<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Garda

Camilla, 15 anni e una vita stravolta da un'automobile pirata

Toccante lezione sulla sicurezza stradale agli studenti dell’istituto «Marie Curie»
L'incontro con i ragazzi e, a destra, la testimonianza della mamma di Camilla
L'incontro con i ragazzi e, a destra, la testimonianza della mamma di Camilla
L'incontro con i ragazzi e, a destra, la testimonianza della mamma di Camilla
L'incontro con i ragazzi e, a destra, la testimonianza della mamma di Camilla

Camilla che sprizza energia da tutti i pori. Camilla che viaggia e studia in Inghilterra, Camilla che ama nuotare ed essere indipendente. Camilla e la sua vita fino a 15 anni. Fino al 23 gennaio 2013, quando una mattina come tante a scuola finisce però in tragedia. All'uscita dalle lezioni al liceo Copernico in città, mentre con un'amica attraversa via Unità d'Italia sulle strisce pedonali, viene investita da un'automobile. Sbatte violentemente la testa. Il trauma cranico è gravissimo, il danno cerebrale pure. In un attimo la sua giovane esistenza cambia completamente. E per sempre. L'amica, appena un passo indietro da lei, si salva. L'automobilista non si ferma.

 

La storia di Camilla

Camilla Dal Sasso arriva al Policlinico di Borgo Roma, a Verona, in fin di vita. Trascorre 84 giorni in Terapia intensiva e altri 440 giorni in ospedale. Viene operata nove volte. Torna a casa, a San Martino Buon Albergo dopo due anni. E solo tre anni dopo l'incidente inizia a mangiare. Non parla, non cammina, è costretta su una sedia a rotelle e può muovere solo la mano destra. Ha bisogno di assistenza per tutto, 24 ore su 24. Ma il suo udito è spiccato.

Nel tempo impara a comunicare con il linguaggio dei segni, a scrivere con una tastiera facilitata, a dipingere. Non molla, Camilla. E capisce, ogni cosa. Anche che non potrà più tornare quella di prima, andare all'università come i suoi coetanei, girare il mondo. Ma sorride. E ha da poco spento 25 candeline. Attorniata dall'affetto dei genitori, del fratello e degli amici che le sono rimasti accanto.

 

La testimonianza della mamma

«È successo tutto in una frazione di secondo. Un attimo e la vita di Camilla, e di tutta la nostra famiglia, si è congelata», racconta la mamma, Susanna Madinelli, ai ragazzi delle scuola superiore Marie Curie di Garda. «Le cose brutte accadono, purtroppo. Un attimo di distrazione, un passo in più in avanti, un'auto che non ti vede o non si ferma in tempo. E niente è più come prima. Fate attenzione, abbiate cura di voi stessi e degli altri. E sappiate che l'unico sistema di sicurezza infallibile siete voi».

Nell'aula magna ha parlato con voce ferma, ma segnata da un'esperienza dolorosissima. «La nostra è una storia negativa, difficile, ma non c'è solo disperazione», continua. «Abbiamo iniziato un percorso per ritrovare un po' di positività in una situazione drammatica. Quest'anno Camilla è stata a Parigi: un viaggio complicato, ma bellissimo. Ha già visitato Venezia e Milano, ha conosciuto papa Francesco».

 

Studenti a lezione di sicurezza

La signora Madinelli è stata una dei tre testimonial voluti dal comandante della polizia locale di Garda, Ferdinando Pezzo, per la lezione sulla sicurezza stradale rivolta agli studenti delle classi quarte - prossimi alla patente di guida - e svoltasi martedì nell'istituto superiore gardesano. Insieme a lui il professor Alberto Bissa, che per il «Marie Curie» ha coordinato l'iniziativa, e l'assessore alla sicurezza del Comune di Garda Sacha Allevato. «Al volante della nostra vita ci siamo noi, sempre», afferma Pezzo. «I dispositivi di sicurezza ci sono, oggigiorno, ma non bastano. Ciascuno è chiamato a contribuire alla sicurezza per sé e gli altri, anche da pedone o ciclista».

Come? «Evitando distrazioni che possono essere fatali, non usando il cellulare alla guida, non sottovalutando la stanchezza, i colpi di sotto e l'effetto dell'alcol su riflessi e attenzione», spiega il comandante. Ha parlato per un'ora ai ragazzi di tutto questo, riportando dati e statistiche relativi agli incidenti stradali, li ha coinvolti con video e ricostruzioni. E li ha aiutati a comprendere che guidare una moto o un'auto in modo responsabile non serve tanto a risparmiarsi multe o guai con le forze dell'ordine quanto piuttosto a evitare conseguenze ben peggiori.

 

Le testimonianze

Dopo la mamma di Camilla è stato il turno di un papà, il maresciallo in congedo dei carabinieri Nicola Cipriani. Nel 2014, quando era al comando della stazione di Pescantina, è stato il primo ad intervenire in un incidente stradale in cui la vittima era sua figlia Eleonora, appena ventiseienne. «Non vi farò prediche, vi chiedo solo di ascoltare, imparare e riflettere», afferma Cipriani. «Siete giovani e avete tutta la vita davanti: non mettete fine ai vostri sogni e progetti per disattenzione o superficialità».

Si sente un miracolato, infine, il campione paralimpico Heros Marai, 43 anni. Ha perduto una gamba, ma è sopravvissuto ad un terribile incidente in moto avvenuto il 28 luglio 2002 mentre viaggiava sull'autostrada del Brennero. «Ho un debito con la vita», spiega. E, proprio per sdebitarsi, da anni incontra bambini e ragazzi a scuola per parlare di sicurezza stradale e di come lui, da amputato, sia rinato a nuova vita. Scoprendo l'atletica, partecipando a due Paralimpiadi, dedicandosi all'alpinismo e pure mettendo in sella alla moto le figlie.

«Non bisogna aver paura della strada, ma essere consapevoli di ciò che si fa, attenti e preparati», conclude Marai. «Non saremo mai immuni, i pericoli ci sono. Ma possiamo ridurre al minimo gli incidenti, se lo vogliamo».

Camilla Madinellii

Suggerimenti