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predazioni a santa lucia dei monti

Sbranati due vitelli: «Lupi a Valeggio»

La prima predazione a marzo, pochi giorni fa un altro animale trovato squartato al pascolo nella frazione. L’allevatore: «Non mi sento più sicuro nemmeno in pianura». Esami per identificare il predatore
A sinistra un esemplare di lupo. A destra, Placido Massella con due dei suoi bovini al pascolo a Mozzecane FOTO LUIGI PECORA
A sinistra un esemplare di lupo. A destra, Placido Massella con due dei suoi bovini al pascolo a Mozzecane FOTO LUIGI PECORA
A sinistra un esemplare di lupo. A destra, Placido Massella con due dei suoi bovini al pascolo a Mozzecane FOTO LUIGI PECORA
A sinistra un esemplare di lupo. A destra, Placido Massella con due dei suoi bovini al pascolo a Mozzecane FOTO LUIGI PECORA

Due vitellini sbranati a nemmeno due mesi di distanza l’uno dall’altro. E il sospetto è che il responsabile possa essere un lupo. È comunque un bilancio avvilente quello che Placido Massella illustra, verbali alla mano. Non nasconde preoccupazione e rabbia l’allevatore, con azienda agricola a Mozzecane, che ha individuato la località al Serraglio a Santa Lucia ai Monti, frazione di Valeggio sul Mincio, per attuare la sua idea di allevamento attento al benessere animale.

Una scelta messa in pratica da circa otto anni: gli animali trascorrono poco tempo nella stalla, e la maggior parte della vita all’aria aperta, tra boschi e prati. Risultato: meno stress e carne di migliore qualità.

Il precedente

«Pensavo di essere al sicuro almeno qui in pianura e invece... Sto incontrando difficoltà che non avrei mai immaginato», afferma amareggiato. Massella, allevatore figlio di allevatore, inizia così a raccontare la sua esperienza.

Era la mattina del 20 marzo quando, all’arrivo al pascolo, si è trovato davanti agli occhi una scena straziante: «Un vitellino, di appena pochi giorni di vita, mezzo squartato e», descrive, «accanto a lui, la madre, che continuava a prendersi cura di lui leccandogli le ferite».

Per la bestiola non c’è stato nulla da fare, se non chiamare la polizia provinciale e il veterinario dell’Ulss per avviare le necessarie pratiche in casi del genere. Non essendo stati rinvenuti dai tecnici particolari specifici (impronte di lupo, tracce di feci o pelo, segni di dentatura) la predazione è stata archiviata come effettuata da «possibile canide».

Cosa che non esclude comunque che l’attacco sia stato causato, effettivamente, da un lupo. Sul fatto che si possa trattare di un predatore, Massella, non ha dubbi. La notte seguente all’evento predatorio, andando al pascolo assieme al figlio, ha intravisto una figura di animale simile a un cane che si muoveva verso il bosco.

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L’ultimo evento

Come se non bastasse pochi giorni fa, tra domenica 7 e lunedì 8 maggio, ha avuto una seconda predazione. Stessa la caratteristica per la vittima: un vitellino trovato dilaniato in mezzo all’erba.

Stesso il posto. Stessa la burocrazia, in attesa che il tampone riveli (ci vorrà qualche settimana) se è stato un lupo ad azzannare il vitellino. Ma anche in questo caso, Massella non ha dubbi. «Ho sempre pensato di essere al sicuro», ribadisce l’allevatore, «qui ci sono abitazioni nei dintorni e il passaggio di persone è continuo». Massella spiega che sull’appezzamento tiene una ottantina di capi, tra vacche e vitelli, chiusi in un recinto a filo. «Si sta male a vedere i propri animali ridotti in queste condizioni e l’indennizzo», precisa, «non vale mai la vita di un vitello».

I fatti in Trentino

A giugno dello scorso anno, mentre era in alpeggio in una malga sul Monte Altissimo, in territorio trentino, ha avuto una predazione di due manzette per le quali, ad oggi, non ha ancora avuto alcun risarcimento.

Non è soltanto una questione economica, sebbene ora che la stagione di portare il bestiame in quota si avvicina, sta ragionando su cosa fare: «Mi hanno proposto la Lessinia e ho rifiutato. Là non mi sentivo sicuro e ora non lo sono nemmeno in pianura». Massella sostiene che la sua vocazione per una «agricoltura rigenerativa» è impossibile da conciliare con la presenza incontrollata dei predatori: «Se devo tenere gli animali nel recinto, perché allora non si possono contenere i lupi in una determinata zona? Anche i miei animali hanno bisogno di vivere in libertà», puntualizza. «La verità è che si parla tanto», sottolinea, «ma di decisioni se ne prendono poche».

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Marta Bicego

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