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Il ritratto

Valdegamberi il russo, una vita sempre in missione. «Quella volta che gli americani mi parlarono in cimbro...»

Il ritratto
Stefano Valdegamberi a Badia intervistato dalla tv russa
Stefano Valdegamberi a Badia intervistato dalla tv russa
Stefano Valdegamberi a Badia intervistato dalla tv russa
Stefano Valdegamberi a Badia intervistato dalla tv russa

Il sospetto di aver combinato qualcosa di grosso a Stefano Valdegamberi è venuto quando una troupe del telegiornale del primo canale russo è sbarcata nel suo paese, Badia Calavena. Era il 2016, dopo tre anni sul cellulare gira ancora il servizio andato in onda in prima serata. Lui intervistato in piazza davanti alla chiesa, poi sullo sfondo del Canal Grande a Venezia, dove il politico veronese presta servizio come consigliere regionale della Lista Zaia. Valdegamberi, 49 anni, in politica fin da ragazzo, Ccd e poi Udc, sindaco a 27 anni, paladino della famiglia “tradizionale“, in Russia è diventato un personaggio. «Mi cercano come opinionista, giornali e agenzie mi chiedono di dare una mia lettura di quello che succede in Italia. Si può dire che buona parte di quello che i Russi pensano dell’Italia passa attraverso la mia opinione».

 

VALDEGAMBERI non ha l’aria del politico che bluffa. Anzi, è uno che da buon provinciale di montagna, di terre cimbre e quindi di quadratura germanica, tira dritto con parole e ragionamenti con buona pace di diplomazia, bizantinismi o reticenze. Ed è proprio la sua schiettezza che lo ha proiettato nell’orbita russa, all’inizio quasi per caso, trasformandolo nel beniamino di Mosca in una causa insidiosa: la Crimea. Tutto il mondo occidentale sta contro la Russia per la Crimea, tutti tranne uno: Valdegamberi.

 

LA QUESTIONE è così grave rispetto al nome e al ruolo del personaggio che - dice lui - i media italiani non hanno capito. Ignorato, o scansato come uno di quelli che la sparano grossa. Spiega: «Io mi batto perchè vengano revocate le sanzioni decise contro la Russia a causa della presunta occupazione della Crimea. Che non è un’occupazione: il Parlamento regionale della Crimea ha deciso in autonomia di indire un referendum e il 95% per cento degli elettori ha votato per lasciare l’Ucraina e far parte della Federazione russa. Una volontà reale, assurdo negarla. Del resto in Crimea la stragrande maggioranza sono russi, parlano russo, facevano parte dell’Ucraina solo per una decisione di Kruscev del 1954 ma con Kiev non c’entrano niente». Valdegamberi, secondo la geopolitica vigente, parla da eretico: le sanzioni sono condivise dall’Unione Europea che non riconosce la Crimea russa. Ma questo non sembra essere un ostacolo alla sua crociata, che declina anche in versione economico-commerciale. «Le sanzioni non solo si basano su fake news e rappresentano un’ingiustizia internazionale, ma sono anche un boomerang per noi e le nostre aziende. Tutto bloccato: non si può investire, non si può movimentare denaro, ci sono aziende veronesi dell’ortofrutta che fatturavano milioni solo per gli scambi con la Russia e rischiano di chiudere, a Zevio le mele Granny Smith viaggiavano quasi tutte per Mosca e ora non sanno dove metterle. Questo a me interessa, soprattutto».

 

E QUESTO ha detto Valdegamberi la prima volta che è andato in una Crimea già russa, nel 2014, su invito di amici politici austriaci. «C’era un forum a Yalta, io mi ero preparato un discorso su questi temi e l’ho fatto. Criticando le politiche della Ue sulle sanzioni, dicendo che erano un danno per le imprese». Apriti cielo. Scoppia il caso: un italiano contro sanzioni! La sera stessa Valdegamberi, prima volta che metteva piede in Russia, era protagonista nei telegiornali. La svolta. Da allora la sua missione politica è segnata, in Crimea e Russia va e viene come un pendolare. «Mi danno medaglie, riconoscimenti, sono più conosciuto là che in Veneto. È un posto bellissimo, sembra il Mediterraneo del Sud Italia, coste meravigliose, campagne, vigneti - ne possiede anche Gerard Depardieu. E negli ultimi anni Putin ha messo una marea di soldi: l’aeroporto a Simferopoli, il ponte più lungo d’Europa sullo stretto di Kerch. Eppure la Crimea è tagliata fuori per colpa delle sanzioni, non ci sono voli diretti, non arrivano navi, non c’è turismo».

 

NEL SUO ATTIVISMO filorusso Valdegamberi s’è esposto parecchio, quasi in solitudine. In Italia se ne sono accorti in pochi, ma anche per i modi tutt’altro che felpati non è passato inosservato nella cancellerie che contano. Risultato: mentre lui è accolto a Mosca con tutti gli onori a fianco di ministri e autorità, invitato - notizia di pochi giorni fa - fra 300 relatori di tutto il mondo a un forum presieduto da Putin e Lavrov, nello stesso tempo è al numero uno della black list dei nemici dell’Ucraina, il suo nome è stato accostato a trame di spionaggio, ha vissuto con angoscia la sorte di un suo collega polacco. Racconta: «Matteo Pilkorski guida un partito filorusso a Varsavia ma è uno pacifico, non ha mai partecipato a iniziative violente. Il giorno stesso che in Regione Veneto veniva approvata - maggio 2016 - la mia risoluzione che chiedeva al governo italiano di porre fine alle sanzioni contro la Russia e di riconoscere come legittimo il voto sull’autodeterminazione della Crimea, la polizia entrava in casa di Matteo a Varsavia e lo arrestava con l’accusa di spionaggio. Il giorno dopo doveva essere da me a Verona con la sua compagna. Qui gli inviati dei tg russi venivano a dare la notizia che il Veneto era il primo caso in Occidente di voce contraria alle sanzioni, in Polonia il mio amico era in carcere. E c’è rimasto a lungo».

 

SPIE, ARRESTI, sospetti. Attorno a Valdegamberi il clima si fa pesante. Protesta davanti alla sede Rai di Venezia per la sorte dell’amico polacco e non lo degnano di uno sguardo. Porta in Crimea una delegazione di politici italiani di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e la Farnesina lo richiama: «Che vai a fare?». Torna e in Regione trova una lettera: il responsabile politico dell’ambasciata americana a Roma, Paul Berger, chiede di vederlo alla Base Nato di Vicenza. Impallidisce: siamo alla resa dei conti. «Ho accettato l’incontro ma in campo neutro, a palazzo Palladio. C’era lui, massiccio come un Rambo, con altri esponenti dell’ambasciata. Ho spiegato che sono di famiglia anticomunista, che non ho nulla contro gli Stati Uniti e che mi batto per il bene di tutti, mi interessa solo aprire rapporti commerciali ed evitare che si alzino nuovi muri. Sapevano tutto di me, per farmelo capire mi hanno detto una frase in cimbro. Forse credevano che fossi manipolato».

 

RASSICURATI gli Americani, presa consapevolezza che anche gli amici leghisti ora devono muoversi con più cautela ed evitare di sbracare su Putin se vogliono che Salvini prima o poi faccia il premier con il visto Usa, Valdegamberi ha ripreso i suoi contatti. Accompagna medici russi in Veneto, mette in relazione Università dei due Paesi. «Qualche giorno fa», racconta, «a Mosca sono stato avvicinato da grossi imprenditori legati al mondo dell’hockey che hanno investito suon di quattrini alle Olimpiadi di Sochi nel 2014. Sono interessati a farlo anche in Veneto nel 2026...»

 

Stefano Valdegamberi
Stefano Valdegamberi

Bonifacio Pignatti

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