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Garda, primo sì al numero chiuso. De Beni: «Ok al modello Alto Adige, perché di sovraturismo si muore»

Il presidente di Federalberghi Garda Veneto è una voce fuori dal coro: «La destinazione è come un contenitore, se continua ad essere riempito a un certo punto scoppia»
Turisti sul Garda
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Una voce fuori dal coro. Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto e già sindaco di Bardolino, è uno dei pochi a difendere l’iniziativa di Bolzano di mettere un tetto ai pernottamenti. E rilancia: «Di sovraturismo si muore. La destinazione è come un contenitore. Se continua ad essere riempito a un certo punto straborda, scoppia. In questo caso la località non è più accattivante, diventa una seconda o terza scelta e il turista finisce per andare verso altri lidi. Così si crea un’eccessiva offerta ricettiva e la conseguente svendita delle camere».

C’è un modello da prendere ad esempio per cambiare rotta?

Più di uno. Intanto diventa interessante monitorare ciò che succederà in Alto Adige con la scelta di mettere un numero chiuso ai pernottamenti. Quale occasione migliore per capire come si evolve il mercato turistico? L’esempio sono invece le Hawaii che hanno bloccato le entrate. Hanno visto che era un boomerang per il turista stesso e per chi ci vive; la destinazione è andata sotto stress. Mettendo un freno hanno iniziato a raccogliere i benefici.

Qual è la direzione che sta prendendo il lago di Garda?

Il Benaco inteso come le tre sponde ha oggi un grande appeal turistico-economico. E’ una destinazione di prima scelta. All’estero c’è grande interesse da parte dei tour operator e nei prossimi anni sicuramente avremmo un costante aumento di presenze.

A chi compete definire lo sviluppo turistico del Garda?

Un ruolo interessante per la parte veneta lo potrebbe avere la neonata fondazione “Destination Verona & Garda Foundation”, braccio operativo delle due Dmo Verona e Lago di Garda Veneto. Riunisce i Comuni e la Camera di Commercio di Verona. Se invece ragioniamo come sistema lago un ruolo interessante potrebbe assumerlo la Comunità del Garda che unisce le tre sponde e che su questi temi ha già negli anni dimostrato grande sensibilità. Un altro ente potrebbe essere il Garda unico che raggruppa i tre Consorzi veneto, lombardo e trentino. Gli strumenti ce li abbiamo, basta solo utilizzarli.

Sente la necessità di varare un masterplan per “disegnare” il Garda dei prossimi venti anni?

Sarebbe l’ideale. Il nostro territorio ha un’offerta turistica variegata e diventa interessante raccogliere le necessità e gli indirizzi dei vari attori e avere quindi gli strumenti e i dati sui quali prendere decisioni importanti.

Spesso i Comuni agiscono in autonomia. Non c’è il rischio che ognuno voglia di più solo per se stesso?

È esattamente ciò che sta accadendo. Le decisioni vengono prese a macchia di leopardo. C’è chi investe di più chi meno. Abbiamo esempi di piccoli Comuni che negli ultimi anni hanno avviato una massiccia operazione di ampliamenti e realizzazione di nuovi posti letto. Una piccola comunità non può avere una capacità ricettiva in piena estate superiore cinque volte gli stessi residenti. Quel paese, e non solo il turista, va sotto stress. Chi viene da noi vuole un ambiente di qualità.

Può succedere che il turista soffra di sovraffollamento?

Sì. Il rischio non è solo che i nostri ospiti non tornino ma che a casa facciano cattiva pubblicità. Secondo le statistiche un turista che si è trovato male in vacanza influenza negativamente altri sette ipotetici clienti. Non solo non torna lui.

Il lago si sta preparando al cambio generazionale del turista?

No, o meglio in maniera molto lenta. I giovani scelgono e privilegiano destinazioni a sostenibilità ambientale. Purtroppo non c’è una pianificazione comune e si sta facendo veramente poco su questi temi. Nel nostro piccolo stiamo indirizzando i nostri soci (sono 400 le strutture alberghiere iscritte a Federalberghi Garda Veneto ndr) a eliminare l’uso della plastica, a seguire piccole regole per risparmiare a livello energetico, e a non sprecare l’acqua.

In conclusione che fare per evitare sovraffollamento di turisti?

Ci vuole un cambio di rotta: bloccare ogni nuova struttura sia alberghiera che ricettiva per evitare consumo di territorio e nuovi posti letto. Dobbiamo fermarci e gestire la ricettività che abbiamo.

Stefano Joppi

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