<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il personaggio

Regalin, l'eremita del Carega che fa settemila chilometri all'anno: «Esco alle due, alle sette sono al lavoro»

La pagina Facebook di Mauro Regalin è seguita da diecimila persone. Una volta salvò un donna sull'orlo di un dirupo
Mauro Regalin
Mauro Regalin
Mauro Regalin
Mauro Regalin

Mauro Regalin, il buon samaritano delle montagne, ha quasi diecimila fan nella propria pagina Facebook «Gli amici del Carega». Prima di intraprendere un’escursione a Giazza, dopo il Covid, salvò un’anziana che, in stato confusionale, al volante di un’utilitaria penzolava sopra un dirupo.

«Notai il veicolo tra gli alberi. Mi avvicinai. Le ruote anteriori erano nel vuoto. La donna, nell’abitacolo, farfugliava. La convinsi a mettersi al sicuro», racconta il 58enne che abita a Lavagno.

«Un paio di automobilisti, che nel frattempo si erano fermati, trainarono l’auto sulla strada. Poi, accompagnai la donna a casa, in un paese vicino. Quanto tornai dalla passeggiata, seppi che stava meglio».

Regalin è magazziniere in una grande azienda di Colognola ai Colli. Il sabato, s’inerpica solitario tra le cime. Eccezionalmente, in compagnia dell’amico Simone Casarotto, ripresosi da un incidente stradale. La domenica, sempre con la moglie, Stefania Montolli, e ai due cani.

Il sabato, la distanza è indefinita; la domenica, è calcolata. In media, il pellegrino del Carega percorre a piedi settemila chilometri l’anno, consumando cinque paia di scarpe. Se incrocia anche solo una persona sui sentieri, dice di essersi imbattuto in una folla. «I monti spingono al raccoglimento, non al dialogo», assicura l’uomo che, ne è consapevole, assomiglia a un eremita con quella barba pronunciata. 

 

I cammini di Regalin

In un angolo del giardino ha piantato dei paletti segnavia montani e appeso le bandierine di preghiera himalayane. «L’anno prossimo andrò in pensione. Affronterò il Cammino dei Cappuccini», anticipa Regalin. Mediterà per 400 chilometri di saliscendi nell’entroterra delle Marche. Sarà uno dei tanti forestieri accolti dai fratelli e sorelle che s’ispirano agli insegnamenti di San Francesco d’Assisi.

«Ho visto l’aquila e il lupo. Mai l’orso», spiega il viandante di Lavagno che, ogni tanto, sconfina sul Pasubio e sull’altopiano di Asiago; sul Grappa. Le altre mete saranno: la Via Francigena; il Cammino di Santiago; la via degli Dei, sugli Appennini.

Stefania, ferie permettendo, affiancherà Mauro. Ogni volta, il 58enne raggiunge una vetta diversa. Porta con sé smartphone e macchina fotografica. Sui social pubblica la partenza, la panoramica sul picco, l’arrivo. Nei giorni successivi, include le immagini e il filmato. La moglie supervisiona il materiale. L’attesa da un week-end all’altro, per i follower, è frenetica. Almeno quanto la sveglia quotidiana di Regalin.

Leggi anche
Il mondo all'alba visto dal Carega. Una magia unica

«Tre volte la settimana, tra le due e le tre del mattino, esco e corro per una decina di chilometri. I carabinieri mi conoscono. Rientro, mi lavo, riposo un po’ e faccio colazione. Alle sette sono al lavoro», scandisce. «D’altronde, la velocità è nel Dna di famiglia. Mio padre allevava cavalli da trotto nel Rodigino e spesso vinceva». Non bastasse, Regalin possiede un levriero. Che dice, Stefania? «Zaino in spalla, d’accordo. Io reggo almeno 30 chilometri».


Su Tik Tok

Dodici anni dopo Facebook, il pellegrino del Carega da sei mesi è su TikTok. «Ragazzi: togliete i sandali, indossate gli scarponi, raccogliete l’equipaggiamento, controllate le previsioni del tempo, riferite a qualcuno l’itinerario che farete e partite. Mi raccomando, prudenza. Dosate le forze. Dovete arrivare, a casa!», puntualizza Regalin, «vale anche per gli adulti».

La montagna, frequentatissima, soprattutto dopo il Covid, rinvigorisce il corpo e l’animo. «Una madre di Padova, tramite i social, mi riferì che suo figlio, in grossa difficoltà nella vita, si era risollevato grazie ai miei racconti sulle fatiche che affrontavo sui monti», conclude, «di recente, ci siamo tutti e tre abbracciati. Fisicamente». 

 

Stefano Caniato

Suggerimenti