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VALEGGIO

Il racconto del sequestrato: «Sono stato anche torturato». Ma non sa dire il perché

Il quarantaseienne, residente a Castelnuovo, è stato sentito dal pm Sergi e dai carabinieri anche dei Ros
La località in cui è avvenuto il sequestro dell’uomo
La località in cui è avvenuto il sequestro dell’uomo
La località in cui è avvenuto il sequestro dell’uomo
La località in cui è avvenuto il sequestro dell’uomo

Non hanno solo gambizzato G.B., 46 anni com’era emerso due giorni fa subito dopo il suo ritrovamento a otto ore dal rapimento. È stato anche torturato. Non ha solo le ferite alle gambe, procurate nel momento del sequestro con i colpi di pistola in località Fontanello a due passi da Valeggio ma anche una serie di fratture alle costole ed ematomi sul viso.

 

Otto ore di terrore quelle vissute due giorni fa dal quarantaseienne, residente a Castelnuovo ma nato ad Orvieto, nella mani di almeno cinque banditi che fino a ieri non avevano un nome. Chi l’ha visto in ospedale parla di un uomo molto provato. E reticente.

 

Due sera fa, è stato sentito in ospedale a Mantova dal pm Alberto Sergi dai militari del nucleo investigativo di Verona insieme ai colleghi del Ros e di Peschiera ma, riferiscono i militari, non ha saputo spiegare i motivi del suo sequestro. La deposizione del quarantaseienne non avrebbe fornito, però, spunti interessanti agli investigatori.

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La vittima ha raccontato di essere rimasto sempre incappucciato. Ha affermato di non aver mai visto i banditi in faccia nemmeno al momento del rapimento perchè avevano tutti il volto coperto con il passamontagna. Ha insistito, negando di averli mai sentiti neanche parlare. Ha raccontato di essere stato portato in un luogo angusto ma di non sapere dove si trovasse. E lì sarebbe stato picchiato selvaggiamente. Sul viso, sull’addome fino a procurargli le fratture alle costole. Era legato, ha continuato, non aveva alcuna possibilità di difendersi. Quando, però, si arrivava al clou del colloquio e gli si chiedeva il perché di così tanta violenza e ferocia, la risposta era sempre la stessa: «Non lo so».
Paura dei rapitori? Teme di finire nei guai? Si tratta di interrogativi che, per il momento, restano senza risposta.

 

Le indagini dei carabinieri continuano. Si cercano i malviventi e si studiano i filmati delle telecamere sia a Valeggio che a Solarolo di Goito dov’è stato abbandonato nel pomeriggio di giovedì verso le 18. Gli inquirenti hanno poi ristudiato le fasi del rapimento e sono così emersi alcuni errori commessi dai malviventi. I banditi forse appartenenti ad un’organizzazione criminale anche se gli investigatori su questa ipotesi nicchiano, hanno lasciato troppe tracce sul luogo del sequestro a partire dai quattro bossoli di proiettili esplosi in quei concitati minuti.

 

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Una delle due auto dei banditi con tanto di lampeggiante, forse la Bmw, ha superato l’utilitaria della vittima, costringendola ad accostare sul ciglio della strada mentre l’altra l’avrebbe affiancata con tanto di paletta in uso alle forze dell’ordine e sarebbero stati esplosi i colpi di pistola. Un’operazione esagerata, dicono gli investigatori, sarebbe bastato intimidire la vittima, mostrando la pistola. Così com’è apparso grossolano che uno dei cinque componenti della gang abbia costretto un furgoncino proveniente da Valeggio a tornare sui propri passi e a fare un’inversione a U durante le fasi del sequestro. Un’azione che ha destato inevitabilmente l’attenzione di chi si trovava in località Fontanello e ha lanciato l’allarme pochi attimi dopo il sequestro del veronese.

 

Un blitz, quindi, rivelatosi controproducente per gli stessi malviventi che nel giro di pochi minuti si sono trovate tutte le strade tra Valeggio e dintorni, presidiate dalle forze dell’ordine. Hanno resistito otto ore, poi sono stati costretti a scaricare la vittima in una stradina di campagna nel Mantovano per evitare di essere presi.

 

Uno spunto per le indagini, però, ieri è emerso: il quarantaseienne è titolare di una partita Iva nel settore bancario e il rapimento potrebbe essere collegato proprio alla sua attività professionale. 

Giampaolo Chavan

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