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L'iniziativa

«Odiare non è uno sport», Alba Borgo Roma in prima linea contro il razzismo

La società ha aderito all'iniziativa di ProgettoMondo contro il linguaggio d'odio e le discriminazioni nello sport. Verona maglia nera in Veneto per razzismo secondo il Barometro d'odio
Odiare non è uno sport. All'Alba Borgo Roma
Odiare non è uno sport. All'Alba Borgo Roma
Odiare non è uno sport. All'Alba Borgo Roma
Odiare non è uno sport. All'Alba Borgo Roma

Odiare non è uno sport. Nemmeno a Verona. Alba Borgo Roma, insieme ad altre società sportive del territorio, aderisce alla campagna nazionale promossa da Progettomondo.

«Non finisce lì. Dopo le partite prendono talvolta il sopravvento messaggi pieni di disprezzo e intolleranza, ingiustificabili». Lo dice Massimo Giarola, Responsabile Settore Giovanile dell'Alba Borgo Roma che, a fronte degli episodi di discriminazione e razzismo a cui assiste durante partite e allenamenti, ha aderito alla campagna Nazionale “Odiare non è uno sport”, promossa a Verona dall'Ong Progettomondo.

Insieme all'Alba anche la Verona Volley, la Scaligera Basket, la Dingo Rugby Club, l'Asd Lazise Calcio e la Crazy Academy sostengono l'iniziativa che sarà promossa il 6 aprile in un flashmob online sui canali social delle varie realtà aderenti.
 

Discorsi d'odio

Il tema del contrasto ai discorsi d'odio e alla discriminazione è da tempo un perno delle attività di Progettomondo con i giovani e le scuole. Da qui la scelta di promuovere una campagna – che si svolge in 10 territori italiani - legata anche all'ambito sportivo, favorendo una convergenza educativa tra scuole secondarie e le società sportive dilettantistiche per rafforzare la resilienza giovanile al fenomeno.

I dati emersi nel Barometro dell’odio nello sport promosso dalla campagna, monitorando per tre mesi i social (Facebook e Twitter) di 5 principali testate sportive italiane (Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport, Sky Sport e Sport Mediaset), identificando 4 principali dimensioni dell’hate speech: linguaggio volgare, l'aggressività verbale, l'aggressività fisica e la discriminazione.
Quasi un commento su tre è considerato d’odio e il calcio è il tema dominante nelle interazioni online: rappresenta circa il 96% dei post analizzati.

Verona maglia nera in Veneto

«Purtroppo si è registrato un aumento dell'hate speech in ambito sportivo rispetto all'anno precedente e la provincia di Verona è al primo posto in Veneto per razzismo», dichiara la responsabile Ufficio Educazione di Progettomondo, Rossella Lomuscio. «Il fenomeno rappresenta una spina nel fianco per i valori che lo sport dovrebbe incoraggiare, sia online che offline. A Verona abbiamo lavorato con le scuole del quartiere Borgo Roma e Golosine sul tema, incontrando più di 300 studenti e alle società sportive abbiamo proposto la formazione degli operatori, compresi quelli dell'Alba. Purtroppo il fenomeno cresce, i sociali contribuiscono a far sentire liberi di commentare e il lavoro educativo è proprio quello di formare ragazzi e ragazze perché siano più resilienti, non diano seguito ma anzi disincentivino i discorsi d'odio».

«Borgo Roma è un quartiere particolarmente esposto sul tema delle difficoltà di integrazione, vista l'alta densità di stranieri e di giovani di seconda generazione», evidenzia Fabio Venturi, Presidente Alba Borgo Roma. «Spesso il rione è finito sui giornali per le cosiddette Qbr, ossia ragazzini etichettati come Baby Gang dei quali arriva eco nei nostri spogliatoi. Anche uno dei nostri ragazzi è rimasto coinvolto e sta facendo i conti con la giustizia, e altri sono a rischio. Il calcio sta rischiando la deriva. È sicuramente lo sport in cui i linguaggi d'odio si fanno più sentire, principalmente a sfondo razziale, ma anche per i risultati sportivi».

Venturi prosegue: «Mantenere la sicurezza, favorendo un clima di tolleranza e inclusione reciproca, passa anche attraverso la formazione degli allenatori e il dialogo con i giovani atleti, per i quali vogliamo essere un punto di riferimento sociale e relazionale, oltre che sportivo, tenendo presente che oltre il 50% dei nostri iscritti sono di seconda generazione. Per questo abbiamo aderito alla campagna convintamente, coinvolgendo mister, staff e puntando a un lavoro in prospettiva, che non termina certo con l'affissione di qualche banner. È un impegno da affrontare tutti insieme. Le società sportive devono avere anche una vocazione sociale».

Anche per questo l'Alba è convenzionata con il Tribunale di Verona per accogliere persone che hanno commesso reati non gravi coinvolgendoli in lavori di pubblica utilità e messa alla prova. Conclude Venturi: «Lo sport, come la scuola, sono gli unici ambiti in cui si può fare integrazione vera e concreta, ma serve un accompagnamento».

L'influenza dei genitori

«Un nostro giocatore è stato minacciato su Instagram a seguito di un partita. Ci ha confidato di avere ricevuto messaggi intimidatori e minacce, per il solo fatto che aveva portato a casa la vittoria», riferisce Giarola. «L'influenza dei genitori è troppo spesso evidente perché certi linguaggi vengono replicati e li sentiamo in tribuna durante le partite. Basti pensare al caso di un padre sceso in campo durante una partita di bambini di 9 anni per prendere per il collo l'arbitro. I giovani sono però anche condizionati dai social, che li rendono ancora più consapevoli di quali siano i lati fragili da colpire in maniera voluta, tagliente, puntando direttamente a ferire la persona insultata. Due anni fa, tramite la Virtus, ha iniziato a lavorare con noi Abdul Ouatara, originario della Costa D'Avorio. Affianca la società nell’allenamento degli adolescenti, insegnando loro non solo il rispetto delle regole tecniche dello sport, ma anche quello tra compagni di squadra e verso gli avversari».

Conclude Andrea Zenari, Responsabile Attività di Base. «Abbiamo avviato un fondo, Alba Aiuta, per dare una mano economica, alle famiglie che hanno problemi per l'acquisto di scarpe, abbigliamento, visite. I mister ci segnalano le situazioni critiche e le affrontiamo privatamente. L'aspetto economico non può essere escludente, tutti hanno diritto di scendere in campo».
 

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