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Effetto estate

Folla sui sentieri, boom di soccorsi in montagna: «Troppi guidati dal “sentito dire“»

Sono già 34 gli interventi dall’inizio dell’anno con un’impennata negli ultimi giorni
Operatori del Soccorso alpino durante un’operazione di salvataggio con eliambulanza del Suem 118 Verona Emergenza
Operatori del Soccorso alpino durante un’operazione di salvataggio con eliambulanza del Suem 118 Verona Emergenza
Operatori del Soccorso alpino durante un’operazione di salvataggio con eliambulanza del Suem 118 Verona Emergenza
Operatori del Soccorso alpino durante un’operazione di salvataggio con eliambulanza del Suem 118 Verona Emergenza

L’effetto estate si vede. Escursionisti, più o meno «per caso», in piena attività, sui sentieri e ai tavoli dei rifugi. Come un termometro il lievitare nel numero degli interventi del Corpo nazionale di Soccorso Alpino del Cai segna l’avvio della stagione a tutti gli effetti più «calda»: sono 34 le missioni già portate a termine dalla stazione veronese.

Recentissima la morte di una turista tedesca sul Baldo, per una scivolata fatale sul sentiero 658 verso il Coal Santo.

Fino a metà giugno la speranza di un flessione rispetto ad un 2022 frenetico (95 emergenze risolte) lasciava sperare responsabili della squadra e volontari. Luglio sembra però già spegnere gli entusiasmi: con il segnale chiaro degli ultimi giorni, una raffica di chiamate. Alcune, come il recente recupero nel Vajo dell’Orsa, ad altissimo tasso tecnico e relativo rischio.

Le cause principali degli incidenti

«La preoccupazione deriva soprattutto da quel 27 per cento di interventi causati da “incapacità“ o esaurimento delle forze. E all’ulteriore 17 legato a persone che, semplicemente, perdono l’orientamento e chiedono aiuto», spiega Lorenzo Manfreda, vicecapo della stazione Cnsas-Cai scaligera. Cadute e scivolate riempiono, come da sempre, buona parte del resto della statistica.

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Escursionisti occasionali

«C’è un errore di fondo nell’approccio massivo alla montagna: troppo casuale, senza preparazione, legato ai social», ammette il soccorritore di lungo corso. Stessa lunghezza d’onda, e medesimo sconforto, nelle parole di Roberto Morandi, ex capo della stazione ed ora vice delegato regionale per l’undicesima Zona Prealpi.

«Ci si fa conquistare dal “sentito dire“, dal commento “una gita fantastica“. Dimenticando come l’informazione che riduce il rischio arrivi dai bollettini meteo, dal gestore del rifugio, dalle guide alpine», ribadisce. «Abbigliamento e calzature sono spesso inadeguati all’ambiente. Lo ripetiamo da sempre ma sui sentieri la realtà è diversa », osserva. «Muoversi senz’acqua con oltre 30 gradi e finire sfiniti o non considerare il rischio di temporali», aggiunge, «significa giocare con la sorte».

Troppo severo? Vagando tra video e «post» si trova descritta come «facile, bellissima» anche la traversata dei Lyskamm, nel massiccio del Monte Rosa: percorso di cresta, di norma impegnativo. «Finché va bene....». Morandi allarga le braccia.

Sinergia

La nuova base del Cnsas-Cai scaligero, in lungadige Attiraglio, è la consacrazione di un matrimonio già solido con il «Suem 118» ed il suo servizio di eliambulanza, del cui equipaggio è parte stabile un tecnico specializzato del Cnsas. «Essere lì è un grande vantaggio, la carta in più in una collaborazione sperimentata», conferma Manfreda. Che si traduce anche nella presenza, nei fine settimana e festivi in estate e inverno, di un operatore del Soccorso alpino nella centrale dell’emergenza.

Figura che, in caso di intervento in ambiente montano, può mantenere i contatti con la squadra sul terreno, spesso impegnata per ore, mettendo a frutto la conoscenza di luoghi e condizioni. «Aiuto prezioso, nel quadro di un rapporto codificato e molto stretto», ribadisce Adriano Valerio, direttore del «118».

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Applicazione

Se la realtà non è incoraggiante, i soccorritori alpini veronesi sperano, perlomeno, nella novità delle ultime ore. La «app» GeoResq, prodotta da Cai (finora gratis per i soli soci), grazie ai fondi del ministero per il Turismo diviene infatti gratuita.

«Semplice ed intuitiva, attiva anche dove la copertura cellulare è debole o assente», confermano gli operatori. Consente un’individuazione rapida e mirata, velocizzando l’intervento. «Alla base restano, comunque, preparazione e prudenza», invoca Morandi. Qualità per cui ancora non esiste una «app».

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Paolo Mozzo

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