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San Giovanni Lupatoto

Protesta contro il nuovo impianto di Ca' del Bue. Agsm Aim: «Ma non è un inceneritore»

L'amministrazione di uno dei comuni limitrofi si dice «pronta ad agire». Intanto Agsm spiega di cosa si occuperà il nuovo impianto
La serata di San Giovanni Lupatoto e l'impianto di Ca' del Bue
La serata di San Giovanni Lupatoto e l'impianto di Ca' del Bue
La serata di San Giovanni Lupatoto e l'impianto di Ca' del Bue
La serata di San Giovanni Lupatoto e l'impianto di Ca' del Bue

 Il Comune di San Giovanni Lupatoto è partito, lancia in resta, contro l’impianto di essiccazione e combustione di fanghi organici che Agsm Aim vuole realizzare a Ca’ del Bue e per il quale ha chiesto autorizzazione in Regione.

Il sindaco di San Giovanni Lupatoto contro Ca' del Blue

Nell’affollata assemblea pubblica su questo tema che si è svolta giovedì in baita degli alpini, il sindaco Attilio Gastaldello ha annunciato che la sua amministrazione è pronta ad agire, con o senza il sostegno dei Comuni vicini. «Ho inviato una lettera ai sindaci di San Martino Buon Albergo e Zevio in cui spiego che l’amministrazione lupatotina, su mandato dell’intero Consiglio comunale, ha deciso di incaricare un tecnico per la valutazione del progetto, invitandoli a partecipare a questa iniziativa, non tanto per dividere le spese, visto che abbiamo già accantonato i soldi, ma per fare fronte comune contro un’iniziativa scellerata», ha detto Gastaldello. Il sindaco ha precisato che la nomina del tecnico avverrà martedì. 

«Non c’è un minuto da perdere. Bisogna essere pronti a compiere tutte le azioni utili a fermare il progetto», ha rimarcato. Affermazioni importanti, quelle del sindaco davanti ad amministratori, ambientalisti e cittadini. Fra il pubblico, la sindaca di Zevio Paola Conti e il presidente del Consiglio comunale di San Martino Buon Albergo Vittorio Castagna, in rappresentanza di due amministrazioni che sinora hanno assunto posizioni più prudenti. Presente anche il presidente della quinta circoscrizione di Verona, Raimondo Dilara. 


L’appello a Tommasi

Verona, sul progetto dell’impianto sinora non ha assunto nessuna posizione ufficiale. Un fatto stigmatizzato dal presidente del Comitato No Ca’ del Bue, Paolo Pasqualini, che ha invocato una presa di posizione del sindaco Damiano Tommasi.

«Non è possibile che l’amministrazione di Verona, che è stata la prima in Italia ad adottare un piano per la transizione ecologica, non intervenga su un’iniziativa di una sua partecipata che può creare problemi alla salute e all’economia del territorio», ha detto, «le emissioni di questo impianto possono nuocere sia alle persone che all’ambiente, alle produzioni agricole di pregio e alle importanti aziende alimentari del territorio». 


Analisi del progetto 

Le criticità derivanti dal futuro impianto sono state al centro degli interventi. Dopo che il rappresentante del comitato Roberto Facci ha ripercorso la storia di Ca’ del Bue, l’ex-funzionario Arpav Pierluigi Mozzo ha proposto un’analisi dell’attuale proposta di Agsm-Aim. Secondo Mozzo, la proposta rientra in un progetto promosso dal consorzio delle aziende venete del servizio idrico integrato Viveracqua, di cui sono soci anche Acque Veronesi ed Azienda Gardesana Servizi, che comprende anche altre due realtà simili, più grandi, a Porto Marghera, Venezia, e a Loreo, Rovigo. Mozzo sulle emissioni ha detto che a suo avviso potrebbero interessare un ampio territorio. 
All’incontro hanno partecipato e sono intervenuti, ciascuno per le proprie competenze, anche l’oncologo Andrea Bonetti che ha spiegato gli effetti sulla salute dei Pfas mentre il pneumologo Claudio Micheletto ha parlato delle polveri sottili, causa di patologie respiratorie e cardiocircolatorie.

 

La replica di Agsm Aim

Il progetto, presentato in Regione da Agsm Aim lo scorso 20 ottobre, riguarda un «impianto di essiccamento e recupero energetico di fanghi organici». Il centro dovrebbe trattare la poltiglia che rimane al termine della depurazione dei liquidi delle fognature e della digestione anaerobica della parte umida dei rifiuti. Si tratta di un’apparecchiatura pensata per trattare sino a 100mila tonnellate all’anno di fango organico essiccato e stoccato in pellet, che può provenire anche da impianti terzi.
Il progetto è conseguente a quello del biodigestore nel quale potranno essere trattate, sempre a Ca’ del Bue, 40mila tonnellate all’anno di frazione organica di rifiuti, producendo tre milioni di metri cubi di biometano. Questa seconda struttura è già stata approvata, è in fase di collaudo e è previsto che entri a pieno regime in estate.

Per quanto riguarda il macchinario dedicato ai fanghi, Agsm Aim afferma, in una nota, che «non si tratta di un inceneritore». «Il processo di trattamento da noi proposto», spiega l’azienda, «prevede che al fango venga sottratta, tramite evaporazione, l’acqua che contiene per oltre il 75 per cento del peso. Questo processo può avvenire utilizzando fonti di energia fossili o rinnovabili. Nel nostro caso si è scelto di sfruttare l’energia contenuta nel fango stesso, quale fonte di calore rinnovabile per tale evaporazione».
«Non intendiamo riattivare l’inceneritore di rifiuti urbani di Ca’ del Bue, da anni fuori servizio e in fase di demolizione, ma utilizzare il calore recuperato dai fanghi anziché quello prodotto da un combustibile fossile», rimarca la multiutility. «Agsm Aim è un soggetto a capitale pubblico che da più di 100 anni fornisce servizi a livello locale e nazionale, prestando la massima attenzione al bene pubblico e, soprattutto, alla salute dei cittadini». «Il tema delle emissioni è ampiamente trattato in fase autorizzativa», continua l’azienda di Lungadige Galtarossa. 

Che poi, sul confronto coi Comuni di San Giovanni Lupatoto, Zevio e San Martino, precisa: «Riteniamo opportuno coinvolgere tutti i portatori di interesse nel processo di valutazione di qualunque iniziativa che abbia a che fare con le abitudini dei cittadini perché coscienti che il primo ostacolo alla diffusione di processi e comportamenti virtuosi sia proprio la paura nei confronti di ciò che non si conosce, sapendo che questo è il momento di prendere decisioni su temi importanti, come le energie rinnovabili, l’economia circolare, la sostenibilità e lo sviluppo». 

Luca Fiorin

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