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Predatori in Lessinia

Lupi a Badia Calavena: 14 pecore sbranate dentro un recinto, spariti due agnellini

La rete elettrificata non è bastata. Spariti anche due agnellini
Un lupo. Nuovo assalto a greggi a Badia Calavena
Un lupo. Nuovo assalto a greggi a Badia Calavena
Un lupo. Nuovo assalto a greggi a Badia Calavena
Un lupo. Nuovo assalto a greggi a Badia Calavena

Il lupi sono tornati a colpire a Badia Calavena facendo strage di 14 pecore e molto probabilmente di due agnellini. In località Gonzo, boschi e pascolo nel verde delle colline, sul versante sinistro della Val d’Illasi.

Era inizio maggio 2019 quando, proprio qui, si era registrata la prima incursione dei predatori nella parte più a sud della vallata. All’epoca, a farne le spese erano state nove pecore di razza Brogna. Scene strazianti che purtroppo si sono ripetute nella notte tra mercoledì e giovedì ai confini dell’azienda agricola di Michela Perlati, che se ne occupa con il padre Augusto. Stavolta i lupi si sono superati. Il resoconto dell’aggressione è impietoso: «Tredici pecore azzannate e uccise, una ancora dispersa e tre ferite che proveremo a curare ma con poche speranze di salvarle», riassume la titolare. Dal gregge, composto da 33 animali, mancano all’appello pure due agnellini, ancora troppo piccoli per essere registrati all’anagrafe ovi-caprina.

«Più che economico», interviene Augusto, «il danno è morale, perché dispiace vedere i propri animali ridotti così». Per rafforzare il concetto, aggiunge particolari che gelano il sangue: di alcune pecore è rimasto solo lo scheletro, altre sono state colpite con un unico morso sul collo, lasciate agonizzanti tra l’erba su quello che sembrava un campo di battaglia. Dopo i rilievi, il sopralluogo della Polizia provinciale e dei veterinari dell’Ulss 9 ha confermato che si è trattata di un’incursione di lupi. Difficile stabilire quanti esemplari abbiano partecipato alla predazione: dal consumo di carne e dal numero delle vittime, non si esclude che ad agire fossero più di uno. Per la famiglia Perlati l’allevamento non costituisce l’attività di reddito principale, però hanno una grande passione per gli animali, che curano con amore e utilizzano per tenere puliti i pascoli nei dintorni della proprietà. L’appezzamento è circondato da una rete elettrosaldata: non ha scongiurato l’ingresso dei selvatici né ha permesso alle bestiole di trovare una via di fuga.

«Gli animali sono tuttora spaventati», riferiscono. «Eravamo andati la sera prima a vedere e siamo tornati il mattino, dopo una notte di vento e pioggia». «Chissà quali sofferenze sono stati costretti a subire. Noi abbiamo regolari controlli per verificare se siamo attenti al benessere animale. Perché ai lupi è permesso di far soffrire così queste povere bestiole?», insiste Augusto. Che conclude desolato: «Ti prendi cura degli animali, poi vai al pascolo e non ci sono più. Non so se continuare. Non mi fido più».

Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, che vive in zona e da anni si batte contro la presenza dei grandi predatori in Lessinia, attacca: «Da denunciare è chi non decide rispetto a una situazione ormai fuori controllo. I lupi sono troppi e così gli esemplari ibridi, altrettanto pericolosi». Il riferimento è preciso: «Il disegno di legge che dieci giorni fa ho fatto depositare a Roma, alla Camera dei deputati, attraverso il deputato leghista Gianangelo Bof».

Il documento ricalca la proposta di Valdegamberi: applicare in Italia il modello tedesco, con una deroga alla cattura e all’uccisione dei lupi, per garantire la sicurezza dei cittadini e salvaguardare l’allevamento, specialmente in montagna. «Vogliamo aspettare che succeda qualcosa di grave?», rincara la dose l’esponente della Regione. E conclude: «Che non si dica, dopo, che non si sapeva del pericolo».

 

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Marta Bicego

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