomiglia a…).

 

E cosa si dovrebbe fare di fronte alla bellezza? Socrate spiega che si deve stare fermi e reggere all’impatto psicologico fortissimo. Inizia così una regressione rapida: ti ritrovi di colpo a quando avevi 14 anni; se non scappi, arrivi a 4 anni; se reggi il confronto, torni nel ventre di tua madre e, ancora prima, sempre che tu regga la bellezza, torni a quando correvi con gli dei nella Pianura della Verità. Davanti alla bellezza, per Socrate inizia il viaggio.

 

E quando finisce? Se sei una donna, sei incinta; se sei un uomo, sei incinto di bellezza. E devi produrre qualcosa di bello. Per i Greci Eros è tutto questo.

 

E per i primi Cristiani? All’inizio è qualcosa di simile. Pensate all’Annunciazione: Maria incontra l’arcangelo Gabriele che sta in alto, tanto in alto. È un’idea di altezza spirituale fortissima: lei sale in alto e torna giù incinta. Per i Romani era stato lo Spirito, ma non lo spiegavano. Per i Greci il senso è chiaro: Maria ha incontrato Eros. Ma nel Cristianesimo poi ha prevalso la parte romana ed Eros è stato ridimensionato e censurato. Gli hanno cambiato pure il nome: Eros diventa Agape, tradotto anche come amore.

 

E quando prende l’accezione odierna? Alla fine del ‘600, inizio del ‘700, quando Eros diventa quello degli amorini con la freccia.

 

E l’amore platonico? Non è quello che intendiamo noi. Se consideriamo l’orgasmo come lo stretching prima di affrontare una gara, l’amore platonico è quello che va oltre, che si trattiene per andare oltre. L’Oriente l’ha capito molto bene: è il Tantra. E non si sa se gli Indiani l’abbiano preso da Platone o viceversa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giulio Brusati

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