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L'esperto

Primavera in anticipo su colline e montagne tra primule e viole

«In questi giorni lo zero termico è a 3.000 metri, a cui si somma l’effetto dell’inversione termica», spiega il naturalista Silvio Scandolara, «la Natura è ingannata, tanto che alcuni fiori sono già sbocciati.»
Il classico Bucaneve
Il classico Bucaneve
Anticipo di primavera in montagna (Scandolara)

È primavera o non è primavera? A discapito del calendario, qualche dubbio viene guardando cosa accade in natura. Un trionfo di primule, viole, campanellini, ellebori che fioriscono tra collina e montagna, mentre la città è avvolta dalla nebbia e dal ghiaccio. 

I giorni dal 29 al 31 gennaio sono chiamati «della merla», i più freddi dell’anno; il 2 febbraio è noto come «Candelora», a cui si collega il detto «dell’inverno semo fora». In realtà, da qualche anno i meteorologi dicono che le temperature medie stagionali si sono alzate di 1,5° a livello planetario e che le ondate di caldo, estive e tardo-autunnali e negli ultimi anni anche in pieno inverno, stanno forzando a cambiare abitudini. 

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«Quest’anno gli effetti del riscaldamento sono particolarmente evidenti. In questi giorni lo zero termico è a 3.000 metri, a cui si somma l’effetto dell’inversione termica», spiega il naturalista Silvio Scandolara. Di conseguenza, osserva, «la Natura è ingannata, tanto che alcuni fiori sono già sbocciati. In futuro, dovremo cambiare le nostre tradizioni e chiamarli i “fiori della merla?” o i “fiori della candelora?”».

Oltre 30 le specie avvistate

Sono oltre 30 le specie avvistate dall’esperto in queste giornate di primavera anticipata. Innanzitutto si sofferma sulle Primule («Primula vulgaris») che all’ombra delle siepi riparate dall’aria proveniente da Nord sono sbocciate su alcune dorsali delle valli orientali della provincia. Poi su alcuni esemplari di viola mammola («Viola odorata») e viola bianca («Viola alba»): amano il sole, in particolare la seconda, e sono state osservate da Scandolara in Val di Mezzane e in Val d’Illasi. Sulla dorsale, nel bosco oltre il Castello di Montorio, spuntano invece le vinche («Vinca minor»).

Piccoli gioielli sono i campanellini di primavera («Leucojum vernum»): delicati ma resistenti alle gelate, non amano la solitudine e spuntano in gruppi anche di decine di piante. Il fiore che dovrebbe segnalarci la fine della brutta stagione, continua, è il bucaneve («Galanthus nivalis», da «gala anthos», fiore bianco): preferisce i terreni fradici di umidità, come avviene in montagna, quando il sole primaverile scioglie la neve e rende gli avvallamenti ristagnanti, e infatti è lì che prospera.

Attenzione ai velenosi ellebori!

Gli ellebori sono i veri protagonisti di questo periodo: da guardare e non toccare, perché velenosi. Fioriscono a fine inverno, tra febbraio e marzo, e sono presenti un po' ovunque nella fascia collinare. Addirittura, segnala, l’Elleboro puzzolente («Helleborus foetidus») è fiorito a Natale sul monte Garzon, in Val d’Illasi: «Ha un fiore poco appariscente e il nome è ingiusto nei suoi confronti. Di cattivo odore se ne sente veramente poco». Tra i più intriganti è l’Elleboro verde («Helleborus viridis»): poco variopinto per non attirare gli insetti, ha numerosi pistilli gialli che lo fanno spiccare nel sottobosco e nei prati aperti della Lessinia, in aprile. L’Elleboro nero («Helleborus niger») deriva il nome dal colore delle radici nerastre; il naturalista ne ha fotografato uno, raro, a sei petali. 

La calendula («Calendula arvensis») fiorisce a fine inverno ed è la sorella minore della «Calendula officinalis», vista in diverse località delle valli dell’Est veronese. «Anch’essa ha principi attivi officinali ma in quantità più bassa. Rimane pur sempre un fiore dallo spiccato colore giallo piuttosto accattivante. Un vero segnalatore dell’inizio della stagione primaverile», fa notare. L’esperto conclude la carrellata con la pratolina («Bellis perennis») che colora moltissimi prati. Staccando uno a uno gli innumerevoli petali che compongono la sua infiorescenza, anziché dire «M’ama, non m’ama», si potrebbe usare per esorcizzare la bella stagione: «È primavera, non è primavera».

 

Marta Bicego

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