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Ospitalità

Numero chiuso per i turisti sul Garda? Verona possibilista, ma la sponda bresciana è scettica

di Luciano Scarpetta
L'idea degli operatori veronesi viene giudicata eccessiva dagli addetti del lato occidentale del lago. "Il vero problema è la viabilità, non l'affollamento"
Turisti assiepati sulle sponde del lago di Garda
Turisti assiepati sulle sponde del lago di Garda
Turisti assiepati sulle sponde del lago di Garda
Turisti assiepati sulle sponde del lago di Garda

L’avvio da tutto esaurito della stagione turistica, che sul lago porta però anche code e disagi causati dall’assalto dei visitatori, ha subito messo a nudo le criticità della gestione dei flussi facendo tornare d’attualità le vacanze a «numero chiuso».

L'idea di Federalberghi Veneto

Sull’onda delle invasioni pasquali ad esempio, in Alto Adige la Provincia di Bolzano ha deciso di mettere un freno fissando un limite annuale, basato sui posti letto e sulle presenze del 2019, garantendo flussi sostenibili e tutela di ambiente e qualità di vita dei residenti. Ma l’idea del limite dei pernottamenti è stata rilanciata l’altro giorno anche sulla sponda veneta del lago da Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto e già sindaco di Bardolino: «La destinazione è come un contenitore – sostiene -. Se continua ad essere riempito, a un certo punto straborda, la località si squalifica e il turista finisce per andare verso altri lidi. Sul Garda tanti Comuni ragionano in autonomia, ma si potrebbe provare a definire lo sviluppo turistico in modo unitario».

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Scetticismo a occidente

Sulla sponda bresciana la riflessione è la stessa: «Condividiamo in pieno la disamina di De Beni – afferma il segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa -. Non sappiamo quale sia la ricetta giusta, però da tempo anche la presidente Mariastella Gelmini ha più volte dichiarato che il Garda deve porsi il senso del limite. Così non si può andare avanti, abbiamo proposto di organizzare a fine stagione un incontro, un momento di riflessione politico e scientifico su questo aspetto. Le invasioni stanno creando problemi seri. Ma il numero chiuso forse è un eccesso. Il problema è soprattutto quello della viabilità. La nostra proposta è di incentivare le vie d’acqua: il lago stesso sarà il luogo in cui i residenti e gli ospiti dovranno muoversi in futuro».

Più che l'affollamento, il nodo è la viabilità

Anche per Andrea Maggioni di Salò Promotion, la viabilità è il tema più critico: «Il Garda è passato da 5 milioni di turisti nel 1990 a 29 milioni nel 2022. Se la crescita delle presenze è stata esponenziale, non si può dire altrettanto delle infrastrutture. Il numero chiuso di turisti non è una soluzione, ma va adeguata la rete infrastrutturale sia su gomma sia su acqua e un salto in avanti della offerta turistico commerciale».

Condividere tra tutti quelli che si affacciano sul lago

Sul numero chiuso dei turisti è cauto anche il presidente del consorzio turistico Garda Lombardia Massimo Ghidelli: «Il tema dove essere eventualmente affrontato e condiviso dalle tre regioni e dai comuni perché le esigenze sono multiple: turisti, residenti, operatori economici e ambiente. Serve equilibrio tra le parti, il rischio è che la questione diventi elitaria».

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