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Parla il ds del Verona

D'Amico: «Con Tudor ritroviamo lo spirito. DiFra? Errore di valutazione»

Tony D'Amico, ds dell'Hellas Verona
Tony D'Amico, ds dell'Hellas Verona
Tony D'Amico, ds dell'Hellas Verona
Tony D'Amico, ds dell'Hellas Verona

Addio amaro, per tutti. Anche per Tony D’Amico che dopo tre partite ha voltato pagina chiudendo il rapporto con Eusebio Di Francesco. Fulmine a ciel sereno per molti. Una scelta dettata dai (cattivi) risultati del campo e dalle rivedibili prestazioni di squadra per chi, fin da subito, invocava un repentino cambio di rotta.

 

Motivi

Ieri D’Amico, prima ancora di lasciare campo libero alla presentazione di Igor Tudor, è tornato sui motivi che hanno spinto il Verona a chiudere i rapporti con l’allenatore abruzzese. «A livello umano dispiace tantissimo. Di Francesco resta un bravo allenatore. Credere insieme a qualcosa di importante porta fiducia e credibilità. Insieme avevamo iniziato il 10 luglio un percorso, che si interrompe dopo appena tre giornate di campionato perché probabilmente è venuta meno una prospettiva, un credere in qualcosa, in un progetto ed in una modalità».

 

Nessun giudizio

«In questo momento non voglio assolutamente giudicare l’allenatore, non sarebbe giusto. Solo che non esistevano più le modalità idonee per una squadra come il Verona. E secondo la nostra visione, nel tempo si sarebbe perso ancora di più il senso di questa modalità».

 

Responsabilità

D’Amico completa il pensiero, non nascondendo nessun tipo di errore: «Evidentemente quest’estate è stato commesso un errore di valutazione. E non vogliamo sottrarci a quelle che sono le nostre responsabilità. E quindi siamo intervenuti molto velocemente. Detto questo, ribadisco la stima umana e professionale nei confronti del mister Di Francesco ma in questo momento abbiamo bisogno di ritrovare quello che è il nostro spirito che ci ha permesso, negli ultimi anni, di affrontare con grande coraggio ogni tipo di avversario, dalla prima all’ultima in classifica».

 

Passo oltre

Tudor è già nuovo capitolo. Da scrivere. Non di getto. Il Verona ha tempo per riabilitarsi. E l’ansia non deve diventare pericolosa compagna di viaggio. Non dopo tre giornate, non sapendo di avere tra le mani tutte le carte per poter dare una svolta alla stagione partita con il freno a mano tirato. La voglia è «sempre quella di mettersi in gioco, per ottenere qualcosa di grande per noi». Che poi resta sempre la salvezza. Oggi più che mai.

Adesso, soprattutto, che il Verona dovrà reimparare ad essere...se stesso. Recuperando quello spirito battagliero che aveva contraddistinto l’Hellas nel biennio felice con Ivan Juric. «Ed è proprio per questo motivo che abbiamo deciso di affidare la guida tecnica Igor Tudor. Oggi vale la pena concentrarsi proprio su di lui, su questo aspetta e su quello che dovremo fare da qui in avanti». Da parte del direttore del Verona anche un’ammissione. «Tudor era tra gli allenatori già contattati in passato. Ci eravamo parlati, avevamo avuto modo di confrontarci». Poi, però, non se n’è fatto niente. E l’Hellas ha deciso di virare su Di Francesco. Il resto è storia nota. E, per certi versi, rappresenta passato remoto di questo Verona ferito ma forse incattivito al punto giusto.

Simone Antolini

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